Videogiochi, quale impatto sul cervello?

Videogiochi, quale impatto sul cervello?

Abbiamo coinvolto tre psicologi professionisti in un'indagine a proposito dell'impatto che i videogiochi hanno sul cervello dell'essere umano. Passando in rassegna gli studi che sono stati fatti fino a oggi, cerchiamo di capire i benefici, ma ovviamente andiamo alla ricerca anche dei fattori controproducenti, andando ad indagare il problema della dipendenza. C'è una differenza tra titoli emotivi e competitivi? È una delle domande che abbiamo posto a Giuseppe Riva, Docente di Psicologia della Comunicazione dell'Università Cattolica di Milano; a Luca Mazzucchelli, Vice Presidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia; e a Mauro Lucchetta, Psicologo Clinico dello Sport e delle Nuove Tecnologie.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Dipendenza da gioco: l'importanza del contesto

Il contesto individuale è un elemento cruciale nell'analisi del fenomeno della dipendenza da gioco, come sottolinea Luca Mazzucchelli nel suo blog. Il Vice-Presidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia, che abbiamo già “incontrato” in una precedente occasione, cita nuovamente Griffiths, che nel suo studio ha analizzato e confrontato due vignette cliniche raffiguranti due giovani uomini immersi in due contesti sensibilmente differenti. Il primo, 21 anni, single e inoccupato, considera positivamente il suo rapporto con il gioco online, perché ha aumentato la sua autostima. Il secondo invece, 38 anni, è un ragioniere sposato con due figli che ha sperimentato le conseguenze negative causate dalla dipendenza dal gioco online, vale a dire la rottura del matrimonio, la mancanza di tempo per attività di famiglia e la perdita del lavoro.

Quest'ultimo soggetto ha usato il gioco per fuggire dai problemi quotidiani, ma questo ha prodotto un risultato opposto rispetto a quello del primo soggetto, con l'insorgere di sentimenti di bassa autostima e ansia qualora non avesse possibilità di giocare. Questi esempi, dunque, dimostrano come lo stesso comportamento (gioco online eccessivo) possa avere conseguenze diametralmente opposte a seconda dei diversi contesti individuali.

"Oltre al contesto individuale, anche il contesto del gioco è importante nel determinare il rischio che il gioco eccessivo possa diventare una dipendenza", scrive Mazzucchelli. "Ad esempio, se il gioco rispecchia la realtà di appartenenza dell’individuo (come avviene ad esempio in World of Warcraft), nel senso che permette di raggiungere uno status, potere, fare parte di gruppi che generano un senso di appartenenza, stringere relazioni etc, e l’individuo riesce avere più successo all’interno del gioco piuttosto che nella realtà, può rischiare di “dissociarsi” dalla vita reale".

Mazzucchelli parla anche delle tecniche più moderne di Neuroimaging, che diventano sempre più importanti nell'ottica di migliorare l'affidabilità e la validità della diagnosi clinica. "Alcuni studi hanno dimostrato che i cambiamenti nell’attività e nell’anatomia cerebrale legati ai comportamenti di dipendenza riguardano regioni cerebrali coinvolte nella ricompensa, nella motivazione, nella memoria e nel controllo cognitivo. In particolare, è stato ipotizzato che la corteccia prefrontale e lo striato ventrale siano coinvolti nella decisione di avviare un comportamento di dipendenza. Successivamente, l’individuo si abitua al comportamento e sviluppa una compulsione, che è accompagnata da alterazioni dell’attività nello striato dorsale tramite stimolazione dopaminergica. Più continuativo è l’impegno nell’attività che genera dipendenza, più permanenti diventano i cambiamenti nelle vie dopaminergiche. L’attività nel cingolo anteriore, della corteccia orbitofrontale e del nucleo accumbens si modificano in modo tale che le ricompense naturali siano percepite come meno piacevoli rispetto al soddisfacimento, più intenso e immediato, ottenuto con il comportamento di dipendenza. Ne conseguono gli altri comportamenti tipici della dipendenza: la tolleranza, il craving (cioè il desiderio irrefrenabile dell’oggetto di dipendenza) e l’astinenza, quest’ultima connessa alla mancanza di dopamina nelle regioni del cervello mesocorticali".

"Una revisione sistematica di tutti gli studi che hanno analizzato la dipendenza da giochi online tramite metodiche di Neuroimaging ha rivelato che i meccanismi coinvolti sono simili a quelli che intervengono nelle altre dipendenze, come quella da sostanza e quelle comportamentali".

Inoltre i videogiochi possono portare altri tipi di effetti negativi, al di là del problema della dipendenza, come evidenzia ancora Mazzucchelli, stavolta qui. In questo caso si parla di problemi muscolari, obesità, crisi epilettiche, minori performance scolastiche, problemi attentivi e nelle funzioni esecutive, comportamento aggressivo.

Dall'articolo citato:

Risultati da studi sperimentali, correlazionali, longitudinali e meta analisi sostengono l’ipotesi che i videogiochi violenti possano:

  • aumentare pensieri, emozioni e comportamenti aggressivi, sia nell’immediato sia a lungo termine (e.g. Anderson & Dill, 2000; Anderson, Gentile, & Buckley, 2007; Anderson et al., 2010)
  • desensibilizzare i giocatori alla violenza (Bartholow, Bushman, & Sestir, 2005), diminuire l’empatia e il numero di comportamenti prosociali (Bushman & Anderson, 2009)
  • essere associati ad una maggiore attitudine alla violenza (Funk et al., 2004), maggiori tratti di ostilità (Anderson, Gentile, & Buckley, 2007) e più frequente coinvolgimento in combattimenti fisici (Gentile, Lynch, Linder, & Walsh, 2004)
 
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