Sniper Elite III, recensione: contro l'Asse, nel segreto del deserto

Sniper Elite III, recensione: contro l'Asse, nel segreto del deserto

La figura del cecchino ha sempre il suo fascino. La si associa, naturalmente, a fumosi e frastagliati scenari urbani: una giungla moderna, dove potersi nascondere per colpire indisturbati e seminare morte in modo invisibile. Nell’immaginario collettivo, anche la II Guerra Mondiale viene di sovente associata a battaglie e bombardamenti urbani e certamente europei.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Introduzione

Dopo il bell’esordio della Serie (un ispiratissimo primo capitolo, in cui abbiamo fatto la conoscenza di Karl Fairburne, glaciale cecchino americano, infiltrato tra le truppe naziste in rotta a Berlino, con il compito di favorire il crollo di Hitler, ma anche – e soprattutto - di frenare l’eccessivo spadroneggiare dei Sovietici, alla ricerca dei segreti del Reich), la saga di Rebellion ha vissuto un passaggio a vuoto piuttosto marcato, offrendo una seconda ‘puntata’ troppo lineare, poco interessante e vessata dalle bizze di un’IA decisamente scostante.

Con Sniper Elite III, Rebellion ha promesso una decisa rivoluzione dei cliché fin qui elencati. Tanto per cominciare, il setting.

Il teatro delle operazioni, questa volta, è il Nord-Africa. La campagna africana della Seconda guerra mondiale, oltre a vedere da molto vicino l’impegno costante dell’esercito italiano, ha conosciuto personaggi di rara profondità, estrema preparazione o malevola crudeltà (si pensi a Montgomery, Alexander, Eisenhower, Graziani, Rommel, Paulus e Kesserling, solo per citare i più celebri) e ha raccontato eventi drammatici ed eroici (come quelli avvenuti nelle battaglie di Beda Fomm, Sidi El Barrani, Marsa Brega, Sollum, Gazala o durante l’assedio di Tobruk).

La retorica legata al secondo conflitto mondiale, però, è sempre stata piuttosto avara di spazio da dedicare allo scenario africano, sempre oscurato dalle ‘imprese’ che hanno avuto luogo sul suolo europeo o nello scenario del Pacifico.

Rebellion coglie la palla al balzo e ci spedisce tra sabbie, oasi e palme. Seguiremo – ma nemmeno troppo da vicino – gli sviluppi della campagna di ‘ritorno’ dell’Asse (con i Tedeschi determinati a recuperare il terreno perduto dopo la rotta italiana), partendo dall’epico assedio di Tobruk (che comunque vivremo solo in modo decisamente marginale). La Campagna d’Africa, però, resterà più che altro sullo sfondo, infatti molto presto, Fairburne si concentrerà su una missione segretissima, alle spalle delle linee nemiche.

La scelta di ambientare SE III in Nord Africa è quindi certamente interessante, oltre a non avere il sapore 'del già visto', si pone come accattivante soluzione ludica.

Ampi spazi, natura lussureggiante, fauna e flora esotici, oasi. Tutti elementi poco sfruttati dall'industria ludica dei giochi di guerra. Tutti elementi che assolutamente si prestano a più strategie di gioco. In particolare, la svolta è quella degli spazi aperti.

Se i primi SE (soprattutto il secondo), erano organizzati secondo percorsi piuttosto costrittivi - favoriti dall'ambientazione soprattutto urbana -, la grande sfida di Rebellion, ora, è quella di proporre un (edulcorato) simulatore di cecchinaggio, in salsa stealth con rilevantissima spolverata di open world.

 
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