Recensione Destiny: i motivi del fallimento
Destiny ha battuto ogni record di incassi possibile e immaginabile per una nuova proprietà intellettuale, ma non è definitivamente entrato nei cuori dei giocatori. Principalmente perché presenta delle lacune importanti e per certi versi inattese dagli appassionati di gaming che si erano fidati delle promesse di Bungie.
di Stefano Carnevali, Rosario Grasso pubblicato il 07 Ottobre 2014 nel canale VideogamesAssalto e Crogiolo
Continuiamo con la descrizione delle modalità di gioco presenti in Destiny. Assalto costituisce l'equivalente dei dungeon dei tradizionali MMORPG, ovvero lunghi corridoi in cui il giocatore può rinvenire loot più o meno preziosi e Lumen, la valuta del mondo di Destiny. Come tutte le quest di Destiny, anche queste possono essere affrontate in solitaria o con gli amici in co-op. Naturalmente, nel primo caso si perde gran parte della profondità e dell'adrenalina che la struttura di gioco di Destiny invece riesce a restituire quando si gioca in compagnia, quando, ovvero, bisogna pensare alle tattiche e a come incastrare le varie abilità dei personaggi coinvolti per essere il più possibile efficaci sui nemici.
Se complessivamente Destiny sembra allo stato attuale delle cose fin troppo facile, Assalto ripristina un certo livello di difficoltà, visto che solo con un buon team e con una buona configurazione dei personaggi si riesce ad avere la meglio sui tanti nemici presenti e sul boss. L'eliminazione temporanea di uno o più personaggi non ha effetto sul livello di salute degli avversari, ma se tutta la squadra decede sul campo di battaglia ecco che tale livello viene restaurato. Se non vengono rianimati, comunque, i personaggi deceduti risorgono automaticamente dopo 30 secondi.
Il Crogiolo, invece, ripristina il fascino degli scontri competitivi più serrati di Halo. Come abbiamo detto, l'esperienza è condivisa con le altre parti del gioco, per cui anche nel PvP ci ritroveremo con il personaggio frutto delle scelte che abbiamo fatto nel corso della sua progressione. Questo garantisce che le varie sfide siano sempre diverse nel corso del tempo, per via del fatto che la resa dell'alter ego potrebbe essere anche considerevolmente differente dopo aver sbloccato una nuova arma o aver indossato un nuovo pezzo dell'armatura.
Però se avremo armi e armature sbloccate nella parte co-op, in PvP perderemo i benefici che scaturiscono dal livello di esperienza del personaggio. Questo porta ad avere sfidanti sempre nelle stesse condizioni, perché i modificatori che agiscono sulla potenza e la destrezza del personaggio, sbloccabili con l'accumulo dell'esperienza, diventano appunto silenti in questa modalità di gioco.
Insomma, anche in PvP è possibile continuare a scolpire il proprio guerriero, ma allo stesso tempo non ci saranno pesanti agevolazioni per i giocatori che dedicano più tempo al gioco, proprio per via del fatto che i modificatori vengono esclusi in questa modalità. Insomma, l'efferratezza di centri scontri multiplayer ad Halo, con gli strafe laterali che tornano ad essere fondamentali, sembra essere salva in Destiny.
Certo, il tutto è calato all'interno del contesto più ruolistico di Destiny. Avremo le armi sbloccate nel corso della progressione principale, e non sarà possibile raccogliere armi da terra. E, inoltre, le Super potrebbero influire fortemente sugli equilibri di gioco, visto che sono in grado di "oneshottare" gli avversari se ben lanciate.