Oblivion: pronti per il regno degli inferi?
The Elder Scrolls IV: Oblivion, ovvero il più atteso gioco di ruolo dell'anno, è finalmente in dirittura d'arrivo. La saga di Elder Scrolls è in procinto di arricchirsi con quello che, probabilmente, sarà il suo miglior capitolo
di Rosario Grasso pubblicato il 06 Marzo 2006 nel canale VideogamesIntroduzione
Era il 1994 quando un'allora sconosciuta software house di nome Bethesda Softworks mise sul mercato un ambiziosissimo gioco di ruolo chiamato The Elder Scrolls: Arena. Come il titolo suggerisce, l'ambientazione ricalcava l'antico Impero Romano e i protagonisti i gladiatori dell'epoca. In copertina campeggiava una pulzella molto ben dotata e lo stile era decisamente aggressivo. Il mondo in cui si svolgevano le vicende era un certo Tamriel, un nome che resterà per sempre impresso negli annali della storia del videogioco. Arena doveva essere inizialmente un gioco d'azione, ma via via che i lavori andavano avanti furono introdotti dei primi, timidi, elementi da gioco di ruolo.
I lavori su Daggerfall iniziarono subito dopo l'entrata in commercializzazione di Arena. Era indispensabile realizzarne un seguito, visto il successo che il predecessore aveva riscosso. Per prima cosa si decise di focalizzare l'attenzione solo su determinate parti di Tamriel, mentre il primo episodio prendeva in considerazione l'intero mondo. Inizialmente il nome del gioco era Mournhold e doveva essere ambientato su Morrowind. In realtà, la versione definitiva è contestualizzata nelle province di High Rock e Hammerfell. Gli elementi da gioco di ruolo sono enormemente più evidenti rispetto al predecessore, in quanto adesso tutto si basa sul sistema di classificazione delle abilità. Daggerfall, uscito nel 1996, è considerato come uno dei giochi di ruolo più rappresentativi di tutta la storia dei videogiochi.
Con il rilascio di Daggerfall si creò una nutrita schiera di appassionati della serie. Questo portò Bethesda alla realizzazione di ben tre episodi inerenti The Elder Scrolls. Il primo tra questi fu l'espansione ufficiale di Daggerfall, ovvero Battlespire. L'introduzione di nuovi dungeon, di personaggi e di storie inedite erano le aggiunte più significative di Battlespire rispetto a Daggerfall. Curiosamente, si tratta dell'unico episodio della saga ad avere un, seppur minimo, supporto multiplayer: era, infatti, possibile giocare in deathmatch. Il 1998 fu invece l'anno di Redguard, probabilmente il capitolo della saga meno conosciuto. Non fosse altro perché Bethesda si avventurò in un settore non suo, realizzando quello che resterà l'unico episodio della saga che manifesta elementi molto distanti dalle classiche logiche da gioco di ruolo. Redguard era, infatti, una sorta di action/adventure in terza persona sullo stile di Prince of Persia e Tomb Raider.
Il terzo progetto è ovviamente The Elder Scrolls III: Morrowind, un nome che comporta inevitabilmente un sussulto in tutti gli appassionati della saga dei giochi di ruolo e dei videogiochi in senso lato. Uscito nel 2002, Morrowind stabiliva nuovi canoni all'interno del genere al quale appartiene, introducendo grandi migliorie anche inerentemente l'aspetto prettamente visivo e quello relativo al gameplay. Innanzitutto, l'approccio al gioco fu notevolmente snellito rispetto a quanto si era visto in Daggerfall, in modo da rendere l'interfaccia più gradevole da utilizzare e alla portata anche di chi non è cresciuto a forza di pane e RPG. Morrowind fu anche il primo episodio della serie a sconfinare dal catalogo PC per approdare in quello console (Xbox). Furono realizzate anche due espansioni: Tribunal e Bloodmoon.
Finora non ho fatto riferimento all'elemento che ha sostanzialmente sancito l'enorme successo della saga. Proprio perché non mi sembrava opportuno citarlo per uno degli episodi in particolare, in quanto su di esso è prestata sempre enorme attenzione. Ovviamente ci riferiamo al concetto di assoluta libertà di cui il giocatore dispone all'interno di Tamriel in ogni singolo episodio di Elder Scrolls. Pensate che Arena e Daggerfall riuscivano, sistema estremamente innovativo per i tempi, a generare automaticamente le mappe. Questa tecnica fu abbandonata in Morrowind (il quale aveva comunque un mondo enormemente più vasto rispetto ai predecessori in quanto a varietà di ambientazioni), per essere in parte ripresa in Oblivion. Come vedremo, infatti, la generazione di alcune sezioni usufruirà di una tecnica similare a quella che abbiamo descritto.
Insomma, con un passato del genere, un prodotto come Oblivion non poteva che
suscitare grandi attenzioni da parte di tutto il settore videoludico, anche
quello non strettamente legato ai giochi di ruolo. La grande libertà d'azione
promessa e un nuovo sistema di intelligenza artificiale dovrebbero essere gli
elementi fondamentali per dare alla serie un nuovo capolavoro. Se a questo
aggiungiamo un motore grafico di recentissima generazione, vari affinamenti al
sistema di controllo e un'enorme quantità di nuove caratteristiche, ci renderemo
facilmente conto del perché la comunità videoludica attende con grande ansia il
nuovo episodio della serie The Elder Scrolls.