Da Gears of War a...Gears: la lenta rivoluzione è cominciata

Da Gears of War a...Gears: la lenta rivoluzione è cominciata

Gears 5 è uno dei giochi di maggior successo di questo 2019, grazie all'ottima implementazione di Unreal Engine 4, all'avvincente campagna e al solido comparto multiplayer. Il nostro Stefano Carnevali lo analizza da un punto di vista molto particolare

di pubblicato il nel canale Videogames
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Siamo in un’epoca di cambiamenti: la società contemporanea è sempre più contraddistinta dalla rapidità delle modifiche che interessano ogni settore. Dalla politica, alla struttura famigliare, passando - ovviamente - per la tecnologia, ma anche per la fruizione dell’intrattenimento. E per lo sport, con la Serie A che cambia sempre campion… ah no, questo no. Mai.

Comunque, in un contesto del genere, naturalmente, anche i videogiochi sono stati coinvolti da un’accelerata nella direzione del rinnovamento. Sia per quanto riguarda l’industria, sia dal punto di vista dei singoli titoli.

Per Gears si è cominciato col nome, visto che ‘of War’ è definitivamente scomparso
Ed è così che anche la monolitica - nel bene e nel male - saga di Gears of War, seguendo questa tendenza, è finalmente arrivata a una svolta nella propria onorata carriera. Come ovvio, specie quando si parla di ‘colossi’ come quello in questione, le le rivoluzioni non possono mai essere rapide o totali, ma, a piccoli passi, possono comunque portare a innovazioni di spessore.

Per Gears si è cominciato col nome, visto che ‘of War’ è definitivamente scomparso. Scelta tutt’altro che banale, vista la trasformazione ‘di senso’ che tutta la storyline ha vissuto dopo la chiusura del terzo capitolo e che, in questa quinta apparizione, può dirsi pressoché completata.

Dalla parte dei buoni...o no?

La saga di GoW, a livello narrativo, ha per lungo tempo concesso pochi spazi ai dubbi: da un lato c’erano gli Umani - forti, valorosi e camerateschi -, impegnati in una disperata lotta per la sopravvivenza contro un nemico mostruoso, emerso dalle viscere della terra e assolutamente incompatibile con la sopravvivenza della civiltà. L’urgenza della guerra contro le Locuste - dura e brutale - era riuscita a creare coesione tra le varie fazioni umane che, fino a poche settimane prima, si erano massacrate per il possesso del pianeta Sera e delle sue ricche fonti energetiche (l’Imulsion su tutte). Messe alle spalle le divisioni precedenti, gli uomini avevano fatto fronte comune e - al netto delle classiche incomprensioni lungo la scala di comando e della brutalità delle azioni di guerra - all’apparenza, la potenza dei CoG (Coaliton of Ordered Governments) era dalla parte della ragione.

Adesso conosciamo il punto di vista delle Locuste, comprendendo la motivazione dietro la loro ‘ostile emersione’ dal sottosuolo
Via via che le vicende della saga andavano proseguendo, però, i dubbi sono cominciati a riaffiorare. Si è cominciato a conoscere il punto di vista delle Locuste, comprendendo la motivazione dietro la loro ‘ostile emersione’ dal sottosuolo, e successivamente si è compreso come, dietro la corazza scintillante del Governo CoG, si celasse più di qualche ombra (sia nella caccia spietata all’Imulsion, sia nella gestione degli innumerevoli conflitti combattuti su Sera). Alla fine del ‘primo ciclo’ di GoW, si può anche dire che la situazione si fosse quasi ribaltata visto che, con la sconfitta delle Locuste, gli screzi interni al genere umano sono tornati prepotenti. E in questo frangente, la fazione governativa non ha fatto una bella figura, inasprendo rigore, controllo e spietatezza nelle repressioni, con il solo, prevedibile risultato di esasperare gli oppositori, serrandone in ranghi. La comparsa dello Sciame, poi, non aveva fatto che peggiorare le cose.

Gears 5, in questo senso, chiude un po’ il cerchio, sgombrando il campo da ogni possibile convinzione circa l’assoluta ragione dei CoG, la cui tanto sbandierata gloria risulta irrimediabilmente ridimensionata.

Fine del machismo a tutti i costi

Altro caposaldo della saga, per lungo tempo, è stato il testosterone. Cosa poteva esserci di meglio di omaccioni colossali e tutti d’un pezzo, abilissimi con le armi e pronti a seminare morte e distruzione tra le fila di un mostruoso nemico? Ecco, anche da questo punto di vista, le cose sono cambiate e non poco. Detto del ‘rinnovamento ideologico’ che rende molte delle battaglie di Gears meno ‘facili e scontate’, si deve anche dare atto di una virata importante anche dal punto di vista dei personaggi e dell’immedesimazione. Per quanto l’immaginario guerresco di Gears resti forte e potente anche in questo quinto capitolo della saga, si può tranquillamente affermare che il cambio generazionale sia stato completato. Al posto di Marcus e dei Gears della prima ora - i veri soldati granitici, icona della saga - adesso ci concentrerà per davvero su JD e, soprattutto, su Kait. Il testimone è stato passato definitivamente.

Se JD, dopo le velleità di ribellione all’ordine costituto, si è prontamente tornato ad inquadrare nelle fila dei CoG, Kait ha addirittura una lacerazione interiore maggiore. Oltre ad aver combattuto nella Resistenza, al termine di GoW 4, ha scoperto come la sua famiglia abbia un pesante e nebuloso legame con lo Sciame. Proprio questo mistero starà al centro della storia di Gears 5.

Storia che, per quanto non presenti clamorosi picchi di qualità o colpi di scena eccessivamente profondi, si lascia vivere come raramente successo nel corso della saga. È indubbio che, a livello narrativo, Gears stia guadagnando molto in profondità e in ‘collateralità’ (sono sempre più le ‘questioni aperte’, che, se sviscerate, porterebbero luce sull’universo di gioco). Di strada da fare ce n’è ancora parecchia, ma la direzione imboccata è corretta. Prova ne sia anche il ‘grande bivio’ che, a un certo punto della campagna, si presenterà sulla strada del giocatore, chiamato a compiere una scelta piuttosto estrema. Oltre all’alternativa nella narrazione, il finale aperto - e un tantino raffazzonato - ci lascia intendere come l’epopea di Kait non sia certo conclusa e fa presupporre un prossimo ritorno della guerriera nuovamente in veste di protagonista.

Nonostante la centralità di Kait, Marcus Fenix non è uscito di scena, anzi. Il ‘grande vecchio’ della saga è ben presente e gode di una delle caratterizzazioni migliori. Sue, tra l’altro, alcune delle sequenze narrative più incisive. Certo, resterà per lo più sullo sfondo. Ma questo non è un male.

Nuova linfa ludica

Gears 5 rimane ben ancorato alla dinamica di shooter in terza persona con coperture
Fortunatamente, anche a livello di giocabilità The Coalition ha cercato di imboccare la via della rivoluzione. Lenta - giacché Gears 5 rimane ben ancorato alla dinamica di shooter in terza persona con coperture -, ma inesorabile e diversificata. Anche se GoW vanta schiere di appassionati dotati di cieca fede, è innegabile che il quarto capitolo della saga abbia perso parecchio mordente. Gli innumerevoli corridoi da attraversare spappolando ogni nemico in movimento, per quanto rappresentanti un discreto livello di sfida, avevano denunciato il peso degli anni, rendendo l’ultima puntata della saga piuttosto monotona. Troppo poco l’aggiunta di qualche arma spettacolare o di qualche nemico particolarmente coriaceo: Gears of War 4 sapeva troppo di ‘già visto’.

Gears 5 cambia, senza esagerare. Inizia una rivoluzione che, forse, porterà la saga ad esplorare nuove possibilità ludiche, ma lo fa con delicatezza. Quasi nel timore di giocarsi il sostegno dei ‘fedelissimi’.

A livello di single player sono due le principali novità che danno a Gears 5 il proverbiale cambio di passo. L’elemento più rilevante sono certamente le sessioni ‘open world’: due atti in cui il giocatore potrà esplorare l’area d’azione sfruttando una slitta a propulsione eolica (lo skiff). In questi frangenti - in un ambiente ghiacciato e in uno desertico - avremo buona libertà di movimento ed esplorazione, potendo così scovare (e completare) delle missioni secondarie (comunque imperniate sul combattimento), che ci consentiranno di potenziare Jack, il vecchio drone caratteristico delle forze CoG che, in Gears 5, ha acquisito risalto notevole.

Proprio la presenza e il potenziamento del drone sono la seconda grande novità di Gears 5. Da un lato, infatti, la presenza di un Jack guidato da un giocatore umano, durante una campagna in cooperativa, sarà una gradevolissima variazione strategica all’azione: ottimo per i principiati, potrà utilizzare tutti i propri poteri con maggior consapevolezza. Dall’altro, invece, la ‘catena di sviluppo’ del drone avrà vaghi connotati RPG e ci chiederà - oltre al completamento delle missioni secondarie - di effettuare scelte di evoluzione coerenti con il nostro stile di gioco. Gli sviluppi nelle abilità offensive e di supporto, di cui Jack sarà via via dotato, risulteranno realmente utili, rendendo così la cura del nostro drone qualcosa a cui dedicare tempo.

Questo limitate concessioni al free roaming e al potenziamento delle capacità dei personaggi ricordano un po’ quanto avvenuto con il recente God of War anche se, nel caso di Gears, le quest secondarie sono da completare durante la run della campagna: niente back tracking, insomma.

Nel solco della continuità

Come detto, comunque, Gears 5 non stravolge la propria anima da shooter in terza persona, imperniato sulle coperture. Questo, nel bene o nel male è il marchio di fabbrica della serie e, per quanto alla lunga - specie in solitaria - abbia perso buona parte della sua attrattiva, questo stile di combattimento - anche per la relativa poca diffusione in prodotti concorrenti - ha sempre il suo perché. Combattere, in Gears 5, è sempre gratificante, visto che richiede buoni riflessi, ma anche una discreta capacità di pianificazione nello sfruttare gli scenari. Soprattutto decidendo di affrontare la campagna a livelli un po’ superiori a quello base.

Certo, alla lunga - e nonostante un level design più vario e articolato del solito - la monotonia può presentare il conto. Ecco allora i due atti ‘free roaming’ e la presenza di Jack, con le proprie variabili tattiche, che cercano di smuovere Gears dai propri binari. In questo senso, non si può dire che la missione sia riuscita in pieno, ma i segnali sono più che positivi.

Gears 5 è molto bello da vedere, quanto da sentire
Altre componenti stabilmente buone sono quelle tecniche. Gears 5 è molto bello da vedere, quanto da sentire. Ed è anche più che discretamente recitato. Forse non siamo più ai livelli di ‘dominio grafico’ conosciuti qualche anno fa, ma comunque girare per i livelli di Gears è sempre più che godibile. Il mondo decaduto che spesso saremo chiamati ad attraversare è rigoglioso come sempre e la scelta di tratteggiare spazi meno cupi e claustrofobici rispetto al passato, non può che essere salutata come azzeccata.

L’audio, come anticipato, è di buon livello: armi, versi, esplosioni e spappolamenti fanno assolutamente il proprio sonoro dovere. E in multi-player, la differenziazione dell’incedere di un Gear o di un membro dello Sciame potrà salvarvi letteralmente la vita.

Menzione d’onore anche per l’arsenale che, come al solito è efficace, carismatico e, soprattutto, bilanciato. Il grande merito della saga di GoW è sempre stata la grande cura nel rendere tutte le armi a disposizione con un loro ‘perché’. A partire naturalmente da quelle in dotazione sin dall’inizio (l’iconico Lancer su tutte) che, a differenza di molti altri giochi, risultano sempre performanti. Anche le nuove aggiunte, forse un po’ meno versatili rispetto a quanto visto nel passato, risultano perfettamente amalgamate nelle dinamiche di gioco.

Insieme è certamente meglio

Come accennato, la campagna di Gears 5, affrontata in cooperativa, acquisisce un’attrattiva certamente superiore all’avventura in singolo. Il co-op della campagna può essere giocato in locale od online ed anche in un interessante mix tra queste due possibilità. Si gioca in tre, per evitare situazioni eccessivamente caotiche. E le cose funzionano.

Ma, naturalmente, il fiore all’occhiello di GoW è il multiplayer online, cooperativo o competitivo che sia. Anche Gears 5 prosegue con questa tradizione di eccellenza e, coerentemente con quanto proposto nel single player, offre delle novità che - pur non stravolgendo - segnano passi avanti indubitabili.

La prima di queste è Fuga. Una modalità che ‘spiritualmente’ si pone agli antipodi della ‘mitica’ Orda. Si tratterà, infatti, di fuggire da un alveare, dopo aver innescato una bomba a gas che porterà alla saturazione tutti gli ambienti. Ci si troverà, così, a lottare contro i nemici e contro il tempo. Senza avere la possibilità di tornare sui propri passi. Questa impresa si caratterizza per la diffusa scarsità di risorse che, in combinazione con l’urgenza di muovere verso l’uscita, imporrà tanto un’efficace coordinazione tra i giocatori, quanto la necessità di alcuni ‘colpi di testa’ in grado di smuovere le situazioni più bloccate. Molto interessante la genesi periodica di nuove mappe - e di differenti situazioni di scontro - in cui fuggire: fattore che rende imprevedibile una nuova partita. Presto, poi, dovrebbe essere disponibile un editor che lascerà sbizzarrire la community.

Le altre modalità multiplayer oltre all’Orda - ancora una volta ci sarà chiesto di difendere la posizione contro gli assalti di unità meccanizzate, in luogo delle più aggressive e iconiche Locuste: sempre divertente -, consistono nel classico Deathmatch, in Corsa agli armamenti (in cui si ottengono nuovi strumenti d’uccisione inanellando kill), Dodgeball, Esecuzione del Guardiano (si deve uccidere il leader nemico, per bloccare il respawn della squadra avversaria), Re della Collina e Zona di Guerra (il deathmatch senza respawn).

La modalità versus più interessante, però, è la nuova e fiammante Arcade. Con Arcade, infatti, si spezza la dittatura dello Gnasher! Personalmente, più della brutalità e dell’aggressività proprie di troppe partite online a GoW, ho sempre apprezzato maggiormente le situazioni in cui si riusciva a pianificare l’azione, agendo come in una guerra di posizione, sfruttando coperture e aggiramenti, fuoco di soppressione e diversivi.

Con Arcade si spezza la dittatura dello Gnasher
Tutto questo, capitolo dopo capitolo, è stato sempre più messo in discussione dall’enorme efficacia del fucile a pompa che, adeguatamente padroneggiato, rendeva gli assalti frontali, culminati in una fucilata a bruciapelo (se ben assestata, one shot-one kill), devastanti. Certo la ‘legnosità’ dei movimenti tipica degli omaccioni di Gears e della visuale in terza persona era un elemento decisivo in questa ‘deriva’, ma la dittatura dello Gnasher stava diventando particolarmente oppressiva. Gears 5 effettua anche un bel passo avanti in questa direzione: gli scontri Arcade, infatti, mettono 5 Gears contro 5 membri dello Sciame (oltre alle - a mio avviso poco ispirate - incursioni di personaggi dalla saga di Halo e da quella di Terminator… persino Sarah Connor…). Ogni personaggio sarà dotato di due abilità passive e di un set di armi predefinito. Udite, udite: lo Gnasher non compare nel kit iniziale di nessun guerriero. Una volta sul campo, collezionando uccisioni, si potranno acquistare nuove armi - scelte a ‘carte scoperte’ o in modo randomico), investendo i ‘Teschi’ con cui saremo ricompensati per ogni kill. Qui lo Gnasher tornerà in gioco, ma con una frequenza sopportabile. Tra l’altro, ogni respawn ci vedrà ripartire con l’equipaggiamento originale. Al di là delle considerazione anti-Gnasher, colpisce l’impatto positivo delle abilità di ciascun personaggio che, oltre a poter essere utili sia al singolo, sia alla squadra, dovrebbero portare a una differenziazione degli stili di gioco che non potrà che contribuire a un accrescimento delle variabili di gioco. Per fare qualche esempio: ci sono personaggi più resistenti alle esplosioni, altri che segnalano la posizione del nemico che li ha feriti a tutti i compagni, altri ancora che, collezionando kill, attivano la protezione della corazza Stim e così via. Piacevole anche la rinfrescata che ha interessato il corpo a corpo: colpi di coltello e ucciioni da dietro le protezioni consentono un approccio di basso profilo più efficace e diffuso. E funzionano anche nella campagna.

Le mappe in cui ci si scontrerà sono ben studiate e differenziate. Si è un po’ persa - ma non è assolutamente un male - quella simmetria che aveva spesso caratterizzato le arene di GoW, mentre si è data una bella accelerata agli eventi situazionali che incideranno sulle partite (treni in corsa, ghiaccio da rompere per danneggiare gli avversari, tempeste di neve che diminuiranno la visuale, vento forte che devierà la traiettoria delle granate…). Un appunto che mi sento di fare è la troppo limitata possibilità di comunicare coi compagni di squadra durante gli scontri Versus. Di fatto - a meno che non si sia in cuffia con i nostri alleati - è ancora impossibile dare indicazioni su quello che sarebbe opportuno fare o su dove si stanno muovendo i nemici. In un gioco che ha delle potenzialità tattiche enormi - per essere uno shooter veloce e violento! - questo è sempre un peccato.

Conclusioni

Gears 5 conferma quanto di buono ha sempre caratterizzato la saga, ma è anche un punto senza ritorno - sia narrativo, sia ludico - verso il nuovo corso della serie. Il passaggio generazionale, per quanto riguarda le vicende della campagna, può considerarsi compiuto e l’intensità della narrazione ci ha evidentemente guadagnato.

I vecchi eroi di GoW restano sullo sfondo, sempre rilevanti, ma non più ingombranti: questo ha conferito maggior dinamismo a tutta la narrazione. Si sta sempre più delineando un immaginario profondo che, progressivamente, potrebbe essere esplorato per dare ancor più spessore alle vicende dei giochi di The Coalition.

Certo, non siamo ancora al cospetto di una storia sorprendente o davvero travolgente, ma l’evoluzione è evidente. Anche dal punto di vista della giocabilità si devono registrare piccoli ma decisi passi in avanti, che hanno centrato l’obiettivo di spezzare la monotonia che aveva inficiato gli ultimi episodi di GoW. Le sessioni di limitato open world, le missioni opzionali, la presenza di Jack con le possibilità di personalizzazione sono utilissimi diversivi, tutt’altro che marginali, che danno a Gears 5 una marcia in più.

In tutto questo, resta potente e preciso il modello di shooter marchio di fabbrica della saga, che torna in tutta la propria efficacia, graziato anche da un arsenale rinnovato - ma sempre ben bilanciato - e da una ventata d’aria fresca nel comparto del corpo a corpo. Le modalità online funzionano sempre molto bene e le due nuove aggiunte principali - Fuga e Arcade - sono un vero e proprio toccasana per l’azione in multiplayer. Insomma, senza scontentare i fedelissimi, The Coaliton ha imbastito una proposta in grado di attirare e di convincere anche nuovi giocatori o chi, negli ultimi anni, si era un po’ stancato di combattere su Sera.

PRO

  • Nel solco della continuità, per quanto c'è di buono
  • Cambio generazionale avvenuto: sia nella narrazione, sia (timidamente) nell'impianto ludico
  • Si comincia a combattere sul serio la monotonia
  • Grande offerta multiplayer, con innovazioni piccole ma pesanti
  • Comparto tecnico e recitativo di alto livello

CONTRO

  • Innovazioni ancora piuttosto circoscritte, per quanto azzeccate
  • Storyline ancora un po' troppo semplice, con un finale interlocutorio
  • Pochi strumenti per incentivare una co-op con 'sconosciuti' online
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5 Commenti
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igiolo27 Settembre 2019, 22:50 #1
A me questo rinnovamento su format incuriosisce parecchio.. Proveremo
Max_R28 Settembre 2019, 15:50 #2
Si sono rammolliti insomma
supertigrotto28 Settembre 2019, 21:36 #3

giocato e finito

Giocato e finito,mi è piaciuto tranne che per un particolare (occhio che faccio spoiler),ad un certo punto della storia la regina minaccia katie di scegliere chi uccidere,fra JD e Cole,cosa che mi ha fatto un po' incazzare,perchè JD è il figlio di Marcus,Cole è un simpaticone a modo suo,ho optato per JD anche se con grosso rammarico.
Voglio vedere come implementeranno questa scelta in gear of war 6.
TigerTank30 Settembre 2019, 10:10 #4
Originariamente inviato da: supertigrotto
Giocato e finito,mi è piaciuto tranne che per un particolare (occhio che faccio spoiler),ad un certo punto della storia la regina minaccia katie di scegliere chi uccidere,fra JD e Cole,cosa che mi ha fatto un po' incazzare,perchè JD è il figlio di Marcus,Cole è un simpaticone a modo suo,ho optato per JD anche se con grosso rammarico.
Voglio vedere come implementeranno questa scelta in gear of war 6.


Se fai spoiler usa il tasto spoiler.....
fukka7530 Settembre 2019, 16:39 #5
E tu che lo hai quotato invece?

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