Sparatutto da Kuju con Unreal Engine 3

Kuju Entertainment e il produttore Ghostlight rivelano di essere al lavoro su uno sparatutto in prima persona ambientato nella prima guerra mondiale.
di Rosario Grasso pubblicata il 06 Luglio 2007, alle 15:22 nel canale VideogamesKuju Entertainment e Ghostlight, tuttavia, hanno deciso di creare un gioco basato proprio su questa ambientazione. Le vicende, infatti, verranno contestualizzate nell'Europa in preda al conflitto. I temi principali di questa produzione saranno, a detta dei produttori, "fango e sangue".
Il gioco si chiama To End All Wars, impiega Unreal Engine 3, ed è destinato alle console di nuova generazione, PlayStation 3 e XBox 360. Il rilascio è previsto nell'estate del 2008.
To End All Wars è sviluppato da uno studio interno a Kuju, ovvero Chemistry, già responsabile di Buzz! (PS2) e Sensible Soccer (PS2). Si è prestata grande attenzione alla ricostruzione delle ambientazioni, delle armi e dei veicoli dell'epoca. Il gameplay include combattimenti nelle trincee, pattugliamenti notturni e disperate cariche nelle cosiddette terre di nessuno.
Il produttore, Ghostlight, è stato fondato nel 2004. Si è occupato della serie Digital Devil Saga (PS2) per il Regno Unito, e attualmente sta lavornado su Glory Days 2 (NDS) e Spinout PSP). "Congiuntamente agli altri progetti che saranno annunciati prossimamente, To End All Wars aiuterà Ghostlight a raggiungere il suo obiettivo, divenire un produttore di riferimento", sono le parole di Khaled Lababedi, direttore di Ghostlight.
25 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoE' il fatto che milioni di persone ora invece passino allegre serate mettendo in scena tali tragedie tra birre e schiamazzi e' ancora piu' rivoltante.
Il fatto e' che la maggior parte dei videogiocatori non hanno una lontana idea di cosa possa essere una guerra , e cosa siano state realmente le guerre su scala planetaria.
Forse se si facesse un videogioco sul cancro, nel quale si impersona la parte di un malato terminale non ci sarebbe piu' tanta voglia di giocare. Ho portato l'esmpio della malattia per eccellenza del nostro tempo perche' forse cosi' si riesce a dare il senso, visto che chi piu' chi meno tutti ne siamo toccati.
Tutto questo considerando che sono tutt'altro che un bigotto, che a degli sparatutto ho giocato molto anche io online e a livelli internazionali, ma tra distruggere pupazzetti e alieni e ricostruire ambientazioni e tragedie storiche dettagliate..ne corre onestamente.
E ora linciatemi pure.
Si vada a fare un bel viaggio nei campi di sterminio polacchi in Gennaio, con uno straccio addosso e senza aver mangiato da 10 giorni, se proprio si cercano gli scopi didattici e di rimembranza, altro che videogiochi...
la tua retorica potevi risparmiarcela. certi discorsi prolissi sulla malattia e la sofferenza ci hanno veramente toccato tutti quanti. ora però mi sa che devo andare al funerale di un pixel, poveretto.. l'hanno ammazzato con un colpo di AK-47..
Ma si potrebbe dire ancor di piu' a proposito di fumetti riguardanti tragedie storiche/sociali, di armi giocattolo come..chesso' una riproduzione della "FatBoy" se venisse messa in vetrina a natale da Walmart, oppure di un film su...film..no lasciamo perdere, hanno gia dissacrato tutto cio' che c'era da dissacrare.
Comunque una differenza tra film e videogiochi c'e'.
Uscendo dal cinema dopo aver visto un film come "salvate il soldato Ryan " ad esempio , hai fisicamente la nausea e sei costretto a pensare (sempre se hai un cervello ed una coscenza certo). Il film puo' farti riflettere, il film solitamente ti fa' riflettere.
Mentre cazzareggi sull'xbox a 15 anni non rifletti su nulla se non sul fatto che ti ci vorrebbe un pack di batterie ricaricabili perche' quelle usa e getta non durano un cazzo.
Comunque mollo il colpo qui, mi rendo conto che ho il ph alterato.
Buona partita
Hammering
Hammer dice uan cosa interessante, anche se con toni esagerati..."Si vada a fare un bel viaggio nei campi di sterminio polacchi in Gennaio, con uno straccio addosso e senza aver mangiato da 10 giorni, se proprio si cercano gli scopi didattici e di rimembranza, altro che videogiochi..."
Guarda, io sono stato ad Auschwitz in gennaio, sotto 10 cm di neve anche se avevo un cappotto addosso e avevo mangiato... il mio scopo era vedere coi miei occhi i luoghi della tragedia, non morirci, in quei luoghi. E' stata sicuramente un'esperienza toccante, anche se, uscendo dalla sala dei forni c'erano degli studenti francesi che si sono messi a fare una foto di gruppo con tanto di sorrisoni da gita scolastica... mah... non so se i videogiochi li hanno resi così o è in generale l'assenza di valori che piuttosto permea la nostra epoca.
Tra l'altro, è vero che i giochi di guerra ti "incitano a uccidere il nemico" ma è anche vero che non fanno giochi in cui tu sei un nazista che deve segregare quanti più prigionieri ad Auschwitz.
I giochi, fanno riflettere sulle tragedie molto meno dei film (o dei libri, vedi ad es. Centomila Gavette di ghiaccio), ma ci sono degli esempi anche positivi.
Vuoi sapere quale? Non c'entra con la guerra, ma... chi di voi ha giocato al gioco "Mafia" per PC e l'ha finito, ricorderà il triste finale (che non svelerò qui) che, anche se interpreti un mafioso nel gioco, ti da una lezione morale su ciò che significa fare il mafioso...
@ Hammer
Scusa ma tutta questa perbenistica pappardella, oltre al fatto di essere totalmete fuori luogo, è pure insensata..La storia racconta di guerre e massacri da quando esiste l'uomo.. e allora? che dobbiamo fare? frustarci e cospargerci di sale le ferite mentre purifichiamo pc e console giocando ai puzzle dei teletubbies per 36 ore consecutive?
Che ti piaccia o no le guerre, dall'uomo preistorico a quello di domani ci sono e ci saranno sempre, così come ci saranno videogiochi, libri, film, gadget e quant'altro su di esse!
Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".