Recensione Assassin's Creed Unity: la Rivoluzione conservatrice
Il lancio di questo ennesimo capitolo della saga di Assassin’s Creed è stato particolarmente travagliato, soprattutto per le reiterate problematiche di natura tecnica. Nei panni di Arno Dorian veniamo catapultati nella delicata epoca rivoluzionaria, in una Parigi minuziosamente ricreata. Le fasi stealth sono state riviste rispetto a Black Flag, così come il sistema di combattimento, sebbene l’impressione generale trasmessa dal gioco ci sia sembrata fin troppo simile alle esperienze già vissute in passato.
di Davide Spotti pubblicato il 10 Dicembre 2014 nel canale VideogamesAssassin's Creed
Introduzione
Già da settimane Ubisoft è al centro del mirino e non servono elevate capacità critiche per riconoscere che in questa situazione ci si trova, soprattutto, per propri demeriti. La politica attenta ai numeri è sempre ineccepibile, decisamente meno la qualità dell’esperienza interattiva che viene proposta al pubblico con questo nuovo Assassin’s Creed, a maggior ragione dopo i seri inconvenienti tecnici di quest’anno. Dopotutto, era prevedibile che si sarebbe arrivati fin qui.
La casa francese sta deliberatamente spingendo un brand abusato e sfruttato in ogni modo possibile, forte di una pipeline nello sviluppo dei propri titoli che le permette di portare sul mercato tanti prodotti in un arco di tempo davvero ristretto. I team dell’azienda francese sono sempre più popolati, centinaia le persone che lavorano in contemporanea su tanti progetti e quest’anno è addirittura stato possibile mettere sul mercato due capitoli diversi della stessa saga, pubblicati per giunta nello stesso giorno. Abbiamo infatti Unity, disponibile unicamente su PC e console di nuova generazione, affiancato da Rogue sulle vetuste PS3 e Xbox 360.
Se in seguito al lancio di Watch Dogs le principali problematiche avevano riguardato il pesante downgrade grafico e un appeal generale al di sotto delle aspettative – nonostante i numerosi rinvii – con Assassin’s Creed Unity gli errori sono stati soprattutto inerenti le problematiche di natura tecnica, che hanno attanagliato il gioco nelle sue prime settimane di permanenza nei negozi. Le tre patch già messe a disposizione dell’utenza hanno risolto varie difficoltà, legate soprattutto alla presenza di fastidiosi bug e glitch, ma non hanno comunque apportato cambiamenti sostanziali per quanto riguarda, ad esempio, l’instabilità del framerate. Nei giorni scorsi abbiamo già pubblicato un’approfondita analisi tecnica, pertanto in questo pezzo ci soffermeremo soprattutto sugli altri aspetti più rilevanti della produzione.
Peraltro nei giorni scorsi Yannis Mallat, CEO di Ubisoft Montreal e Toronto, ha diffuso un comunicato nel quale si è scusato per gli inconvenienti e ha promesso il download gratuito del DLC Dead Kings per tutti coloro che siano in possesso di una copia del gioco fin dal day one. Gli acquirenti del Season Pass avranno invece l’opportunità di ricevere un titolo a scelta tra The Crew, Far Cry 4, Watch Dogs, AC Black Flag, Rayman Legends e Just Dance 2015. Francamente, non è abbastanza.
Negli ultimi mesi i progetti di Ubisoft che hanno avuto maggior successo e si sono dimostrati di qualità più elevata sono quelli portati a termine da team di dimensioni ridotte. Ci riferiamo a Child of Light e soprattutto Valiant Hearts, unico nel suo genere a fornire una rappresentazione in chiave ludica della Prima Guerra Mondiale, a metà strada tra gioco e documentario, intrattenimento e divulgazione. Se poi aggiungiamo che la recente beta di The Crew non ha entusiasmato (ovviamente ci riserviamo di capirne di più nel nostro test definitivo) e Far Cry 4, pur avendo un suo appeal, è per larghi tratti lo stesso gioco proposto due anni or sono, rimane solamente The Division a salvare le prospettive sul fronte tripla A della casa francese. E visto il quadro fin qui delineato, sono sensibilmente più elevate le preoccupazioni rispetto alle certezze.
A queste difficoltà si è aggiunto il recente annuncio – trafugato o meno, poco importa – di Assassin’s Creed Victory, ennesimo capitolo della serie, questa volta ambientato nella Londra vittoriana e pianificato come di consueto per il prossimo autunno. A nostro parere serve più serietà, la corda è stata tirata a sufficienza e la reiterata “mungitura” dell’utenza – passateci il termine – rende poca giustizia a tutti coloro che provano un’autentica e sincera passione per questa forma di intrattenimento.