Recensione Assassin's Creed Unity: la Rivoluzione conservatrice
Il lancio di questo ennesimo capitolo della saga di Assassin’s Creed è stato particolarmente travagliato, soprattutto per le reiterate problematiche di natura tecnica. Nei panni di Arno Dorian veniamo catapultati nella delicata epoca rivoluzionaria, in una Parigi minuziosamente ricreata. Le fasi stealth sono state riviste rispetto a Black Flag, così come il sistema di combattimento, sebbene l’impressione generale trasmessa dal gioco ci sia sembrata fin troppo simile alle esperienze già vissute in passato.
di Davide Spotti pubblicato il 10 Dicembre 2014 nel canale VideogamesAssassin's Creed
Conclusioni
Abbiamo aperto questa recensione parlando di Rivoluzione conservatrice, un ossimoro che rende perfettamente l’idea di cosa ci si può aspettare da questo Assassin’s Creed Unity.
La cura nella creazione artistica delle ambientazioni è, come da tradizione, uno dei punti forti della serie, ed era da anni che aspettavamo di poter veder rappresentata la città di Parigi in un’epoca di grandi cambiamenti come quella della Rivoluzione francese. Al di là dell’ambientazione, le altre valutazioni di segno positivo riguardano soprattutto l’introduzione della modalità cooperativa e la presenza di un personaggio convincente come Elise, sebbene gli eventi siano fin troppo concentrati sulla sua figura.
Nondimeno, sono numerosi i dettagli che si rivelano, ad un’attenta analisi, in tutto o in parte fallimentari. Le aggiunte introdotte per la parte stealth erano doverose ma non funzionano come ci si sarebbe potuti aspettare, mentre su questo fronte sono state eliminate altre opportunità di azione che in Black Flag funzionavano piuttosto bene e avrebbero meritato una conferma.
Arno è un personaggio di discreto interesse ma le sue similitudini con Ezio Auditore lo mettono in ombra e danno quella sensazione di deja vu su cui gli sviluppatori avrebbero dovuto lavorare, proprio per evitare una deriva, che si percepisce anche nella trama, peraltro a tratti fumosa e non appagante come ci si sarebbe potuti aspettare.
Ci sono poi le note dolenti inerenti il sistema di combattimento e, soprattutto, l’inaccettabile carenza dimostrata dall’IA nemica, anche in questo caso all’insegna della conservazione, per non dire della regressione, visto che in Black Flag le impressioni da parte nostra erano state sensibilmente migliori. Tutti questi appunti si aggiungono alle già citate difficoltà dal punto di vista tecnico, che hanno contribuito a gettare ulteriore benzina sul fuoco e alimentare le critiche.
L’annuncio di Victory lascia presagire l’intenzione di Ubisoft di proseguire imperterrita sulla sua strada, forte delle vendite che continuano ad essere ottime e incurante dei problemi e delle chiare involuzioni alle quali abbiamo assistito con questo primo capitolo di nuova generazione. Al di là delle pecche grafiche, l’impressione è che siano finite le idee. Sarebbe quindi il caso di fermarsi, pensare a nuove strategie, riporre i cappucci in un angolo, per qualche tempo. Oppure chissà, lasciare che questo brand faccia la stessa fine di un Guitar Hero, dopo aver esagerato ancora, e ancora. Staremo a vedere.
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoquando ormai anche il mio cane ha finito il gioco e sbloccato tutti i trofei
un mese per testare un gioco...bel record
quando ormai anche il mio cane ha finito il gioco e sbloccato tutti i trofei
un mese per testare un gioco...bel record
Immagino perché hanno aspettato che il gioco diventasse minimamente giocabile, visto che al d1 era una beta, anzi una pre-alpha
quando ormai anche il mio cane ha finito il gioco e sbloccato tutti i trofei
un mese per testare un gioco...bel record
magari anche la redazione si è rifiutata di acquistare sta schifezza prima che diventasse un minimo giocabile
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