Recensione DOOM: The Dark Ages, proiettili e heavy metal nel Medioevo

Recensione DOOM: The Dark Ages, proiettili e heavy metal nel Medioevo

Abbiamo indossato la corazza dello Slayer per tornare nell'universo di DOOM ed esplorare un'ambientazione inedita per l'FPS di id Software. Questa volta veniamo infatti catapultati in una sorta di Tecno-Medioevo, riscoprendo le origini del protagonista e della sua inarrestabile furia.

di pubblicato il nel canale Videogames
DooMBethesda
 

Con The Dark Ages, id Software chiude il cerchio tracciato con l'acclamato reboot del 2016. Un progetto, quest'ultimo, considerato estremamente ambizioso al tempo, avendo avuto l'arduo compito di rilanciare il franchise che di fatto ha consacrato il genere dei first-person shooter.

Per fortuna, il successo di DOOM è stato tale da consentire alla software house texana di replicare, nel 2020, con Eternal, uno sparatutto persino più galvanizzante e 'cattivo' del suo predecessore e che ha dato ancora più spessore alla mastodontica figura dello Slayer.

Torniamo però all'oggetto di questo articolo, il terzo, nuovo capitolo della saga infernale. Sotto la guida illuminata di Hugo Martin e Marty Stratton, id Software non si è limitata a realizzare un setting inedito per The Dark Ages: è stata brevettata anche una nuova formula di gioco, un sistema che parte dalle ottime basi del gioco del 2016 per stravolgerle e dar vita a un inaspettato ibrido tra sparatutto in prima persona e action RPG. Il risultato è (quasi) eccellente, complice anche un comparto tecnico all'avanguardia potenziato dal nuovo id Tech 8.

Non parliamo però di un titolo immacolato e, obiettivamente, non è stato replicato l'effetto 'wow' regalatoci qualche anno fa da Eternal. Dopo aver sviscerato DOOM: The Dark Ages nella sua versione PC, oggi condivideremo con voi pregi e difetti della nuova produzione targata Bethesda.

Il DOOM Slayer, super-arma di sovrani e divinità

The Dark Ages è ambientato in un mondo dark fantasy di ispirazione medievale, molto distante dalle classiche ambientazioni futuristiche e marziane dei precedenti capitoli. La storia si svolge principalmente su Argent D'Nur, patria del DOOM Slayer, durante un'epoca oscura in cui il protagonista combatte come super-arma al servizio di dèi e re contro le orde infernali.

Più specificamente, sono i Maykr - scoperti e approfonditi in Eternal - a sfruttare l'incontenibile potenza del guerriero per consolidare la loro alleanza con le Sentinelle della Notte e contrastare l'avanzata dell'esercito demoniaco. Quest'ultimo è guidato dal principe Ahzrak, signore degli Inferi che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio dell'arcano, al punto da nominare una misteriosa e apparentemente inaffidabile Strega come sua più preziosa consigliera.

Il principe assume il ruolo di antagonista di una storia che, stando alle promesse fatte da id Software, avrebbe dovuto essere più complessa e profonda rispetto al passato. A supporto di ciò, maggiore cura è stata riposta nella realizzazione delle cutscene, ma ciò non è bastato. Il comparto narrativo continua a essere il più grande punto debole dello sparatutto infernale: vengono introdotti nuovi personaggi, buoni e cattivi, ma nessuno di questi si dimostra troppo memorabile, nemmeno il temibile Ahzrak; mancano veri e propri plot twist e la storia segue un andamento tutto sommato lineare e prevedibile. Aggiungiamo che la prima ora di gioco (il prologo) ci è sembrato un po' sottotono rispetto a quello dei due precedenti episodi.

Si salvano un paio di sorprese di natura puramente scenica che non impattano sulle sorti della trama. A tal proposito, la corposa campagna single player - composta da ben 22 missioni - vede la presenza di alcune sequenze in cui lo Slayer verrà affiancato da due formidabili alleati.

Il primo è Serat, un drago cibernetico che assisterà il protagonista in una manciata di missioni, esibendosi principalmente in una serie di combattimenti aerei molto lineari; la belva ci permetterà inoltre di spostarci agilmente in alcune missioni specifiche che prevedono anche sezioni 'a piedi'. Altre missioni prevedono l'utilizzo di un mech Atlan. Per rendere l'idea, parliamo di un titanico robot à la Pacific Rim, un miracolo ingegneristico delle forge delle Sentinelle della Notte. Le parti in cui piloteremo questa macchina sono le più brevi e anche le più monotone, avendo a disposizione pochi e semplici attacchi e dovendo attraversare dei semplici corridoi.

Mentre l'Atlan non regala particolari gioie, il mecha-drago innalza l'asticella dell'epicità a livelli sempre più alti - potremmo promuovere Serat anche solo per il suo design, semplicemente maestoso e iconico. Ribadiamo, in ogni caso, che queste esperienze riguardano poche e selezionate missioni, quanto basta per consentire al giocatore di sgranchire le gambe tra un massacro e l'altro.

Abbiamo parlato di una campagna 'corposa' e, in sostanza, lo è: abbiamo impiegato circa 20 ore per arrivare ai titoli di coda, spendendo un po' di tempo extra nella raccolta di molti collezionabili. I completisti supereranno abbondantemente questa soglia, sfiorando probabilmente le 25 ore.

Pilotare un carro armato umano nel Tecno-Medioevo

Ve l'avevamo anticipato nella nostra Anteprima, ma replicheremo qui per chiarezza e, soprattutto, per approfondire ulteriormente il discorso inaugurato a gennaio: sul fronte del gameplay, DOOM The Dark Ages si distacca in maniera pressoché netta dai capitoli precedenti, introducendo una serie di novità che rinnovano la formula classica senza tradirne lo spirito. In particolare, si torna ad un combat system ancorato a terra, nel tentativo di replicare il ritmo e il tipo d'azione dei giochi originali del duo Carmack-Romero, con risultati tutto sommato efficaci.

La prima impressione vestendo la corazza dello Slayer è quella di pilotare un autentico tank. Sarà anche merito dell'avvolgente comparto sonoro, ma la pesantezza dei suoi passi e la fisicità delle animazioni contribuiscono a restituire questa sensazione di onnipotenza e dominazione totale del campo di battaglia; quest'ultimo fattore, naturalmente, dipenderà anche dal nostro rendimento nei frenetici scontri con i demoni e questa smisurata possanza fisica influenza, a tutti gli effetti, anche il gameplay. Se il primo capitolo reboot rispondeva al motto "corri e spara" e il secondo promuoveva un approccio "salta e spara", di The Dark Ages si potrebbe dire che gli sviluppatori hanno optato per una formula "para e spara". Facciamo subito chiarezza.

Il combattimento si incentra ora su una combinazione profonda tra armi da fuoco e scudo, nuovo strumento di guerra dello Slayer. Questo scudo integra anche una motosega che lo rende sorprendentemente efficace in fase offensiva, oltre a introdurre interazioni di varia natura con l'ambiente di gioco. In fase difensiva viene invece implementato un sistema di parry che diventa essenziale: effettuando una parata col giusto tempismo sarà possibile respingere alcuni attacchi - evidenziati da un effetto luminescente di colore verde - e innescare diverse abilità attive.

La meccanica legata alle parate funziona bene, forse fin troppo. Acquisendo una maggiore dimestichezza con lo scudo, lo Slayer diventerà ben presto inarrestabile e non solo per evidenti motivi di lore. Partendo dalla difficoltà intermedia, è estremamente facile annientare le orde infernali sfruttando appieno il nuovo scudo del protagonista; scudo che, peraltro, riceverà ulteriori potenziamenti dopo la prima metà dell'avventura, potendo canalizzare delle rune che potenzieranno a dismisura i sopramenzionati parry. Tradizionalmente, DOOM è sinonimo di 'sfida', ma la difficoltà generale di The Dark Ages ci è sembrata inadeguata.

Il consiglio che rivolgiamo caldamente agli appassionati, e in particolar modo ai veterani di Eternal, è quello di inaugurare la nuova avventura alla difficoltà Incubo. In questo modo si può assaporare l'inconfondibile frenesia dell'iconico FPS e affrontare, in più di qualche semplice occasione, ostacoli apparentemente insormontabili. Solo passando dal livello di difficoltà intermedio a quello più alto - ma escludendo le opzioni con permadeath, per preservare la nostra sanità mentale - sarà possibile provare quel brivido e quel senso di gratificazione che solo DOOM sa regalare.

Occorre però specificare una cosa e ne approfittiamo per parlare di un'altra grande novità di questo capitolo. In The Dark Ages è stato introdotto un intero menu dedicato alla personalizzazione della difficoltà: parliamo di numerose voci che regolano il comportamento di alcune meccaniche, che vanno dal quantitativo di danni subiti o inferti dallo Slayer a meccaniche più complesse, come la finestra temporale entro la quale è possibile fare una parata perfetta. I giocatori più esigenti (e audaci) possono quindi plasmare l'esperienza di gioco adattandola alle proprie capacità. L'idea di id Software è tanto semplice quanto funzionale e non possiamo che elogiare questa scelta.

Tornando a parlare del sistema di combattimento, lo Slayer può alternare tra classiche e nuove bocche da fuoco e tre inedite armi corpo-a-corpo: si parte da un potente guanto rinforzato per passare a un mazzafrusto, arrivando infine a un randello forgiato in un'altra dimensione. Ciascuna di queste armi 'bianche' è caratterizzata da velocità e impatti diversi e, con i dovuti potenziamenti, restituirà allo Slayer salute, corazza e munizioni. Ammettiamo che la soddisfazione di far esplodere un Mancubus con una randellata ben assestata è indescrivibile.

Come nei due precedenti episodi, il DOOM Slayer trascorrerà gran parte del suo tempo a sfrecciare in una serie di ampie arene con stratificazioni labirintiche.

The Dark Ages eredita da Eternal il level design verticale, rielaborandolo ulteriormente con inedite sezioni subacquee e altre innovazioni che, tuttavia, vengono svelate solo nelle battute finali dell'avventura. Le mappe sono molto ampie e strutturate in modo 'semi-open world', con hub interconnessi che favoriscono l'esplorazione libera, la ricerca di segreti e la risoluzione di enigmi ambientali tramite nuove meccaniche, spesso legate all'utilizzo del suddetto scudo. Segreti che, avvisiamo, potrebbero innescare una ricerca spasmodica dei bonus e dei collezionabili a essi associati, fino a diventare troppo distraenti nei confronti di alcuni giocatori.

La verticalità e la mobilità sono state però ribilanciate. Non ci sono più il doppio salto o il 'dash' di Eternal: qui il movimento è affidato a scatti con lo scudo e a un ritmo più ponderato, che dona allo Slayer quell'aura di inarrestabile potenza di cui sopra.

Cambia anche il sistema di glory kill, ovvero quegli spettacolari colpi di grazia che in DOOM (2016) e in Eternal era possibile attivare dopo aver inflitto danni sufficienti al malcapitato demone. La nuova formula prevede una maggiore libertà d'azione e fluidità, eliminando la dipendenza dalle 'fatality' sincronizzate e rendendo il flusso degli scontri più dinamico e meno interrotto. Una novità che potrebbe non piacere a qualche giocatore, ma che riesce effettivamente a migliorare il flow dell'azione, a scapito, magari, dell'effetto scenico.

L'intelligenza artificiale dei nemici si è dimostrata più aggressiva e diversificata, con la presenza del maggior numero di tipologie mai visto nella saga. Varietà che riflette anche quella dell'arsenale: in The Dark Ages troviamo due varianti per ogni 'classe' di bocca da fuoco (es: Fucile a pompa o Doppietta) e alcune si dimostreranno più o meno efficaci nei confronti di determinate specie demoniache o in scenari specifici. Una soluzione che potrebbe sembrare una forzatura agli occhi di molti giocatori, costringendoli così a preferire un'arma rispetto a un'altra: questo elemento 'divisivo' era presente anche in Eternal, ma in The Dark Ages ci è sembrato più efficiente e bilanciato, con molte più armi adatte alle situazioni più svariate.

id Tech 8 in forma smagliante su PC: la nostra analisi

DOOM: The Dark Ages si presenta su PC con un comparto tecnico di primissimo livello, capace di sfruttare appieno le potenzialità dell'hardware moderno senza mai perdere di vista la fluidità e la scalabilità, elementi ormai imprescindibili per la serie.

Il titolo è stato testato su una configurazione di fascia 'enthusiast', composta da una scheda madre ASUS ROG Crosshair X870E Hero, processore Ryzen 9 9950X, 32 GB di RAM G.Skill Trident Z5 Neo DDR5-6400 CL32 in dual-channel, SSD Netac NV7000 da 2 TB e alimentatore FSP Hydro Ti Pro da 1000W 80 PLUS Titanium; il tutto abbinato a una NVIDIA GeForce RTX 5090, per spremere al massimo il nuovo id Tech 8.

Impostando la risoluzione 4K nativa con preset grafici Ultra Incubo, The Dark Ages si attesta su una media di 85 fps, confermando la buona ottimizzazione del motore che riesce a mantenere prestazioni elevate anche nelle situazioni più concitate. L'implementazione delle tecnologie di upscaling fa la differenza, come dimostrano i risultati ottenuti nei test con DLSS. Quando si passa a DLSS 2 in modalità Qualità si sale a 129 fps, con DLSS 3 (FG) si raggiungono i 193 fps, mentre con DLSS 4 (MG 4X) si tocca un impressionante picco di 324 fps, dimostrando come il titolo sia già pronto a sfruttare le più recenti innovazioni in ambito AI e frame generation.

L'impatto dei preset grafici, sempre in 4K Ultra Incubo, risulta contenuto: si passa dai 97 fps del preset Basso agli 84 fps del preset Incubo, con differenze minime tra le altre opzioni grafiche disponibili, segno di un'ottimizzazione che permette di non dover scendere a compromessi nemmeno con le impostazioni più spinte. Anche la variazione di risoluzione mostra una buona scalabilità: a 1440p si raggiungono 140 fps, mentre a 1080p si arriva a 182 fps (sempre con preset Ultra Incubo). Il motore id Tech 8 conferma la sua capacità di adattarsi a diversi scenari senza penalizzare l'esperienza visiva, che rimane stupefacente.

Di seguito, un confronto visivo tra la grafica di gioco con preset Basso e quella visualizzata selezionando il preset più alto, Ultra-Incubo.

La stabilità del frame rate, l'assenza di stuttering e la rapidità dei caricamenti - merito anche dell'SSD NVMe - contribuiscono a restituire un'esperienza di gioco estremamente fluida e reattiva, anche nei segmenti più caotici della campagna. Dal nostro punto di vista, il nuovo capitolo di DOOM si conferma quindi un benchmark tecnico per il 2025, capace di valorizzare sia le configurazioni di punta sia quelle di fascia inferiore grazie a un set di opzioni grafiche completo e supporto totale alle principali tecnologie di upscaling, incluse quelle di AMD e Intel.

NB: specifichiamo che i test sul frame rate sono stati effettuati prima del rilascio dei driver GeForce Game Ready per DOOM: The Dark Ages, che verranno pubblicati da NVIDIA il 12 maggio - tre giorni prima del debutto del gioco nei negozi. A detta di NVIDIA, questi driver includono "ulteriori miglioramenti delle prestazioni per le GPU GeForce RTX series".

Tornando a parlare dell'id Tech 8, l'evoluzione dalla settima versione si manifesta innanzitutto in una migliore gestione di luci, ombre e riflessi, elementi visibilmente arricchiti dal pieno supporto al ray tracing. Ci sono però altre novità, come la distruttibilità ambientale - non siamo ai livelli di Battlefield, per intenderci, ma i passi in avanti sono percepibili - e una migliore gestione dei particellari. Ne guadagna anche l'elemento splatter, con i corpi dei demoni che vengono lacerati, smembrati e infine ridotti in brandelli in seguito ai colpi inferti dallo Slayer.

Concludiamo menzionando, doverosamente, la soundtrack. Il reboot del 2016 ci aveva stregati con le sue sonorità elettriche ed esplosive, complice anche il lavoro superlativo del compositore Mick Gordon - che, ricordiamo, ha preso le distanze da id Software, non contribuendo così alla colonna sonora di Eternal. Va detto che i responsabili della OST di The Dark Ages, ovvero i ragazzi di Finishing Move Inc., hanno realizzato un accompagnamento musicale sensazionale, all'altezza delle aspettative dei fan di DOOM: tra potenti riff di chitarra e percussioni deflagranti, il nuovo capitolo riesce a catturare il giocatore sia sul fronte visivo che su quello sonoro.

EDIT: segnaliamo una correzione riguardante il coinvolgimento di Mick Gordon nel progetto di DOOM: Eternal. Il compositore ha effettivamente lavorato alla OST di Eternal, ma ha anche dichiarato di aver mixato solo alcune delle tracce presenti nella soundtrack ufficiale; molte altre sono state prodotte da Chad Mossholder, audio designer di id Software.

La produzione più colossale di id Software - Conclusioni

DOOM: The Dark Ages è un audace prequel che riscrive ancora una volta le regole della serie, catapultando lo Slayer in un Medioevo oscuro e brutale, dove la guerra tra umani e demoni si combatte tra fortezze, foreste maledette e lande aliene.

Un setting estremamente originale, che sorprende per la sua capacità di mescolare dark fantasy e tecnologia anacronistica senza mai perdere coerenza. Meno convincente è però il comparto narrativo, nonostante le premesse iniziali di id Software: c'è effettivamente un rinnovato focus su personaggi secondari e cutscene, ma la scrittura, a tratti fin troppo banale, non ci ha catturati - e i pochi e prevedibili colpi di scena non hanno aiutato.

Lato gameplay, ci allontaniamo dalle acrobazie futuristiche dei capitoli recenti. In The Dark Ages il combattimento si fa più fisico e pesante: scudo in una mano, bocca da fuoco nell’altra, il protagonista avanza come un carro armato (letteralmente) tra le orde infernali. Il risultato ci è parso più che positivo in un primo momento, finché non ci siamo scontrati con un sistema di difficoltà inconsistente e tarato verso il basso. L'approccio 'parry and shoot' galvanizza e diverte, ma mostra il fianco a una meccanica facilmente manipolabile dal giocatore. Se non altro, a questo giro gli sviluppatori concedono la più ampia e libera personalizzazione del livello sfida.

Non oseremmo mai, invece, contraddire la spettacolarità di DOOM e in particolar modo quella di The Dark Ages. La possibilità di unire le forze con un drago cibernetico sputafuoco ci regala momenti di pura esaltazione tra una missione e l'altra della lunga campagna single player. L'epicità è amplificata a dismisura da un paio di momenti del tutto inattesi e, senza troppe sorprese, da una strepitosa colonna sonora heavy metal che scandisce il ritmo di un'avventura pensata per lasciare il segno, tra sangue, acciaio e gloria.

Non raggiunge purtroppo i livelli qualitativi di DOOM: Eternal, capitolo che, secondo noi, incarna il punto più alto mai toccato dal franchise; non si può comunque negare che la mole contenutistica, così come il comparto scenico, rendano The Dark Ages l'episodio più ricco della saga e, di fatto, la produzione più colossale che id Software abbia mai realizzato.

DOOM: The Dark Ages sarà disponibile dal prossimo 15 maggio su PC e sulle console di ultima generazione, ovvero PlayStation 5, Xbox Series X e Series S. Trattandosi di una produzione Microsoft, il gioco debutterà anche su Game Pass e pertanto potrà essere riscattato senza costi aggiuntivi da tutti gli utenti abbonati al servizio on demand, già dal day one.

5 Commenti
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err40409 Maggio 2025, 16:27 #1
Ma un test con una VGA che non sia appannaggio dello zerovirgola percento, si puo' fare ?
inited09 Maggio 2025, 16:47 #2
compositore Mick Gordon - che, ricordiamo, ha preso le distanze da id Software, non contribuendo così alla colonna sonora di Eternal.


Mick Gordon ha assolutamente realizzato la colonna sonora di Eternal, semmai non ha contribuito all'orrendo lavoro fatto sulla release dell'album, fatto arrangiare alla bell'e meglio da un dilettante dopo avergli dato il benservito senza pagarlo. Eternal deve il suo successo in misura non trascurabile a Gordon, e Stratton e Martin si sono comportati in maniera disonesta.
lo abracek09 Maggio 2025, 18:26 #3
Ho come l'impressione che questo cambio di scenario serva da test per il nuovo Quake...
FRN200309 Maggio 2025, 19:03 #4
continuo a pensare a cosa servano recensioni su pc con vga che, fortuna di chi ce l'ha, avranno in ben pochi. sopratutto per un giioco come questo dove la massima fluidità è la priorità. vedrò un'altra recensione per capire se sul mio pc posso giocarlo come si deve. mah.....
bonzoxxx09 Maggio 2025, 19:47 #5
La parte sulla colonna sonora di doom 2016 ed Eternal non la tratterei perché il fantastico Mick è stato trattato una merda da quell' imbecille di Stratton. Ho letto sia la open letter di uno che dell'altro e Mick ha cercato di fare un lavoro esemplare.

Detto questo, sto rigiocando proprio ora ad eternal TAG-1 ed è dannatamente frenetico e difficile (molto difficile). Giocherò sicuramente a questo, non vedo l'ora, ma il cambio di paradigma mi sembra evidente.

Vedremo, le promesse sono buone.

PS 85fps con una 5090 non sono tantissimi eh, è bello pesantuccio il ragazzo..

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