Recensione PES 2015: sulla buona strada per tornare ai vecchi fasti
La stagione 2014/2015 segna il ritorno in prima linea di Konami con la sua inedita versione next-gen di Pro Evolution Soccer. Gli ulteriori dodici mesi di sviluppo hanno permesso al team di implementare numerose novità e di rendere questo titolo molto più interessante di quanto non siano stati, da molti anni a questa parte, i suoi predecessori. Tutto questo avviene in concomitanza con i notevoli passi falsi compiuti da FIFA 15, che hanno contribuito a creare malumori tra i giocatori più attenti. Si avvicina la fine di un’epoca e il ritorno ai fasti del passato?
di Davide Spotti pubblicato il 27 Novembre 2014 nel canale VideogamesLe licenze: la Champions League asiatica affianca le altre coppe
Il lavoro sulle licenze di PES, lo sappiamo, non è mai stato particolarmente efficiente in casa Konami. Nel tempo ci sono stati miglioramenti di vario tipo, pensiamo ad esempio all’introduzione di competizioni ufficiali europee come la Champions League e l’Europa League, affiancate poi da una certa attenzione per l’universo sud americano con la Coppa Sudamericana e la Coppa Libertadores.
La novità di quest’anno è rappresentata dall’inserimento della Champions League asiatica, che permette di avere un occhio su molti team ancora sconosciuti ai più ma che stanno emergendo, soprattutto per le offerte avanzate ad alcuni giocatori e allenatori nostrani. Ci riferiamo in particolare al Guangzhou, allo stato attuale allenato da Fabio Cannavaro e tra le cui fila milita Alessandro Diamanti.
Le leghe sono complessivamente dieci e le principali novità sono costituite dalle serie cadette dei campionati italiano, inglese, spagnolo e francese. Mentre le prime due sono del tutto sprovviste di licenze, sia per i team che per i giocatori, le seconde divisioni di spagna e francia sono interamente coperte da licenza. Peraltro, su questo versante, ci sono ancora lacune piuttosto importanti che Konami dovrebbe cercare di colmare, pensiamo soprattutto alla reiterata assenza della Bundesliga, che non è cosa da poco dato l’attuale livello qualitativo di quella competizione sul palcoscenico europeo. Va aggiunto che, grazie ad un aggiornamento reso disponibile al day one, sono state inserite ulteriori licenze a fianco di quelle originariamente disponibili nel gioco, tra cui otto nuovi team europei completi e sei squadre appartenenti al campionato brasiliano (Santos, Internacional, Vasco da Gama, Criciuma e Chapecoense), per un totale di 109 giocatori reali.
Il menù di gioco replica in tutto e per tutto la struttura già adottata da un paio d’anni su FIFA, attraverso un’ordinata suddivisione delle categorie in grandi riquadri. Se da questo punto di vista – seppur con evidenti copiature – è stato svolto un buon lavoro, lo stesso non si può ancora dire per i menù interni alle partite, che al contrario sono ancora in linea con il tradizionale layout dei vecchi PES e, allo stato attuale, ci appaiono piuttosto desueti.
Da FIFA è stato tratto spunto anche per il sistema di Allenamento Abilità, del tutto analogo alle Sfide e che prevede di portare a termine una serie di minigiochi di vario tipo, conseguendo anche una valutazione crescente dal bronzo fino all’oro. Come da tradizione infine non manca l’esteso editor che permette di personalizzare moltissimi dettagli dei giocatori e delle rose, dando modo di integrare le mancanze dovute alle licenze.