Driveclub: se c'è un ambito in cui PS4 non supera Xbox One è la guida arcade

Le mancanze palesate da Driveclub sono figlie di uno sviluppo tortuoso e abbastanza travagliato, che non ha permesso a Evolution Studios di confermarsi sui medesimi livelli ai quali ci ha abituato negli anni, dapprima con WRC e in seguito con Motorstorm. Ne emerge un prodotto arcade con evidenti pecche, che abbracciano sia il versante tecnico che il modello di guida. Abbastanza deludente anche la struttura social, che avrebbe dovuto essere unica nel suo genere e invece non si è dimostrata all’altezza delle promesse.
di Davide Spotti pubblicato il 08 Ottobre 2014 nel canale VideogamesXboxMicrosoft
Driveclub ti porta in Tour
La modalità single-player di Driveclub è costituita complessivamente da 54 eventi di gara, suddivisi in biglietti. Per ognuno di essi sono presenti degli obiettivi da portare a compimento in pista, per un totale di 225 incarichi, tra cui la realizzazione di un determinato tempo sul giro, il mantenimento di uno stile di guida pulito o ancora il piazzamento sul podio al termine della competizione. Ogni segmento viene poi scandito da un mini campionato, suddiviso in tre eventi, dal cui piazzamento dipenderà l’accesso all’area successiva. Come avveniva in Motorstorm, il livello di difficoltà non è impostabile liberamente dal menù opzioni, ma salirà progressivamente con l’avvicendarsi dei biglietti, fino all’evento di chiusura che viene denominato Legend Trophy.
In alternativa è possibile optare per un evento singolo, nel quale si può gareggiare contro altri 11 piloti, prendere parte ad una singola gara a tempo o ad una competizione di drifting. La scelta della location spazia tra Canada, Cile, India, Norvegia e Scozia. Nel complesso sono presenti 25 tracciati diversi, che vengono poi proposti in entrambe le direzioni di marcia per raggiungere quota 50. Nemmeno l’impressione complessiva che emerge dalla carriera single-player risulta particolarmente lusinghiera: gli eventi del tour sono eccessivamente ripetitivi, l’intera esperienza si rivela troppo monocorde e per lunghi tratti anche troppo semplice da padroneggiare.
Esiste poi un sistema di sfide che coinvolge gli amici e il resto della community online, anche nel momento in cui si scende in pista per una tappa del Tour. Nel corso della gara si possono incontrare dei segmenti di tracciato lungo i quali sfidare altri utenti, con lo scopo di mantenere una miglior traiettoria ideale, una più elevata velocità media o superiori punteggi nelle derapate. Ad ogni sfida superata si otterranno punti Fama supplementari e al giro successivo sarà possibile sfidare un avversario più forte. L’idea è carina e si discosta dalle soluzioni che sono state proposte in passato da altri prodotti, sebbene queste dinamiche possano talvolta distrarre dagli obiettivi della gara stessa. Le inquadrature selezionabili sono complessivamente sei, compresa la visuale dall’interno dell’abitacolo che peraltro, oltre a non fornire i giusti feedback, è parsa nettamente fuori tema con il tipo di gioco che abbiamo avuto tra le mani. All’occorrenza è anche possibile guidare utilizzando il DualShock 4 come se fosse un volante, ma come vi lasciamo immaginare il risultato non è stato particolarmente appagante.
Ogni auto del gioco è stata modellata nei minimi particolari, con oltre 260 mila poligoni e una realizzazione maniacale sia negli interni che nelle caratteristiche della scocca esterna, per rendere ogni vettura il più possibile rispondente alla controparte reale, per lo meno nel suo aspetto. La stessa meticolosità è stata riservata al campionamento dei suoni, motivo per cui è stata sostanzialmente – ed aggiungiamo erroneamente – trascurata la colonna sonora, che invece rappresenta un caposaldo in ogni racing arcade che si rispetti. Nel corso dello sviluppo Evolution ha potuto mettere le mani su ognuna delle 50 auto presenti, catturando il suono di ciascun motore da ben 18 posizioni diverse. Il materiale raccolto ha poi permesso di inserire 90 diverse sonorità per ogni macchina, le cui variazioni verranno avvertite muovendo la telecamera intorno al veicolo o passando da un’inquadratura all’altra.
La maniacale attenzione alla riproduzione sonora delle vetture rappresenta la principale ragione di una colonna sonora davvero sottotono per un titolo estremamente arcade come questo. Tra le impostazioni di default è addirittura assente la musica di sottofondo nel corso della gara, proprio per dare il dovuto risalto al certosino lavoro di campionamento. La scelta ci è sembrata comunque abbastanza discutibile, sebbene sia possibile all’occorrenza modificare le impostazioni predefinite e rendere gli eventi più incalzanti. Va detto che, anche scegliendo questa possibilità, la varietà sonora di questo titolo si dimostra deludente rispetto agli standard imposti dagli attuali giochi di guida. Basti pensare all’ottimo GRID, al già citato Forza Horizon, ma anche all’ultimo capitolo di Need For Speed o a Ridge Race Unbounded, titoli che sotto questo aspetto sono certamente più bilanciati e in linea con lo spirito arcade che li caratterizza.
Insomma, tirando le somme delle riflessioni svolte in questi paragrafi, il quadro che ne risulta è quantomeno caotico. Lo stile di guida e il bilanciamento sembrano essere più inclini all’approccio estremo e scanzonato di un titolo off-road come Motorstorm, mentre l’atmosfera che si respira una volta scesi in pista sembra ovattata, con l’audio delle macchine a tenere banco, quasi come se si volesse in realtà dare un tono a questo prodotto e fornirgli un’aura di serietà che in realtà non possiede. L’impressione negativa si acuisce nel momento in cui si tiene presente che la release è stata posticipata in avanti di quasi un anno, senza che questo abbia comportato la soluzione di alcuni nodi cruciali.