Fifa 12: quattro occhi sono meglio di due

Fifa 12: quattro occhi sono meglio di due

La recensione di Fifa 12 è stata curata da due redattori di Gamemag. Nell'articolo trovate ogni dettaglio tecnico e di gameplay sull'ultima simulazione calcistica di EA Sports.

di , Davide Spotti pubblicato il nel canale Videogames
 

Dove eravamo rimasti?

Gli ultimi capitoli di Fifa, come detto, avevano raggiunto livelli di giocabilità e simulazione davvero notevoli. Certo, ci sarà sempre chi rimpiangerà la ‘perfetta semplicità’ degli ultimi Winning Eleven per Playstation 2. Ma in molti casi, questi giocatori, non si saranno nemmeno curati di ‘imparare’ Fifa. L’approccio ‘moderno’ di EA al calcio, infatti, è molto più articolato e complesso, rispetto a quanto offerto da Konami, anche nei momenti del proprio massimo splendore. Questo fatto può disorientare e rendere maggiormente ostico il primo impatto, ma, indubbiamente, ci mette tra le mani una simulazione molto più ricca. Tanto dal punto di vista del ‘contorno’, quanto dal lato prettamente ‘ludico’, quello del campo.

Fifa, dal 2008 al 2011, ha continuato a crescere. Cercando di limare i principali difetti che, via via, venivano evidenziati. Per quanto grande e completo, infatti, il prodotto EA non è mai stato esente da critiche. Ma va sottolineato come, di anno in anno, Rutter e soci, abbiano lavorato alacremente per migliorare la situazione. Non sempre, si deve ammetterlo, le cose sono andate per il verso giusto: ci sono difetti ‘storici’ della serie che, per quanto ritoccati, si sono puntualmente riproposti, capitolo dopo capitolo.

Con Fifa 12, è però tempo di inaugurare un nuovo corso. Era dal 2008, infatti, che EA non interveniva con mano così pesante. Certo, non siamo ancora alla perfezione: alcuni problemi ‘classici’ rimangono. Ma si è prepotentemente entrati sulla strada giusta.

Le principali lacune degli ultimi Fifa, a livello di impianto di gioco, riguardavano principalmente il ritmo della partita: tutto era troppo veloce, risultando perciò poco simulativo. In particolare, il pressing asfissiante praticabile sul portatore di palla, rendeva la gestione della fase offensiva enormemente pericolosa. A differenza di quanto avviene nel calcio vero, infatti, il giocatore in possesso della sfera – nonostante il gran numero di finte e trick effettuabili – risultava sempre troppo vulnerabile. Intendiamoci: nel calcio, chi porta palla ha sempre un vantaggio sul difensore. Bastano una finta, un movimento ‘fisico’ o uno scatto nei giusti tempi per rendersi imprendibili. In Fifa, invece, raddoppi e pressing sono sempre stati talmente redditizi che il possesso palla, per risultare efficace, doveva prediligere i passaggi in serie. Con tediose e poco realistiche degenerazioni, fatte di ‘raffiche di tocchi di prima – sempre troppo semplici ed efficaci -, che facevano somigliare le partite a incontri di pallamano o calcio a 5.

Di fatto, il dribbling ‘puro e semplice’ risultava un’azione sempre complessa e troppo poco efficace.

Molti dubbi ‘storici’ sulla serie EA, poi, riguardavano anche le conclusioni a rete. In particolare quelle dalla distanza e quelle al volo. In generale, pareva che molti tiri fossero ‘scriptati’ con traiettorie che seguivano sempre le stesse direttici, generando, a seconda della situazione, gol o ‘solite’ parate, che sembravano massicciamente precalcolate. Troppa, poi, l’efficacia dei tiri di precisione e a giro che, da certi ‘spot’ risultavano sempre imparabili. I tiri di potenza, invece, se effettuati da lontano, non avevano quasi mai esisti felici. Per non parlare di quelli al volo che, anche se scagliati da posizione favorevole e in buone condizioni d’equilibrio, risultavano quasi sempre sballatissimi.

Perplessità si potevano esprimere anche sull’impianto fisico del gioco: troppo spesso, infatti, i contrasti generavano esiti del tutto incredibili, con rimpalli e collisioni tra corpi poco sensate, quando non del tutto assurde (con giganti atterrati da piccoletti).

 
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