Il New York Times parla di Star Citizen
In un articolo intitolato 'Il videogioco che ha raccolto 148 milioni di dollari dagli appassionati ora desta preoccupazioni'
di Rosario Grasso pubblicata il 12 Maggio 2017, alle 15:01 nel canale VideogamesStar Citizen
Il New York Times ha deciso di dedicare un approfondimento a Star Citizen, il gioco di simulazione spaziale in sviluppo presso Cloud Imperium. L'articolo si intitola 'Il videogioco che ha raccolto 148 milioni di dollari dagli appassionati ora desta preoccupazioni' ma l'articolo non è così severo come il titolo stesso potrebbe far pensare.
Si riferisce piuttosto al fenomeno per il quale certi giochi particolarmente amati dagli appassionati raccolgono tanto denaro in crowdfunding senza però mantenere le promesse nel momento del rilascio vero e proprio. L'articolo cita nello specifico Mighty No. 9 e Clang, due dei titoli che nel recente periodo hanno disatteso le aspettative dei "backers".
Il New York Times, infatti, esalta lo straordinario successo riscosso finora da Star Citizen e vede il futuro del progetto in maniera positiva, nonostante qualche osservatore pensi che il team di sviluppo abbia perso il controllo sui lavori. I giornalisti del New York Times hanno intervistato Chris Roberts, principale responsabile del progetto, e tre dei backers di Star Citizen: uno di loro è arrivato a spendere 15 mila dollari in acquisti digitali interni al gioco.
"Mi piace l'idea che lo sviluppo del gioco non avvenga a porte chiuse, come succede con altri produttori", ha detto questo finanziatore. Il suo nome è Clifford Zernicek, ed è un architetto di 36 anni che risiede a Houston.
"Capire come funziona lo sviluppo di un gioco di questa portata, comunicare con gli sviluppatori e chiedere di migliorare alcuni aspetti è un'opportunità molto rara", ha detto un ragazzo di 18 anni, Matthew Slattery, che ha speso in Star Citizen circa 100 dollari finora. Entrambi i finanziatori hanno detto di essere disposti ad aspettare ulteriormente il rilascio della versione finale di Star Citizen, anche se il gioco era inizialmente previsto per il 2014, poi posticipato al 2016 e, infine, oggi non ha una data di rilascio probabile.
Chris Roberts ha aggiunto che il suo team sta cercando di migliorare ulteriormente la grafica di Star Citizen, che recentemente è passato da CryEngine ad Amazon Lumberyard engine, per poter offrire un'esperienza visiva di qualità cinematografica, e di voler creare un universo che possa crescere ulteriormente nel corso del tempo e che si compone di molteplici pianeti e sistemi solari tutti elaborati in dettaglio.
"Ho delle riserve sul fatto che Cloud Imperium possa raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissata", ha detto il terzo finanziatore, Mr. Kearns, web designer, di Chicago. "Dopo gli ultimi aggiornamenti e le recenti patch, però, ritengo di aver speso bene il mio denaro, e tutto quello che arriverà da ora in poi sarà un di più".
Altri dettagli sul progetto Star Citizen si trovano in questo speciale.
37 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLamentarsi della mancanza di localizzazione nel 2017 è di una tristezza infinita. Non pensi sia ora di allargare un po' gli orizzonti e imparare l'inglese?
Oltretutto come se fosse questo il problema di Starcitizen Ora come ora è poco più di una techdemo, voglio vedere se almeno per squadron42 mantengono le promesse.
No.
Penso piuttosto che chi continua a fare questo tipo di affermazioni sia uno snob.
E anche meno colto di quello che vuol far intendere, altrimenti potrebbe affermare che si dovrebbe imparare il giapponese o lo spagnolo.
Penso piuttosto che chi continua a fare questo tipo di affermazioni sia uno snob.
E anche meno colto di quello che vuol far intendere, altrimenti potrebbe affermare che si dovrebbe imparare il giapponese o lo spagnolo.
Tanto prima che finisca Berserk ho tutto il tempo di imparare il giapponese a menadito per rileggerlo in lingua originale...
Comunque mi spiace ma ha ragione. Magari non a livello madrelingua, ma conoscenze di inglese sono fondamentali anche a mio avviso, a prescindere dalla localizzazione di videogiochi... Libri, manuali, informazioni, viaggi all'estero, lavoro... Ormai e' molto piu' facile avere a che fare con non-italiani, e l'inglese e' fondamentale non perche' e' il piu' diffuso, ma perche' lo parlano tutti perche' e' una delle lingue con le regole piu' semplici (che quando vedo Junker dire che non e' piu' importante l'inglese mi scappa la risata)... Che poi l'Italia e' uno dei paesi europei con le piu' basse conoscenze di lingua straniera ormai e' un dato di fatto...
Sul fatto che le conoscenze di inglese siano fondamentali per comunicare in molti contesti pratici è indubbio. Qui però si parla di presentazione di contenuti, se vogliamo di attività affine alla letteratura e al cinema, di tipo umanistico (e bada bene, lo riconosco anche se non sono un giocatore). In ambito scientifico l'abitudine è di usare l'inglese, ma in ambito umanistico i ricercatori scrivono nella loro lingua, gli italiani in italiano, i tedeschi in tedesco e così via.
Trovo quindi fastidioso questo approccio basato sul "devi sapere l'inglese". Se un gioco è in giapponese, devo imparare il giapponese? Ma io non sono uno studioso di lingua e letteratura giapponese. Se un libro è scritto in arabo, devo imparare l'arabo? un testo scritto in devanagari deve essere letto in originale? e uno scritto in Maya? Insomma, perché l'inglese dovrebbe essere noto a tutti mentre non sento mai dire che bisogna imparare l'hindi o il telugu per seguire i film indiani? Soprattutto tenendo conto che in India si producono più del doppio dei film che negli Stati Uniti?
Insomma, quando applicato a un'attività artistica questo è un tipico esempio di sudditanza culturale.
Poi, ripeto, sì, in ambito tecnico devi sapere l'inglese, ma c'è un'enorme differenza tra l'inglese tecnico e quello umanistico.
Trovo quindi fastidioso questo approccio basato sul "devi sapere l'inglese". Se un gioco è in giapponese, devo imparare il giapponese? Ma io non sono uno studioso di lingua e letteratura giapponese. Se un libro è scritto in arabo, devo imparare l'arabo? un testo scritto in devanagari deve essere letto in originale? e uno scritto in Maya? Insomma, perché l'inglese dovrebbe essere noto a tutti mentre non sento mai dire che bisogna imparare l'hindi o il telugu per seguire i film indiani? Soprattutto tenendo conto che in India si producono più del doppio dei film che negli Stati Uniti?
Insomma, quando applicato a un'attività artistica questo è un tipico esempio di sudditanza culturale.
Poi, ripeto, sì, in ambito tecnico devi sapere l'inglese, ma c'è un'enorme differenza tra l'inglese tecnico e quello umanistico.
Indubbio, ma richiedere la localizzazione di una alpha è come chiedere ad uno scrittore Italiano di tradurre il testo in inglese mentre lo scrive: stupido, non importa quanto viene pagato lo scrittore.
Penso piuttosto che chi continua a fare questo tipo di affermazioni sia uno snob.
E anche meno colto di quello che vuol far intendere, altrimenti potrebbe affermare che si dovrebbe imparare il giapponese o lo spagnolo.
no, perchè del giapponese e dello spagnolo rispetto all'inglese non me ne faccio un c... Poi si possono imparare anche quelli se fa piacere o per un fine particolare ma è inutile che la meni, la lingua mondiale è l'inglese ed è quella fondamentale per comunicare con chiunque ormai, soprattutto in campo informatico. Il tuo esempio linguistico è numericamente irrilevante, soprattutto in ambito informatico e (qui) videoludico. Se poi vuoi entrare in un giudizio di merito piuttosto che di praticità si può discutere quanto vuoi... Sudditanza culturale? Chiamala così se ti fa piacere ma al di là della strapotenza economica delle nazioni anglofone (che già da sola basterebbe a giustificare la diffusione della lingua, altro che spagnolo e indiano parlato da milioni di... Poveracci) l'inglese è anche relativamente semplice da padroneggiare a livello base.
Non è questione di snobbismo o far sfoggio di cultura (che poi non capisco in base a quale strampalato principio uno che sa l'inglese dimostrerebbe di non essere colto... ), è questione di [U]praticità e realismo[/U].
Quindi ribadisco, chi non lo sa vada a studiare l'inglese, che strapparsi i capelli nel 2017 per un mancato doppiaggio è roba di un provincialismo insopportabile.
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