Battlefield Hardline: strategia, velocità, trama. Ma è davvero Battlefield?
Il gioco sviluppato da Visceral Games ci è sembrato poco attinente alla tradizione di Battlefield, per le molte differenze che intercorrono sia sul versante single-player che sul fronte multigiocatore. Il tema militare è stato messo da parte per trattare tematiche che richiamano i telefilm polizieschi, facendo leva su dei personaggi con una loro personalità e un approccio inedito anche sul piano del gameplay. Online rimangono alcuni dubbi sull’adattabilità di questa struttura al background ormai consolidato della serie.
di Davide Spotti pubblicato il 27 Marzo 2015 nel canale VideogamesElectronic ArtsBattlefield
Strategia, velocità, trama
Una delle principali diversità da evidenziare in Hardline riguarda l’introduzione di una meccanica di infiltrazione, tramite la quale è possibile approcciarsi in modo silenzioso alle missioni da compiere. Contrariamente a Battlefield 4, dove l’inserimento di alcuni segmenti stealth nelle missioni rasentava il ridicolo e suggeriva di adottare sempre e comunque le maniere forti, in questo caso le abilità di cui dispone il protagonista sono sufficienti a non inficiare l’esperienza di gioco furtiva e a renderla una soluzione preferibile in molte occasioni.
Innanzitutto sono stati introdotti i coni visivi delle guardie, visualizzabili tramite la mappa GPS collocata nella parte alta dello schermo. In questo modo si può comprendere quale sia il loro raggio visivo, in modo da poter sviluppare una strategia e decidere come muoversi a seconda delle situazioni. Grazie all’impiego di un visore è inoltre possibile scansionare gli ambienti circostanti e marcare la posizione di tutti i criminali visibili in quel preciso momento dal punto in cui ci si trova. Una volta effettuate queste operazioni si può entrare in azione, cercando di avvicinarsi quanto basta per poter mostrare il distintivo e intimare alla guardia di turno di riporre l’arma a terra, per poi procedere al suo arresto. L’approccio meno violento è anche quello che viene maggiormente ricompensato in punti esperienza, garantendo al giocatore di crescere rapidamente di livello e di avere accesso più immediato a nuovi equipaggiamenti e attrezzature.
L’altra novità assoluta per la serie è costituita dalla possibilità di lanciare un diversivo nelle vicinanze –nella fattispecie il bossolo di un proiettile – per indurre un nemico a deviare la propria ronda oppure per spingerlo a muoversi altrove e passare così inosservati. Per evidenti ragioni di bilanciamento, questi lanci provocheranno la reazione di un solo nemico per volta, particolarità che ci è sembrata piuttosto insensata, dal momento che molto spesso gli NPC sono ad una distanza molto limitata gli uni dagli altri e pertanto risulta alquanto inverosimile che soloun soggetto alla volta si possa rendere conto che qualcosa non sta andando come dovrebbe.
Peraltro va detto che una delle maggiori pecche di Hardline, per quanto riguarda il gameplay, è costituita dall’intelligenza artificiale dei nemici, molto spesso ridotta ai minimi termini. Capita infatti di arrestare un personaggio in una determinata posizione, per poi vedere convergere su quel medesimo punto anche altri suoi colleghi. Fin qui niente di strano, il problema è che molto raramente capita di essere individuati, anche qualora non ci si spenda più di tanto per trovare una posizione maggiormente nascosta e sicura.
Ad affiancare la modalità furtiva ci sono le indagini. All’interno delle mappe sono infatti presenti numerosi indizi, che possono essere individuati attraverso la scansione con il visore ottico e vengono contrassegnati di verde sulla mappa. La raccolta di queste informazioni è utile a conoscere dettagli di contorno sui personaggi coinvolti nelle vicende, ma soprattutto a incamerare ulteriori punti esperienza per accrescere il proprio livello. Anche in questo caso la sensazione è che non sia stato adottato il dovuto bilanciamento. Se da un lato alcuni indizi sono fin troppo semplici da individuare, altri non si reperiscono nemmeno dopo aver perlustrato intere aree da cima a fondo.
Infine bisogna spendere due parole per gli equipaggiamenti e il tipo di approccio che, anche sotto questo punto di vista, si discosta in modo deciso dalla propensione militare che ha sempre delineato Battlelfield. Dal momento che il protagonista è un agente di polizia, l’arma primaria selezionabile sarà sempre e comunque una pistola d’ordinanza, mentre come arma secondaria sarà possibile spaziare tra armi automatiche di vario genere, fucili d’assalto o di precisione e gli immancabili fucili e pompa, che però saranno impiegabili solamente dopo aver incamerato sufficienti punti esperienza. Questa scelta è coerente con l’impianto narrativo ma in alcuni casi rende meno varia e divertente la scelta degli equipaggiamenti da portare con sé.
Tra i gadget sono praticamente assenti le granate, mentre si può avere accesso a vari tipi di sfollagente per gli attacchi in mischia e ad alcuni strumenti di supporto come la pistola a impulsi elettrici per fulminare le guardie, il rampino per raggiungere zone sopraelevate della mappa o la teleferica, per poter planare verso il basso e coprire medie distanze in pochi secondi. Anche in questo caso si tratta comunque di contenuti che verranno sbloccati solamente nelle fasi inoltrate della campagna, rendendo i primi capitoli davvero poca cosa per quanto riguarda la componente interattiva.
In sintesi, questo gioco avrebbe potuto chiamarsi solamente “Hardline” e quasi di sicuro la sua accoglienza sarebbe stata criticata meno apertamente sia dai giocatori che dalla stampa specializzata perché, al netto degli evidenti difetti, non mancano alcuni spunti interessanti e anche divertenti. Il rischio è per l’appunto quello che l’utente medio possa fraintendere ciò che ci si debba aspettare da questo titolo, tratto in inganno dal marchio che reca sulla copertina.