Homefront: il cupo futuro degli Stati Uniti d'America

Homefront: il cupo futuro degli Stati Uniti d'America

Recensione della versione PlayStation 3 di Homefront. Il nuovo sparatutto in prima persona di Kaos Studios offre uno scenario inedito e un multiplayer variegato basato sui veicoli.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Ucronia e fantascienza: l’interessante setting di Homefront

Dopo gli innumerevoli shooter ambientati nel Secondo conflitto mondiale, recentemente l’attenzione di publisher e programmatori si è incentrata sulla guerra moderna. In questo modo, negli ultimi anni, abbiamo potuto combattere in quasi tutti i teatri bellici del medio – oriente.

Un filone a sé - non molto frequentato a dire il vero – è Iinvece quello dei giochi basati su scenari di fantapolitica. La serie Battlefield, per esempio - per quanto senza osare molto e puntando molto più sul gameplay –, ci faceva combattere in guerre del futuro, ipotizzando, di volta in volta, un’ascesa bellicosa della Cina, di una Coalizione mediorientale o della Russia. Un prodotto che invece puntava forte sull’ucronia e sul setting era Turning Point, ma in questo caso i risultati ‘ludici’ potevano dirsi quantomeno opinabili.

Homefront – va subito detto – fonda buona parte del proprio appeal sul mondo di gioco e sul ‘futuro prossimo’ immaginato dai ragazzi di Kaos Studios. Grazie all’incalzante filmato iniziale – costruito con una mescolanza di sequenze tratte da notiziari immaginari, conferenze stampa reali e animazioni stilizzate -, il giocatore verrà reso edotto di quanto avvenuto in oltre 15 anni di storia, per poi essere ‘catapultato’ nel 2026. Versione Kaos Studios. A partire dal 2011, l’arrendevolezza del Governo (Democratico?) degli Usa e l’aggressività di quello della Corea del Nord, contribuiranno a creare un futuro drammatico.

Secondo quanto scritto da Kaos Studios, gli Stati Uniti si dimostreranno costantemente ‘morbidi’ (scottati dalle guerre in Iraq e Afghanistan?) di fronte al progressivo riarmo Nordcoreano e non sapranno opporsi alla riunificazione che Pyongyang imporrà alle due Coree. Su questa ‘debolezza’ si innesteranno pesanti fattori esterni come una guerra tra Arabia Saudita e Iran che paralizzerà la produzione di petrolio, con il conseguente crollo dell’economia americana, e lo scoppio di rivolte popolari negli Usa. Sarà proprio la Grande Corea ad approfittare della situazione, invadendo il Giappone. Gli Usa saranno ulteriormente devastati da una potente epidemia di influenza aviaria, che porterà numerosi cittadini americani a cercare la salvezza in un Messico che chiuderà le frontiere all’immigrazione (!). Il crollo americano culminerà nel 2025, quando la Corea – dopo aver spento le fonti di energia statunitensi con un satellite – invaderà militarmente gli Stati Uniti d’America. Sarà dunque in questi Usa, occupati e umiliati, che il giocatore sarà chiamato a muoversi e combattere.

Si tratta di un setting ben costruito e decisamente interessante. Certo, questo sottolineare l’arrendevolezza del Governo Democratico degli Usa (non per nulla, il primo faccione che si vede nell’intro è quello di Hillary Clinton), sembra un’idea presa pari pari dalle semplicistiche teorie dei polemisti Repubblicani magistralmente tratteggiati da Joe Bageant nel suo ‘La Bibbia e il fucile. Cronache dall’America profonda’ (saggio edito da Mondadori, estremamente interessante per chiunque voglia capire le dinamiche sociali e politiche in atto nel Sud degli Usa, tra le masse del proletariato bianco). Ma siamo comunque di fronte a un tentativo ben riuscito di immaginare un futuro devastato ma plausibile.

Peccato solo che Kaos Studios non si addentri di più in questa trama fantapolitica, visto che non verremo informati di nessun ulteriore sviluppo della situazione internazionale, fatto salvo un breve accenno nel finale.

Un’altra nota di demerito, va alla trama di Homefront che si svilupperà lineare e del tutto lontana da logiche macropolitiche: saremo membri della resistenza e saremo impegnati in anonime azioni di sabotaggio delle truppe coreane che culmineranno con un paio di missioni a supporto dell’esercito regolare Usa, nei pressi di San Francisco. Senza particolari colpi di scena o impatti decisivi sulla sorte dell’America.

Tutto questo messo in atto da un cast di personaggi tutt’altro che memorabile, che agirà secondo i classici stereotipi del genere. Apprezzabile solo la figura di Hopper (il ‘tecnico’ della resistenza del Colorado) che, a causa della sua etnia asiatica, verrà spesso discriminato dai NPC che incontreremo.

Discorso diametralmente opposto per gli scenari in cui ci muoveremo, a cavallo tra Colorado e California: essi, infatti, rappresenteranno alla perfezione l’America rurale del Sud Ovest e non falliranno nel riprodurre credibilmente gli effetti dell’invasione.

Altrettanto convincente sarà il comportamento dei NPC di ‘contorno’: i Coreani metteranno in atto tutte le peggiori nefandezze associabili a un invasore totalitarista (rastrellamenti, campi di prigionia, stermini di massa occultati in fosse comuni), mentre la popolazione statunitense reagirà in modo variegato e credibile di fronte all’invasione (avremo gli indomiti membri della Resistenza, ma anche i collaborazionisti, così come le masse sottomesse ai Coreani e gli ‘sbandati’ che approfitteranno del crollo delle istituzioni per vivere fuori dalla legge).

Una delle caratteristiche migliori di Homefront – raramente presa in considerazione dagli shooter moderni – sarà proprio quella del coinvolgimento dei civili nella guerra. Anche un capolavoro come Killzone – nonostante ci faccia combattere nelle strade di una capitale – rinuncia totalmente a coinvolgere i civili nelle dinamiche di gioco. Homefront, invece, lo fa e in modo molto pesante. Aggiungendo credibilità e drammaticità all’intera avventura.

 
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