Recensione BioShock Infinite: cultura al cuore

Recensione BioShock Infinite: cultura al cuore

Eccovi finalmente la nostra recensione di BioShock Infinite, un titolo destinato a cambiare per sempre la storia dei videogiochi. Prima di lasciarvi alla lettura, vi preghiamo di notare che le immagini sparse per l'articolo sono quelle fornite dal produttore, mentre nella gallery e nella pagina 'Gli aspetti tecnici' trovate una serie di shot che abbiamo catturato dalla versione PC di BioShock Infinite impostata al massimo livello di dettaglio grafico.

di , Rosario Grasso pubblicato il nel canale Videogames
 

Un gioco 'da corsa'

BS Infinite è uno shooter esplorativo. Ma, rispetto al primo BS, c’è molto più da sparare che da esplorare. Rapture era un mondo grande e articolato. Muoversi nei cunicoli sottomarini era complesso e non sempre intuitivo. Una mappa era fondamentale.

Su Columbia, invece, avremo a che fare con ambienti più lineari e circoscritti e l’orientamento non sarà mai un vero problema. Anche perché non avremo mai un’effettiva necessità di passare palmo a palmo ogni sezione della città volante.

Se a Rapture – spesso e volentieri – la ricerca di componenti, passaggi e risorse, si rivelava lenta e complessa, su Columbia quello che conta è fare piazza pulita dei nemici per poi, con tranquillità, dedicarsi a un semplice lavoro ‘da spazzino’ per recuperare i pochi rifornimenti necessari da cadaveri e scenario.

Se la componente adventure di Infinite risulta così meno incisiva, si deve rendere conto di un sistema da shooter molto più vario di quello di BS. Gli scenari, per quanto più facili da attraversare e capire – sono più ampi (in altezza) e multilivello. Combattere, in questi ambienti, risulta molto più vario e divertente. Non aggirandoci più per corridoi e stanze ridotte – ma attraverso piazze e palazzi -, avremo quasi sempre diverse possibilità per approcciare il nemico. Via via che il gioco proseguirà, poi, crescerà l’importanza delle Skyline (rotaie sospese nel vuoto, a cui DeWitt potrà agganciarsi per sfrecciare attraverso la città) ed esse diverrano presto un importante elemento strategico nei combattimenti.

L’arsenale di DeWitt è di tutto rispetto. Sufficientemente vario e ben diversificato, consentirà a ciascun giocatore di trovare strumenti di morte adatti ai suoi gusti e, soprattutto, alle situazioni di lotta. Si parte con una pistola, ma poi si avranno a disposizione l’agilità della mitragliatrice, la precisione del fucile da cecchino, la potenza del cannone portatile (revolver), la distruzione del lanciamissili e così via. Molte armi, poi, godranno di una ‘doppia versione’ (una dei Fondatori, una dei ribelli di Vox Populi). Insomma, la profondità è garantita. Se la mano destra di DeWitt è l’arto delle armi, con la sinistra si controlleranno i poteri dei Vigor. Queste bevande, in vendita a Columbia, sono decisamente paragonabili ai Plasmidi di Rapture. Una volta assunte, infatti doteranno DeWitt di vere e proprie capacità superumane (con possessione si controlleranno i macchinari e, successivamente, i nemici. Con Murder of Crows si scatena uno stormo di corvi assassini, con Devil’s Kiss si lanciano palle di fuoco e così via).

La gestione dell’arsenale tradisce la sensazione che BS Infinite sia un gioco ‘da corsa’ e non uno shooter-adventure con una spolverata di RPG, come fu BS.

Di armi da fuoco se ne trasportano solo due. I Vigor, invece, sono tutti acquisibili e ‘trasportabili’ in contemporanea. Non c’è inventario: si immagazzinano tutti i tipi di proiettili che si trovano (anche quelli di armi che non stiamo portando con noi), ma non si immagazzinano né kit medici, né sali (la sostanza che ricarica i Vigor). Tutto viene reperito – in abbondanza – sul campo di battaglia.

Tornano anche i distributori automatici – come a Rapture -. Sono di tre tipi: ci sono quelli che vendono risorse ‘base’ (inutili: di fatto, si può totalmente evitare di spendere dei soldi per loro), quelli che potenziano le armi e quelli che potenziano i Vigor. Quindi, tutto lo sviluppo del nostro arsenale è deputato ai macchinari di vendita (eccezione per l’aumento del livello massimo di sali, energia vitale e scudo protettivo: questo viene effettuato bevendo delle pozioni che si possono reperire, di nuovo, sul campo). Logico, quindi, sottolineare l’importanza dei soldi. I potenziamenti sono sempre piuttosto cari e, se si considera che a ogni morte avremo la perdita di una certa quantità di denaro, si evincerà che progredire con gli upgrade non sarà esattamente semplicissimo. Il sistema si rivela molto lento (ci vorrà un bel po’ prima di avere somme importanti) e, spesso, casuale. Infatti, quando avremo a disposizione un bel gruzzoletto, saremo spinti a spenderlo, anche qualora non fosse sufficiente per acquisire il potenziamento che vorremmo sul serio. Questo semplicemente per scongiurare eccessive perdite monetarie in caso di morte. Da notare anche la difficile gestione delle armi: potendone trasportare solo due, non sarà mai facile capire quali sia meglio potenziare e perché. A meno che – come ha fatto il sottoscritto – a un certo punto dell’avventura, non si elegga uno strumento di morte preferito, da non abbandonare mai anche quando scarseggiano le munizioni.

Il sistema non convince per nulla. Ma, per fortuna, per quanto utili, i potenziamenti di armi e Vigor non sono determinanti. L’ultima categoria di sviluppo, riguarda il vestiario di DeWitt. Cappelli, giacche, calzature e pantaloni via via raccolti potranno essere cambiati di continuo, in base ai poteri che conferiscono.

Per quanto riguarda la IA nemica, siamo su buoni livelli. E’ poco tattica, ma ostica e molto aggressiva. I combattimenti, soprattutto nelle fasi finali, diventano davvero impegnativi. Essenzialmente per la grande resistenza ai colpi di ogni tipologia di nemico incontrato nell’ultima parte del gioco. Un po’ poco realistico, ma accattivante.

Ci si diverte sempre negli scontri a fuoco. Al crescere della forza nemica, si moltiplicheranno i nostri poteri e, contemporaneamente, si amplieranno e articoleranno gli scenari. Le battaglie della seconda parte del gioco sono davvero adrenaliniche e gratificanti.

 
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