Intervista a Stop Killing Games: distruggere videogiochi è come bruciare la musica di Mozart

Intervista a Stop Killing Games: distruggere videogiochi è come bruciare la musica di Mozart

Mentre Ubisoft vorrebbe chiedere agli utenti, all'occorrenza, di distruggere perfino le copie fisiche dei propri giochi, il movimento Stop Killing Games si sta battendo per preservare quella che l'Unione Europea ha già riconosciuto come una forma d'arte. Abbiamo avuto modo di parlare con Daniel Ondruska, portavoce dell'Iniziativa Europa volta a preservare la conservazione dei videogiochi

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Nell'industria dei videogiochi, uno degli argomenti più discussi di recente è indubbiamente la vendita di software. Da un lato ci sono i publisher che sembra si stiano allontanando sempre di più da un vero e proprio modello di vendita abbracciando servizi come lo streaming in cloud e gli abbonamenti che consentono di accedere a una libreria più vasta sin da subito e a un costo moderato.

Dall'altro, però, ci sono coloro che continuano ad adottare il tradizionale modello di business, ma aggiungendo clausole sempre più restrittive nei confronti degli utenti che ad oggi, soprattutto nel caso dei prodotti digitali, sostanzialmente non hanno alcun controllo sui loro acquisti.

Emblematico il caso di Ubisoft che, secondo indiscrezioni, starebbe valutando una clausola nel contratto di licenza (EULA) che la autorizza a richiedere la distruzione di ogni copia (fisica o digitale) del gioco posseduta dall'utente.

Non è da meno Nintendo che, per contrastare la pirateria e proteggere le proprie IP (Proprietà Intellettuali), ha ben pensato di riservarsi l'opportunità di bloccare completamente le console Switch 2 da remoto, rendendole nella sostanza dei fermacarte. Ma non solo, se l'azienda ritiene che il giocatore abbia violato termini e condizioni, può ritirargli qualsiasi contenuto, inclusi tutti i giochi regolarmente acquistati e pagati sul Nintendo eShop.

Si tratta innegabilmente di criticità nel sistema di compravendita software e, in particolare, le politiche di Nintendo sono al vaglio degli esperti in Europa poiché, l'arbitrarietà con cui agisce sui prodotti acquistati, potrebbe cozzare con le normative europee sulla tutela dei consumatori.

I videogiocatori devono pagare, ma non possono acquistare

Al di là di congetture ed eventuali verifiche legislative, emerge chiaro un aspetto: l'attuale mercato non solo non tutela i videogiocatori, ma non tutela neanche le opere frutto della creatività degli sviluppatori.

A tal proposito, è significativo il caso di The Crew, gioco completamente rimosso dal mercato – digitale o fisico che sia – con l'impossibilità di continuare a giocare per tutti coloro che ne avevano già acquistato una copia. In sintesi, The Crew non è più accessibile in alcun modo e chi ne possiede una copia fisica si ritrova con un vero e proprio soprammobile.

Si tratta, se vogliamo, di un paradosso. Basti pensare che titoli vecchi di decine di anni sono ancora pienamente accessibili e funzionanti, tanto sulle rispettive console, che eventualmente tramite emulazione e relative copie di backup.

Oggi invece, a distanza di tanto tempo e di un'evoluzione tecnologica costante, molti giochi finiscono per sparire nel giro di qualche anno. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che in molti casi si tratta di giochi orientati per lo più al multiplayer e non avrebbe senso continuare a supportarli. In realtà, nel caso di The Crew, sarebbe stato più che possibile e sensato offrire una modalità offline per giocatore singolo, tanto che la stessa Ubisoft ha garantito quest'opzione per i capitoli successivi della serie una volta che il supporto sarà interrotto.

Stop Killing Games non ci sta!

È proprio per questo che Stop Killing Games ha deciso di opporsi e combattere contro le sempre più frequenti pratiche anti-consumatore. Ho avuto modo di parlare con Daniel Ondruska, portavoce dell'ECI (European Citizens' Initiative), ovvero un comitato che si occupa di dare voce, all'interno del Parlamento europeo, alle richieste dei cittadini della Comunità.

Nell'ambito dell'ECI, infatti, è nato Stop Killing Games, un movimento che trova le sue origini in un'iniziativa avviata dallo youtuber Ross Scott e che poi si è diffusa in tutta Europa. Allo stato attuale ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme.

L'obiettivo del movimento, come suggerisce il nome, è impedire ai publisher di distruggere quello che di fatto sono opere d'arte, intese come il risultato dell'ingegno e della creatività umana. Ho quindi fatto due chiacchiere con Daniel per capire quali fossero gli obiettivi del movimento e quali le richieste portate dinanzi alla Commissione europea.

"Prima di tutto, come e quando nasce l'iniziativa Stop Killing Games?"

"Stop Killing Games è un movimento nato diversi anni fa, avviato dallo youtuber Ross Scott, e comprende diversi aspetti del diritto e della preservazione culturale. Sostanzialmente, l'iniziativa Europea 'Stop Destroying Video Games' è solo una parte di esso. Ci sono molte più questioni che andrebbero analizzate a livello locale come in Australia, Stati Uniti, Canada o Brasile. Ci sono davvero tanti aspetti diversi sotto esame e l'ECI è solo una parte di questi. Potremmo dire che siamo a conoscenza del problema da molto tempo e l'Iniziativa dei Cittadini Europei è semplicemente il culmine, un'azione concreta di un percorso che è e sarà più lungo".

"Perfetto. Quindi qual è il vostro obiettivo?"

"Beh, al momento è quello di frenare la distruzione dei videogiochi, impedire ai publisher di distruggere le opere nella misura in cui questo le rende definitivamente ingiocabili. Non stiamo chiedendo un supporto eterno. Non stiamo chiedendo di appropriarci della proprietà intellettuale o diritti sulla monetizzazione. Se il publisher dice 'OK, il gioco ci costa più di quanto ci permetta di guadagnare' è assolutamente a posto e possono spegnerlo. È un loro prodotto, una loro decisione. Ciò che chiediamo, una volta che il supporto è terminato, è per favore di rendere quel titolo giocabile in futuro, certo non con tutte le funzionalità. Siamo consapevoli che non è possibile includere al 100% tutte le parti del gioco, ha senso questo. Ma rendetelo giocabile" ha spiegato Daniel, riferendosi chiaramente alle funzionalità online.

"Per fare un paragone nell'ambito delle automobili, è come una vettura acquistata 10 anni fa. Il produttore smette di costruirla, il che va benissimo se è funzionale per l'azienda. Noi però vogliamo continuare ad utilizzare quell'auto. È come se, una volta interrotta la produzione di quel modello, anche la nostra macchina si fermasse e diventasse completamente inutilizzabile, un enorme fermacarte e per di più ci fosse anche impedito di ripararla [a nostre spese e con i nostri mezzi, ndr]. Questa è una pratica commerciale che noi contrastiamo, soprattutto i termini di servizio o i contratti di licenza con l'utente finale che la contengono. Le clausole, come quelle famose di Blizzard che potrebbe rimuovere il gioco per qualsiasi ragione o quella di Ubisoft che di recente ha sostenuto che dovremmo distruggere e cancellare i suoi giochi una volta finito il supporto, le troviamo profondamente anti-consumatore e contro la preservazione culturale".

"Quindi state chiedendo che vi sia venduto un prodotto e non una licenza, giusto?"

"No, in realtà no. Ciò che stiamo chiedendo è che loro non tolgano qualsivoglia diritto ci abbiano prima venduto, perché anche se ci stanno vendendo una licenza, loro ce la stanno appunto vendendo, il che significa che trasferiscono alcuni diritti a noi. Loro ci vendono una licenza, ma poi possono riprendersela senza alcuna compensazione o altro [per il consumatore]. È una situazione unica, ancora inesplorata dalla legge".

"Abbiamo discusso con alcuni avvocati, abbiamo parlato con la Commissione Europea, ancor prima di avviare questa iniziativa e ci è stato risposto che si tratta ancora di una 'zona grigia'. Questo è un 'vuoto legislativo' nell'ambito della protezione dei consumatori. Perché mai prima d'ora c'è stato un prodotto che acquisti, ma non possiedi. Perché è di acquisto che stiamo parlando, non c'è scritto 'abbonati' o 'noleggia', ma 'acquista'. Compri qualcosa il cui produttore dopo 5 anni, 10 anni o perfino un anno viene e lo distrugge o ti sottrae la licenza. Letteralmente, prendono i tuoi soldi e ti tolgono la possibilità di utilizzare ciò per cui hai pagato".

"Da quanto abbiamo capito dalla Commissione, questa situazione viola già in parte il diritto europeo, ma non è stata ancora esplorata. Quindi, quello che stiamo cercando di fare è sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema e risolvere la questione con i legislatori a livello europeo.

Abbiamo già azioni in corso a livello nazionale, ad esempio in Francia o in Germania e in altri paesi in cui abbiamo sollevato questo reclamo, ma sono ancora in fase di valutazione e abbiamo deciso di procedere con l'ECI.

Abbiamo scelto l'Iniziativa Europea perché qualsiasi cosa le aziende o gli editori inseriscano nei loro termini di servizio o nel loro EULA, non possono sostituire la legge. Non sono al di sopra della legge. Potenzialmente, potrebbe effettuare qualsiasi richiesta nel loro contratto, il problema è che al momento non abbiamo gli strumenti per valutare se le loro richieste siano legittime. Non stiamo cercando di interferire con gli affari degli editori e dell'industria videoludica. Possono fare quello che vogliono finché il gioco è supportato. Ma una volta terminato il supporto, chiediamo loro di non distruggere letteralmente il titolo, rendendolo ingiocabile".

"A questo punto devo chiederti: quali sono le leggi proposte in Francia e Germania che vorreste estendere a livello europeo?"

"In realtà non si tratta di vere e proprie leggi, abbiamo semplicemente contestato il modo di agire di alcune compagnie nei Paesi in cui la legge prevede che un contratto non può essere così favorevole a una singola parte al punto da annullare qualsiasi diritto dell'altra. In realtà già esiste a livello europeo una direttiva simile, la 93/13/EEC del 5 aprile 1993, la quale specifica che è proibito abusare della propria posizione in un contratto per svantaggiare le altre parti. È per questo che l'iniziativa è stata accettata, perché è stato preventivamente verificato che ci fossero delle basi legislative a sostegno delle nostre richieste. Anche raggiungendo il milione di firme, non tutte le iniziative dell'ECI vengono accettate dalla Commissione. Questo vuol dire che la nostra iniziativa è diventata ufficialmente un atto dell'Unione Europea e già vi sono solide basi a sostegno".

"Di conseguenza, non stiamo cercando di trasporre leggi specifiche, ma piuttosto nuove leggi e direttive su come applicarle. D'altronde, la Commissione Europea potrebbe dire 'OK, le questioni in oggetto richiedono la formulazione di nuove leggi' oppure dire 'le leggi attuali sono sufficienti, dobbiamo solo chiarire in che modo applicarle e farle rispettare a livello nazionale. A quel punto verranno consultati gli avvocati per decidere in che modo conciliare il tutto con le direttive locali. È un processo lungo e complesso, la raccolta firme è solo il primo passo".

"Quindi ritenete che le attuali leggi sarebbero in grado di tutelare a sufficienza i consumatori?"

"No, e soprattutto non in questo caso. Teoricamente ci sono delle tutele, ma come abbiamo visto con così tanti esempi negli ultimi 10 anni, semplicemente non funzionano. Ci sono state alcune denunce minori, ma nessuno farebbe causa a una parte di un'industria da quasi 200 miliardi di dollari. Semplicemente non è facile per i singoli individui intraprendere azioni legali. E quando ne abbiamo discusso con gli avvocati, ci hanno detto: 'Oh, fate voi'. Quando abbiamo chiesto se fosse possibile intentare una causa contro una parte specifica, ci hanno risposto: 'Potete fare causa a una parte specifica, ma poiché la legge non è chiara su questo, non sappiamo come potrebbe andare a finire. Un giudice potrebbe interpretarlo in questo modo, un altro giudice potrebbe interpretarlo in questo modo'. L'opzione migliore è provare a utilizzare il processo politico che già esiste con l'ECI, possibilmente. Quindi semplicemente saltare questo passaggio e rivolgerci direttamente ai legislatori".

"Avete richieste specifiche nei confronti dei publisher?"

"Sì, abbiamo una richiesta molto specifica: per favore, non eliminate i giochi per computer. La richiesta può assumere diverse forme. Possono, non so, ad esempio, applicare una patch al gioco, o consentire il peer-to-peer, o rilasciare il codice.

Ci sono una moltitudine di opzioni a cui è possibile accedere, ma in definitiva quella che riteniamo una possibile soluzione potrebbe poi passare attraverso la procedura legale.

Sai quando dicono: 'oh, questo è troppo complesso o costoso per noi da fare'? Noi diciamo semplicemente 'OK, dateci istruzioni su come risolvere il problema e lo facciamo noi a nostre spese'. Come quando compri una vecchia auto che non è più supportata, ma puoi ancora ripararla, mantenerla. Con i giochi ti dicono espressamente: 'abbiamo terminato il supporto, per favore elimina questo gioco e distruggi tutti i DVD o le copie fisiche che possiedi'. È un po' folle quello che sta succedendo, per quanto ci riguarda.

E anche se si tratta di una licenza, esiste una legge specifica sulle licenze che in un certo senso lo proibisce, ma non copre i giochi per computer e non copre questo tipo di scenari. Ora, questa non è una soluzione perfetta, ma stiamo cercando di trovarne un'applicazione. E questo è il modo in cui vogliamo procedere, non vogliamo imporre oneri inutili all'editore. Chiunque abbia appena acquistato il gioco legalmente dovrebbe poterlo giocare e utilizzare dopo la fine del supporto. E questo è tutto ciò che chiediamo".

"Le vostre richieste sono riferite ai giochi premium, ovvero quelli che bisogna comprare per giocare, o si estendono anche ai free-to-play?"

"Vogliamo che questo accada per tutti i giochi che prevedono transazioni monetarie. Quindi, diciamo che in uno dei casi si acquista un gioco. Un altro caso è che il gioco sia free-to-play, ma con opzioni monetarie. Se si acquista una skin o un DLC o qualcosa del genere, si è comunque acquistato qualcosa che poi non sarà più disponibile al termine del supporto. In merito ai free-to-play completi, che non prevedono alcun tipo di transazione – ne esistono – allora in quel caso non c'è bisogno di mantenerlo in vita, il giocatore ha già fruito gratuitamente di quel prodotto o servizio.

Anche nel caso in cui si acquista un abbonamento a un gioco e solo un abbonamento, nient'altro, beh, allora va bene. Si dice specificamente 50 dollari per un mese, e basta. Se però poi mi dici 'acquista questo DLC per giocare di più con gli altri giocatori' oppure 'acquista questa skin fantastica' o 'acquista questo pass battaglia', beh allora è già avvenuta una transazione e possiedi qualcosa all'interno del gioco. Questo significa che dovresti poterlo tenere e dovresti poterci accedere. Nella sezione FAQ di Stop Killing Games gli utenti possono consultare tutti i casi che abbiamo analizzato".

"Naturalmente è un'iniziativa interessante la vostra, ma considerandola dal punto di vista dei publisher, credete che il pubblico di massa, quello dei grandi numeri, ritenga davvero importante questa causa?"

"Un milione e mezzo di persone ritengono di sì. Alla fine, ci siamo concentrati solo sui videogiochi, ma è una tendenza generale che osserviamo anche in altri settori. E se è di interesse per il grande pubblico, questa è una valutazione soggettiva. È un problema? Sì. Lo consideriamo importante? Sì. Altrimenti non lo affronteremmo. È uno dei problemi del mondo? Sì. Una parte di noi giocatori ci tiene e ha la possibilità di affrontarlo e risolverlo. Quindi lo stiamo facendo".

"Qual è la vostra posizione o comunque la vostra opinione in merito al fatto che Nintendo può bloccare da remoto le console e tutti i contenuti che hai acquistato?"

"Parliamo di Switch 2? Beh, è un problema al 100%, in pratica non possiedi neanche l'hardware che hai acquistato perché loro ti scrivono nell'EULA che possono bloccartelo in qualsiasi momento. Vorrei sottolineare, però, che questo è un problema già avvenuto con gli smartphone: loro ti vendono l'hardware, ma tutto ciò che serve a sfruttarlo è di proprietà del produttore.

Sto solo aspettando che anche la mia prossima auto venga venduta con un EULA da firmare che mi dica 'devi guidare solo sulle strade che ci piacciono, altrimenti te la disattiviamo'. Dal mio punto di vista, è una cosa molto negativa. Soprattutto perché nel caso dei videogiochi non puoi consultare l'EULA preventivamente: lo compri, lo installi e poi ti esce questa schermata con i termini specifici per quel gioco.

È un po' come se il produttore di una moto mi dicesse come e dove guidarla, il che è assurdo. Il produttore, una volta che mi ha venduto l'oggetto, non dovrebbe avere più alcun diritto su quest'ultimo. Sono io a decidere come utilizzarlo. Sinceramente, ritengo che si tratti semplicemente di un abuso da parte di Nintendo.

È un altro caso in cui ti dicono 'oh, ci hai firmato un contratto, quindi possiamo farlo', ma se rappresenta un abuso nei confronti di una delle due parti, non è legalmente applicabile. Il problema è fare causa a Nintendo, buona fortuna. Non so se qualcuno in Italia, in Germania, in Francia, in Lituania o in Polonia abbia mai provato a fare causa a Nintendo, ma da quanto mi risulta Nintendo riesce a imporre qualsiasi condizione indisturbata. E questo non perché abbia un potere superiore alla legge, ma perché sa che le persone non hanno i mezzi per reagire all'abuso. Senza contare che, nel caso specifico, ci sono ancora molti utenti che difendono qualsiasi azione di Nintendo".

"Qual è la vostra posizione in merito all'emulazione? Non so se hai visto o sentito di Francesco Salicini, lo youtuber italiano indagato che recensiva retro-console"

"Sì, certo. E aveva delle ROM illegali installate sui dispositivi, giusto? Onestamente non saprei cosa dirti, non so darti un giudizio dal punto di vista legale. Posso dirti che dal mio punto di vista stanno combattendo la loro stessa logica, perché quei prodotti sono venduti praticamente ovunque.

Tuttavia, si tratta di prodotti illegali, è come se ti consegnassero della droga e tu facessi la recensione su YouTube. Allo stesso tempo però, a differenza della droga, questi prodotti 'illegali' vengono venduti legalmente, il che è un completo controsenso. Quindi non credo abbia senso portare uno youtuber in tribunale, ma piuttosto c'è una falla nella commercializzazione di questi prodotti. Io però non sono una persona qualificata a cui chiedere, quindi mi limito a dare un parere personale. Posso dire però che, dal mio punto di vista, un certo publisher (dal colore rosso) riesca a trovare modi sempre più coloriti per farsi nuovi amici".

"Abbiamo già parlato di Ubisoft. Non so se hai sentito le ultime dichiarazioni di Yves Guillemot, il CEO di Ubisoft, il quale ha detto che 'nulla è eterno'. Alcuni mesi fa, invece, Philippe Trembaly, sempre di Ubisoft, ha detto che 'i giocatori dovrebbero sentirsi a proprio agio a non possedere i propri giochi'. Cosa ne pensi?"

"Oh, possono dire quello che vogliono, ma la legge dice già qualcosa di diverso. Niente dura per sempre? Oh sì, sono d'accordo, infatti non chiediamo loro di supportare il gioco all'infinito. Chiediamo di non eliminarlo di proposito. E poi, una volta consegnato alla comunità, a chi lo ha acquistato, tocca a noi.

Io posso ancora giocare a giochi vecchi di 30 anni. E posso giocarci su un computer Windows 11 perché ci sono persone che lavorano sul gioco a proprie spese, con i propri tempi, perché ci tengono molto. Come tutti i giochi DOS o quelli di Windows 95, l'editore non c'entra nulla. Prima era assolutamente normale che comprassi un gioco e, una volta terminato il supporto ufficiale, potessi ancora giocarci. Non lo so. Sei un fan di Counter-Strike? Puoi ancora giocare a Counter-Strike 1.1,1.3,1.5 e 1.6 su server ospitati da altri fan. Oppure, ad esempio, il gioco Starsiege: Tribes del 2009. Ne ho una copia fisica. Posso ancora installarlo. Devo impegnarmi per farlo funzionare, ma questo è un mio problema. È ancora giocabile e riesco ancora a trovare server per farlo.

Niente dura per sempre, ma stiamo parlando di software. Non marcisce come la frutta o il latte. Sono letteralmente linee di codice. Possiamo lavorarci sopra. Quelle si possono riparare e aggiornare. Ci sono macchine là fuori che hanno 100 anni, e funzionano ancora se vengono riparate.

È come dire, sai, oh, mi dispiace davvero, ci piace la musica di Mozart, ma è morto da 200 anni, quindi, il suo supporto è finito e bruceremo tutto ciò che ha fatto. Niente dura per sempre. Ragione per cui bruciamo intenzionalmente la musica. A volte penso di essere pazzo pensarla così, mah".

"Tecnicamente, secondo questa legge e secondo i loro incontestabili termini e condizioni, possono fare quello che vogliono. Blizzard lo ha letteralmente scritto nei suoi termini di servizio. Possono sottrarre qualcosa senza o per qualsiasi motivo.

Non è così che funziona il diritto dei consumatori o persino la tutela del patrimonio culturale, perché l'UE ha scritto in alcuni dei suoi documenti principali che i videogiochi sono già definiti come cultura europea e/o valore culturale e ne ha specificamente chiesto la conservazione.

Se i videogiochi siano o meno arte, è discutibile. Ma contengono arte. Le risorse, la musica, la storia, le mappe. Stai distruggendo qualcosa di prezioso che dovrebbe essere preservato e lo stai facendo di proposito. Non è che lo stai distruggendo per sbaglio. No, l'hai progettato appositamente in questo modo. Quindi è contro questo che stiamo lottando".

Infine, Daniel ci ha spiegato che quello di fermare la distruzione dei giochi è solo uno degli obiettivi dell'iniziativa. Tuttavia, l'iter per sottoporre le proprie proposte alla Commissione è piuttosto lungo, quindi per il momento la battaglia si concentrerà su questo.

D'altronde, gli oltre 1,4 milioni di firme andranno dapprima convalidate e, se almeno un milione passerà la verifica, allora la proposta potrà essere discussa in Parlamento. La raccolta firme si chiuderà il 31 luglio, per cui suggeriamo a chiunque fosse interessato a sostenere le ragioni di Stop Killing Games di firmare la petizione, bastano pochi secondi.

5 Commenti
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Ripper8925 Luglio 2025, 18:05 #1
si sta battendo per preservare quella che l'Unione Europea ha già riconosciuto come una forma d'arte
Le questioni prioritario per l'UE assieme alla lunghezza delle banane e ai tappi delle bottigliette.
Ultravincent26 Luglio 2025, 07:54 #2
"You will own nothing and be happy"

WEF, 2016
WarSide26 Luglio 2025, 12:07 #3
Succederà che le aziende, come si fa adesso con una marea di cose, inizieranno a vendere sottoscrizioni.

Compri il gioco a 60€ e ti do X anni di sottoscrizione inclusa poi, a seconda di come mi gira, magari ti regalo un anno in più o te lo faccio addirittura pagare.

Il gioco non è profittevole per l'azienda? Ti dico che la sottoscrizione non sarà più rinnovabile e ti attacchi.

@Ubisoft & co: mandatemi PM e vi do gli estremi per pagare la consulenza legale, grazie
zbear26 Luglio 2025, 13:19 #4
Direi che la soluzione è quella che adotto io: per ogni gioco acquistato mi cerco PRIMA il crack. In questo modo rispetto l'acquisto MA MI GARANTISCO di poterlo giocare in ogni caso. Sono già stato scottato dai giochi di anni fa con l'attivazione online che, morto il server di attivazione, diventavano inutili.
marcram26 Luglio 2025, 13:20 #5
Originariamente inviato da: Ripper89
Le questioni prioritario per l'UE assieme alla lunghezza delle banane e ai tappi delle bottigliette.

Le cose che non sono importanti per te non vuol dire non abbiano importanza per gli altri...
E l'UE è abbastanza grossa da poter pensare sia a questo che a quello...

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