Knock-knock: oltre il videogioco e verso la meditazione interattiva

Knock-knock: oltre il videogioco e verso la meditazione interattiva

Se il nome Icepick Lodge non vi suona familiare, non c'è da stupirsi... ma è certamente un peccato. Si tratta di un piccolo team di sviluppo russo, con sede a Mosca, che negli ultimi sette o otto anni si è distinto per una serie di titoli estremamente originali. Il loro gioco d'esordio, Pathologic, ha vinto parecchi premi in patria pur essendo noto all'estero solo da una stretta cerchia di affezionati; i titoli successivi, ovvero The Void e Cargo, sono ancora meno conosciuti pur essendo ancora più particolari e innovativi. Personalmente attendevo con molta ansia l'uscita di questo quarto gioco, finanziato tramite kickstarter e chiamato “Knock-knock”.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Non un gioco ma una meditazione interattiva...?

E' questo il primo avviso che si riceve avviando Knock-knock. Non si tratta, ci dicono gli autori, di un videogioco a tutti gli effetti, ma di una “esperienza meditativa” realizzata sulla base di materiale che è pervenuto “misteriosamente” agli sviluppatori.

Per spiegare cosa intendono è forse il caso di precisare che durante la campagna di kickstarter che ha accompagnato il finanziamento del gioco, Icepick ha pubblicizzato Knock-knock sostenendo che l'idea alla base del titolo non è nata dal team di sviluppo, ma da una misteriosa email che spiegava a grandi linee come realizzare un titolo “non convenzionale”, allegando materiale incompleto come brandelli di testo e immagini. L'autore dell'email, sempre ovviamente stando a Icepick, pregava gli sviluppatori di completare l'opera da lui annunciata, annunciando però che le conseguenze sarebbero state spaventose. Potete trovare a questo indirizzo la spiegazione data all'epoca: http://forum.ice-pick.com/viewtopic.php?f=49&t=11458.

Inutile dire che lo studio russo ha probabilmente cercato di dare un po' di pepe alla propria limitata campagna di marketing, forse attingendo un po' dalla leggenda metropolitana di “Killswitch” (se non ne avete mai sentito parlare e vi incuriosiscono queste storie da horror psicologico provate a googlare), comunque sia è chiaro che l'impronta un po' misteriosa è rimasta anche a gioco ultimato, perché Knock-knock si presenta proprio cercando di creare quest'atmosfera da gioco proibito.

Passata questa piccola introduzione, tutto incomincia senza tante spiegazioni. E qui la recensione si fa complicata, perché per salvaguardare l'esperienza di gioco, ritengo indispensabile spiegare il meno possibile del funzionamento di Knock-knock; questo perché scoprire, come dicevamo prima, la 'regole', ovvero perché accadono certe cose, come mai il protagonista è nella situazione in cui si trova e via così, è parte integrante ed essenziale del godimento di questo titolo.

Possiamo però dare un quadro di cosa ci aspetta. Tutto il gioco è ambientato all'interno di una casa – ormai evito l'aggettivo 'misteriosa' ma datelo per scontato per ogni aspetto che riguardi questo titolo, e quasi tutto ciò che riguarda gli altri degli stessi sviluppatori – in cui vive il nostro protagonista, chiamato solo “l'inquilino”. Già dall'aspetto del nostro inquilino, capelli sparati, aria angosciata e occhiaie profonde, possiamo intuire che la sua vita è tutt'altro che semplice. Ogni notte, poco prima dell'alba, l'inquilino si sveglia e vaga con un lumino per la casa buia, assicurandosi che tutto sia come deve essere. Come devono essere le cose? Difficile a dirsi. Le porte devono restare chiuse, questo è assodato. Non devono esserci crepe, buchi, danni che permettano a qualcosa di entrare. Ogni notte, immancabilmente, qualcosa però riesce a penetrare dalla foresta che circonda la casa e l'unica speranza per l'inquilino di sfuggire a questi misteriosi “ospiti” è di attendere la luce dell'alba. Il gioco, in sintesi, è tutto qui: vagare per le stanze di una casa (sempre diversa di livello in livello, e non è strano che il nostro inquilino sembri non farci caso?), accendendo le luci (ma -dice l'inquilino- ricordandosi di spegnerle sempre quando si esce da una stanza... perché, se la luce ci difende dagli “ospiti”?), cercando indizi che possano farci capire cosa sta succedendo e come ci siamo ritrovati in questa situazione da incubi (ma... l'inquilino giura di non voler ricordare, e il suo amato diario sembra essere sparito).

Non stupitevi se ogni cosa che dico sembra essere immediatamente smentita: è questa l'essenza di Knock-knock, molto più del semplice giochino di nascondersi dai “fantasmi” invasori. Ricostruire la vicenda in base alle sconnesse riflessioni del nostro protagonista, trovando pagine di un diario che l'inquilino giura di non riconoscere pur essendo l'unico abitante della casa, vagando per la foresta circostante dove ogni tanto, tra gli alberi, si vede una giovane ragazza che scompare non appena ci avviciniamo. Ci sono pochi, pochissimi giochi al mondo che offrono un'esperienza di questo tipo, e se queste premesse vi affascinano Knock-knock non deluderà le aspettative.

 
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