Divinity Original Sin ci riporta ai tempi di Baldur's Gate

Divinity Original Sin ci riporta ai tempi di Baldur's Gate

Rosario e Gioacchino hanno aggiunto i loro pareri su Divinity Original Sin alla recensione scritta da Jonathan. Divinity Original Sin è un ottimo videogioco vecchio stile, come quelli in cui non avevi alcuna indicazione su come proseguire o sul luogo dove era necessario recarsi per portare a termine una quest o, ancora, dove ogni combattimento era una sfida di altissimo livello, praticamente insuperabile senza una guida. All'interno anche il video di Live Gameplay.

di , Jonathan Russo, Gioacchino Visciola pubblicato il nel canale Videogames
 

Rivellon tra orchi, non morti e Source

La storia di Original Sin parte in modo piuttosto classico per gli standard della saga. Fin da subito però veniamo messi di fronte a una della particolarità del gioco: all'atto della creazione del personaggio dovremo infatti preparare non uno, ma due eroi, scegliendo come di consueto tra classi, abilità, aspetto fisico e nome.

Entrambi gli eroi saranno di fatto i protagonisti della storia, senza alcun primato dell'uno sull'altro, e questa “dualità” avrà poi effetti anche sulla trama e sul gameplay.

Il motivo di questa stranezza nasce principalmente dal fatto che Original Sin è pensato con una forte impronta sull'aspetto multiplayer, forse l'unico elemento che distanzia parecchio il gioco Larian dai vecchi rpg del passato citati all'inizio. In cooperativa ovviamente i giocatori si spartiscono i due eroi ma in single player la scelta di “dividere in due” i protagonisti rimane.

I personaggi che andremo a controllare sono due source hunters, cacciatori di source, che non è il motore sviluppato da Valve ma un'antica forma di magia corrotta nel tempo e usata oggi solo da maghi malvagi. La missione dei due source hunters è inizialmente di recarsi a Cyseal e indagare sull'omicidio di un consigliere locale, in cui pare sia coinvolto l'uso di questa pericolosa forma di magia. I due eroi verranno però immediatamente coinvolti anche in una serie di altre problematiche: da un'improvvisa invasione di orchi alla presenza di non morti nelle vicinanze della città. Da qui partirà poi tutta la storia che come da tradizione Larian ci vedrà impegnati a salvare il mondo dalla classica minaccia inarrestabile.

Da un punto di vista narrativo e di scrittura, Original Sin è in tutto e per tutto il tipico “Divinity”: i dialoghi sono curatissimi e molto sviluppati – forse ogni tanto anche eccessivamente verbosi, ma in assoluto il gioco è un piacere da leggere tanto quanto da giocare. Molti dei personaggi che si incontrano sono memorabili, e in ogni caso tutti hanno una propria identità ben delineata e distinta, spesso caratterizzata dall'ironia che contraddistingue la saga in ogni sua incarnazione. Missioni, commenti degli npc o situazioni un po' surreali... tutto in Divinity tende a non prendersi troppo sul serio e ci riesce benissimo, strappando costantemente un sorriso al giocatore, senza però andare a intaccare il senso di “epico” dell'avventura che stiamo vivendo (anzi, a volte accentuandolo in maniera del tutto inaspettata: chi ha finito Divinity 2 sa di cosa parlo).

L'unico difetto che trovo imperdonabile da questo punto di vista è il fatto che il gruppo ha un massimo di quattro personaggi (i due creati dal giocatore più altri due reclutabili a parte), ma all'interno del gioco ci sono solamente altri due personaggi “scritti” in modo da avere una personalità e una qualche interazione verbale. Gli altri sono solo dei semplici template anonimi che si possono reclutare da uno specifico vendor. Se pensiamo ai tanti e ben approfonditi personaggi degli rpg classici, da Baldur's Gate a Torment o al più recente Dragon Age Origins, è veramente un enorme peccato che Larian abbia trascurato questo dettaglio. I membri del gruppo sono da sempre, nei giochi di ruolo, una fonte di interesse per le loro storie, per la possibilità di inserire personalità molto diverse tra loro, per i dialoghi e perché fondamentalmente il giocatore tende ad affezionarsi a loro. Trascurare questo aspetto è un inatteso passo falso, e personalmente trovo che poco importi la promessa degli sviluppatori di inserirne altri nei prossimi mesi, visto che Original Sin, per longevità e impegno richiesto, è un titolo che una volta finito difficilmente ricomincerò da capo in tempi brevi (opinione personale, chiaro: ma resta che gli npc “dettagliati” andavano inclusi senza dubbio già al lancio).

 
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