Amazon, storia di un fallimento (finora) nel mercato dei videogiochi
Un report di Bloomberg ci aiuta a fare chiarezza sulla complessa gestione degli Amazon Game Studios, divisione gaming dell'azienda di Jeff Bezos. Si è parlato del fallimento dei progetti più ambiziosi di AGS, dietro il quale si cela una cattiva gestione dell'intero reparto.
di Pasquale Fusco pubblicata il 01 Febbraio 2021, alle 16:41 nel canale VideogamesAmazon
Ci avviciniamo al nono anniversario degli Amazon Game Studios, la divisione del colosso americano dedicata alla produzione di videogiochi. A dirla tutta, ad oggi la compagnia ha collezionato più fallimenti che successi, come dimostra l'esemplare caso di Crucible, cancellato in seguito a un lancio a dir poco disastroso.
Mentre attendiamo l'arrivo dei prossimi titoli targati AGS - tra cui l'ambizioso MMO ispirato a Il Signore degli Anelli - facciamo luce sul complicato debutto di Amazon nel mercato dei videogiochi, grazie a un dettagliato report di Bloomberg.
Amazon Game Studios: la storia di una pessima gestione
In un'indagine condotta da Jason Schreier e Priya Anand, Bloomberg ha analizzato il caso Amazon Game Studios ripercorrendo le tappe fondamentali che hanno segnato la storia di questa divisione. Interessante la premessa dei due giornalisti: l'azienda americana è in grado di realizzare qualsiasi tipo di prodotto - dai film alle serie TV, passando per gli e-reader e gli smart speaker - fatta eccezione per i videogiochi.
Il report in questione si basa sulle testimonianze di almeno 30 dipendenti della divisione gaming di Amazon, i quali hanno preferito mantenere l'anonimato.
Why has Amazon failed to break into video games? Interviews with 30+ current and former employees point to one root problem: the guy in charge had never made a game before. He'd hire veteran devs... then ignore them.
— Jason Schreier (@jasonschreier) January 29, 2021
New investigation with @Priyasideas: https://t.co/EXeZKF2Mzs
In merito ai "passi falsi" della compagnia, Schreier e Anand attribuiscono la colpa a una cattiva gestione dell'intera divisione; in particolare, si pone l'accento sulla figura di Mike Frazzini, ex vice-presidente di Amazon Game Studios. Frazzini ha ricoperto il ruolo di manager presso la sezione libri di Amazon, ambito ben diverso da quello in cui si è ritrovato qualche anno dopo. Secondo la filosofia del gigante americano, se sei in grado di gestire un determinato business puoi gestirne un altro qualsiasi. Tuttavia, il caso vuole che Mike Frazzini non abbia alcun tipo di esperienza per quel che concerne il mondo dei videogiochi.
Mentre ricopriva il ruolo di vice-presidente, Frazzini ha reclutato alcuni tra i più grandi esperti dell'industria videoludica, inclusi sviluppatori che hanno lavorato a grandi franchise - si menzionano EverQuest e Portal - e dirigenti provenienti da publisher quali Electronic Arts e non solo.
Stando alle dichiarazioni degli intervistati, negli anni Frazzini ha ignorato gran parte dei consigli ricevuti dal proprio personale. In primis, l'ex VP si rifiutava di adottare gli strumenti di sviluppo utilizzati dalle altre software house e insisteva affinché Amazon sviluppasse i propri tool - operazione da cui nasce il motore Lumberyard, basato su CryEngine. C'è poi New World, titolo che, secondo gli stessi dipendenti, sarebbe potuto essere visto come un gioco razzista: nell'MMO i giocatori sono invitati a colonizzare una regione fittizia i cui abitanti presentano notevoli somiglianze con i nativi americani. I dirigenti di Amazon Game Studios avevano respinto tali accuse, almeno inizialmente.
Nei piani di Mike Frazzini, ogni prodotto della sua compagnia sarebbe dovuto diventare "un franchise da miliardi di dollari", eppure ciascun progetto partiva da un budget limitato. Gli sviluppatori dovevano realizzare giochi che si ispirassero ai titoli più popolari, e redditizi, del momento. Una strategia "disperata" da cui sono nati progetti come Nova (2017) e Intensity (2019) rispettivamente ispirati a League of Legends e Fortnite; entrambi i giochi sono stati cancellati, proprio come il più promettente Breakaway (2018).
Tutto questo non ha portato solo alla fuga di molti dipendenti, ma anche a spese considerevoli, per non parlare di spreco di soldi: secondo Bloomberg, ogni anno Amazon spende 500 milioni di dollari per la sua divisione gaming.
Nell'agosto 2018, Mike Frazzini è stato rimpiazzato da Chrisoph Hartmann, co-fondatore di 2K Games. La prima mossa del nuovo vice-presidente di Amazon Game Studios è stata quella di abbandonare l'idea di sviluppare ogni gioco con Lumberyard, intimando alcuni team ad adottare il più versatile Unreal Engine. Sempre da Hartmann arriva la decisione di pubblicare i titoli realizzati dalle altre compagnie: l'accordo per la prima release di terze parti (2021) è stato firmato con il publisher coreano Smilegate.
Vi invitiamo a leggere l'approfondimento di Bloomberg per scoprire altri dettagli. Seguiremo con attenzione i prossimi annunci di Amazon Game Studios, che quest'anno rilascerà il già menzionato New World - salvo ulteriori ritardi.
21 Commenti
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Seriamente parlando, non si puo' sistematicamente riuscire in tutti i settori... Amazon sono esperti di commercio, cloud per aziende e qualche altra cosa... Non c'e' un link diretto ad essere esperti di videogiochi.
Assumi un team di esperti perchè non ne sa sai e poi...
"Stando alle dichiarazioni degli intervistati, negli anni Frazzini ha ignorato gran parte dei consigli ricevuti dal proprio personale."
Sto passaggio lo abbiamo notato tutti, immagino Bezos chiedere lucidazioni e Frazzini, stile Binotto che dice:
"stiamo cercando di capire"
Cmq ignorare qualche consiglio lo si può pure capire, ma quando passi sopra a tanti non ha proprio senso.
ps: e oltre al manger sticazzi pure gli specialisti EA hanno assunto, complimentissimi, che dire, scelta visionaria
Senza passione è solo sesso
idem
certo che che con 500 nilioni ogni anno, di titoli epocali ne dovevano sfornare a pacchi invece..... dove li buttavano?
"Blackjack e squillo di lusso"?
xD
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