Perché Breath of the Wild è uno dei migliori Zelda di sempre

Perché Breath of the Wild è uno dei migliori Zelda di sempre

Dopo aver completato il lunghissimo nuovo gioco per Nintendo Switch e Wii U, Stefano, grande esperto della serie, ci racconta tutto sui giochi con Link, ci svela i retroscena e ci fornisce la sua prospettiva su come la serie è cambiata nel corso del tempo.

di pubblicato il nel canale Videogames
NintendoSwitchWii U
 

Setting e Background

C’è dibattito tra gli appassionati. Dove si colloca BOTW nella complessa linea del tempo dell’immaginario di Zelda? Attualmente non abbiamo ancora prese di posizioni ufficiali, mentre internet è un fiorire di teorie più o meno azzardate.

Personalmente, posso dirmi piuttosto convinto dalla corrente di pensiero che posiziona BOTW sulla linea del tempo del Link adulto, a seguito di Ocarina of Time, in prossimità degli eventi narrati in Wind Waker. Difficile dire con certezza se BOTW abbia luogo prima o dopo WW: la situazione compromessa del Regno, lascerebbe intendere che la caduta/inondazione di Hyrule abbia già avuto luogo e, in BOTW, abbiamo tutte le razze che popolano proprio il mondo marittimo dell’episodio per GameCube: i Koroks - evoluzione fogliforme dei Kokiri umanoidi di Ocarina - e i Rito - gli uccelli antropomorfi, che si dice siano evoluzione degli Zora e che in BOTW si presentano molto più ‘pennuti’, rispetto a quanto visto in WW -. Ci sono però anche gli Zora stessi - considerati estinti in WW -: nulla vieta che non lo fossero e che, con il passare dei millenni, essi si siano riproposti come una delle razze più importanti dell’inter Hyrule (tra l’altro più ‘squaliformi’ rispetto al passato), ma si potrebbe anche pensare che BOTW venga prima di WW e che la connessione tra Zora e Rito sia quindi differente da quella spesso sostenuta.

L’intero dibattito è destinato a proseguire, almeno finché Nintendo non si pronuncerà in modo ‘ufficiale’ (c’è già chi vocifera una ‘salomonica’ nuova linea di narrazione che riunirà le tre precedenti…) ed è un’ulteriore testimonianza di quanto l’immaginario di Zelda sia radicato e ‘sentito’ dai fan. Nonostante le sue ingenuità (iniziali) e le sue complicate incongruenze.

Sta di fatto che l’Eroe del Tempo, Link, si risveglierà dal proprio sonno secolare in una Hyrule in rovina, privata delle proprie grandi città, della Monarchia e di tutto l’impianto sociale che conosciamo. Presto - senza esagerare con le anticipazioni - verremo a conoscenza che 100 anni prima, la Calamità Ganon (incarnazione del male) si è risvegliata ed ha avuto la meglio sulle forze a difesa di Hyrule. È per questo motivo che il Regno è in rovina e che la natura ha progressivamente preso il sopravvento sulle costruzioni della civiltà (che sopravvivono in pochi centri abitati). I segni del disastroso scontro sono ben visibili in tutto il mondo: al di là del castello reale, minacciosamente ancora avvolto da nubi maligne, villaggi, pianure, valli e montagne recano le tracce fisiche della grande battaglia di un secolo prima. Molto presto nella nostra avventura, infatti, ci imbatteremo in ruderi di fortificazioni difensive, ma troveremo anche le carcasse delle macchine da guerra di 100 anni prima.

Breath of the Wild sulla linea del tempo del Link adulto, a seguito di Ocarina of Time, in prossimità degli eventi narrati in Wind Waker
Quello che salta immediatamente all’occhio, nella nuova Hyrule, al di là della rigogliosa e dominante natura, sono i residui di una antica tecnologia militare che non aveva mai fatto capolino in modo così insistito nell’immaginario di Zelda. Con BOTW, in un contesto che rimane ‘classicamente’ fantasy, fanno infatti la loro comparsa tutta una serie di elementi meccanici inusuali. Essi sono frutto degli studi e del lavoro della mitica civiltà Sheik, hanno avuto un drammatico ruolo negli ultimi scontri contro la Calamità Ganon e, in un modo o nell’altro, torneranno centrali anche nell’ennesima, imminente, battaglia tra bene e male.

Questa ‘eredità degli antichi’ - scarsamente compresa e padroneggiata nella Hyrule di BOTW - apre a un ulteriore approfondimento nell’immaginario di Zelda, andando a connotare la ‘superiorità ‘degli Sheik in modo ancora più marcato.

Non va nemmeno taciuto che - per la prima volta - la razza Sheik sarà presente ‘in forze’, anche se clamorosamente indebolita/regredita rispetto ai fasti di un passato di 10.000 anni prima.

Assieme agli Sheik, ci saranno gli onnipresenti Hylia: anch’essi in crisi, dopo il crollo della famiglia reale, restano la popolazione più rilevante di Hyrule, quella da cui provengono sia l’Eroe del Tempo, sia la Principessa Zelda. Tornano anche i Goron - i possenti uomini di pietra del Monte della Morte - e, come detto, i Koroks, residenti nei Boschi perduti.

I Rito, come anticipato, si sono evoluti, perdendo buona parte delle loro caratteristiche umanoidi (se prima erano umanoidi con caratteristiche da uccello, non in grado di volare per davvero, adesso è vero tutto l’opposto). Gli Zora sono sempre più simili agli elfi: mantengono la loro identità ittica, dal punto di vista morfologico sono più ‘squaliformi’ del passato, ma godono di una longevità che in precedenza non era mai stata così sottolineata e hanno caratteristiche di avanzamento culturale, di ieraticità e saggezza che strizzano decisamene l’occhio agli elfi dell’immaginario classico.

Tornano anche le Gerudo - rigorosamente ed esclusivamente al femminile -, padrone di una cittadella isolata nel deserto, ma presenti un po’ in tutta Hyrule, in cerca di compagni maschi.

Una completa novità è invece rappresentata dalle forze del Clan Yiga, Sheika rinnegati che faranno di tutto per eliminare l’Eroe del Tempo.

Setting e cast sono certamente tra i più ricchi e credibili mai incontrati in uno Zelda. Fortunatamente, come vedremo, il gioco fa molto per valorizzare buona parte dei personaggi non giocanti, che andranno a comporre una ‘società’ credibile e vitale.

Anche la main quest - pur senza vantare un’originalità marcata - possiede una buona drammaticità, sfrutta a piene mani questo mondo ricco e vasto e, soprattutto, sa coinvolgere. C’è una malinconia latente in BOTW. E la si avverte subito.

Questa Hyrule in rovina, ‘mangiata’ dalla natura, fa da immediato preludio a una storia triste e sofferta, che, in più punti, può rivaleggiare con i toni cupi di Majora’s Mask.

Certo, ci sono parentesi allegre e volutamente ironiche, ma gli snodi narrativi principali sono maturi e amari, così come i personaggi primari, che, pur non godendo di molti minuti ‘sullo schermo’, entreranno rapidamente nei cuori dell’utente. In primis per i loro struggimenti.

Molto, sicuramente, in questo senso, fa un azzeccatissimo character design. Credo che la Zelda di BOTW abbia davvero pochi rivali: per certo è già sul mio personale podio.

 
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