Castlevania: la serie si rinnova a 25 anni dal primo capitolo
Lords of Shadow parte con un doppio peso sulle sue spalle: non solo è il reboot di una serie che ha quasi venticinque anni sulle spalle, ma è anche l’ultimo tentativo di portare la serie stessa al di fuori dei confini del mondo 2d che l’ha resa celebre e amata. Test della versione XBox 360.
di Jonathan Russo pubblicato il 21 Ottobre 2010 nel canale VideogamesXboxMicrosoft
La storia
Cominciare a parlare della trama del gioco non è scontato, sia perché parliamo di un reboot (dimenticate quindi tutto ciò che sapevate fino a oggi riguardo a Castlevania e ai suoi personaggi), sia perché il nome di Kojima associato al nuovo gioco non può che far sperare in uno sviluppo della storia più interessante del solito. Lords of Shadow è ambientato in una variante distopica del nostro medioevo, un mondo dove esistono la magia della luce e dell’ombra, e dove improvvisamente un misterioso incantesimo ha separato l’umanità dal regno dei cieli rendendo il pianeta un territorio di conquista per le forze del male. Il protagonista, Gabriel Belmont, è un crociato appartenente alla Fratellanza della Luce, il cui scopo è indagare sulle origini di questo misterioso incantesimo e contestualmente trovare un modo per riportare alla vita la moglie Marie, uccisa di recente proprio dai demoni che infestano la Terra.
Il gioco comincia in medias res, con Gabriel all’inizio del suo viaggio, che lo porterà ad attraversare letteralmente mezzo mondo facendo anche la conoscenza di qualche nuovo amico lungo la strada (da Zobek, un confratello crociato, alla giovane Claudia, al sibillino dio Pan). E' bene sottolineare che nonostante Gabriel porti il nome iconico dei Belmont, in questo reboot il cognome non ha alcun richiamo particolare, non c'è cioè riferimento alla famiglia di ammazzavampiri che caratterizzava la vecchia saga. Torna invece l'arma caratteristica proprio dei Belmont, la frusta Vampire Killer (nota anche come Combat Cross in questo gioco): sarà in effetti l'unica arma a disposizione di Gabriel per l'intero gioco, con la possibilità di potenziarla in vari modi e di abbinarla a quattro armi secondarie (i classici pugnali da lancio, l'acqua santa, un cristallo magico e... le fatine).
Va inoltre precisato che l'inizio del gioco può creare un'impressione fuorviante: nei primi capitoli ci troveremo infatti contro i licantropi come nemici, senza quasi alcuna menzione dei vampiri che sono il vero e proprio fulcro di tutto Castlevania. Ma si tratta solo dell'inizio: l'avventura di Lords of Shadow è infatti divisa in tre grandi sezioni, la prima contro i licantropi, la seconda contro i vampiri e l'ultima contro i necromanti (e riguardo alla presenza o meno di Dracula, l'antagonista per eccellenza della saga, non dico nulla per non rovinare eventuali sorprese).
In totale il gioco è piuttosto lungo, si parla di circa 15 ore senza tener conto dei vari oggetti segreti da trovare e le sfide sbloccabili per ciascun livello: una longevità poco comune per questo genere di giochi. Peccato però che la trama, nonostante tutte le aspettative, non solo si riveli estremamente sciatta in sé e nella narrazione, ma gli unici colpi di scena sono tutti piuttosto discutibili: sono due, di cui uno estremamente prevedibile (in realtà non è nemmeno un vero colpo di scena, è il gioco stesso che svela le carte con il proseguire della storia), l'altro è talmente poco collegato al resto dalla trama da non suscitare alcun tipo di stupore, ma casomai fa un po' sorridere. Menzione speciale la vorrei dedicare al filmato 'segreto' dopo i titoli di coda: davvero bello, ben girato e interessante, peccato che non c'entri assolutamente niente con il gioco appena portato a termine e sembri essere più che altro un trailer per il seguito, creando addirittura crea dei “buchi di sceneggiatura” relativi alla trama di Lords of Shadow (è piuttosto difficile rendere l'idea senza spiattellare cosa succede, ma per i curiosi non dovrebbe essere difficile trovare il filmato su youtube). Vedere quel filmato, dopo quindici ore di storia banale e mal raccontata, inevitabilmente fa pensare: “Ma non potevano usare quelle idee nel gioco, anziché relegarle al finale?”.
Un’ultima precisazione va fatta per chi si domanda se Lords of Shadow abbia a tutti gli effetti il feeling dei classici Castlevania: è una domanda legittima ma a cui è difficile rispondere. Per ovvi motivi è tramontato il setting caratteristico del castello di Dracula: il gioco è anzi per la maggior parte del tempo ambientato all’aperto, in ambientazioni che vanno dalle foreste ai villaggi a zone desertiche, senza però dimenticare anche castelli, cattedrali e torri diroccate. Ci sono diversi riferimenti ai vecchi giochi nei mostri che andremo ad affrontare, alcuni (pochi) presi pari pari dalla saga, come gli Ukoback, ovvero quei piccoli demoni volanti che accendono fuochi dappertutto, oppure le mandragore, cioè le piantine che sbucano dal terreno e attaccano semplicemente ‘urlando’ (in Lords of Shadow però cercheranno di succhiare l’energia vitale da Gabriel). In altri casi i riferimenti sono meno diretti, come nel caso di Malphas, che dall’essere un nemico comune nei precedenti Castlevania qui diventa un boss con una propria storia. Ogni nemico e ogni personaggio del gioco ha una propria descrizione dettagliata all’interno del menu, con illustrazioni molto belle.
In definitiva però si può dire che uno dei veri elementi di pregio del gioco, ovvero la sua longevità, dal punto di vista della trama diventa quasi un difetto, perché una storia poco brillante e poco coinvolgente che si trascina per quasi quindici ore corre il rischio di diventare noiosa, o quantomeno di non essere sufficiente a invogliare il giocatore ad andare avanti.