Retrogaming: Vagrant Story, il capolavoro dimenticato
Therinai ci ha mandato il secondo articolo per la nuova rubrica dedicata al Retrogaming. Dopo Theme Hospital, ci parla di Vagrant Story, un apprezzatissimo gioco di ruolo per la prima PlayStation che, purtroppo, oggi viene ignorato dal pubblico di massa.
di Gabriele Di Gennaro pubblicato il 17 Luglio 2014 nel canale VideogamesPlaystationSony
Storia fantastica vissuta da umani
Appena avviato il gioco parte una generosa introduzione ai fatti. Seguendola si conoscono i personaggi chiave e i loro ruoli.
La narrazione parte dal palazzo del duca Bardorba, in fiamme. Guildenstern, leader delle Crimson Blades del Cardinale, sta dando la caccia a Sydney Losstarot, capo del culto Müllenkamp. Questo viene trovato dal protagonista del gioco, il personaggio con il quale si gioca: Ashley Riot, uno degli agenti denominati Riskbreaker, membri del VKP (Valendia Knights of the Peace). Tra i due c'è un breve scontro ma Sidney riesce a fuggire costringendoci a combattere con una viverna, portando con sé anche il figlio del Duca. Callo, collega Riskbreaker che accompagna Ashley, ci raggiunge per informarci che Leá Monde è la sede del Müllenkamp, quindi Ashley decide di dirigervisi per cercare Sydney. A questo punto inizia il gioco.
L'introduzione si svolge con la grafica in-game e, oltre alla storia e i personaggi, introduce il mondo che andremo ad esplorare. Leá Monde è una città dallo stile gotico immersa in un contesto fantasy medioevale, abbandonata in seguito ad un grave terremoto. Ancora oggi mi sorprende, nonostante l'età del gioco e la grafica ormai preistorica, la cura nella caratterizzazione dell'ambiente in ogni suo dettaglio.
Sostanzialmente l'avanzamento si divide in esplorazione della città in superficie e dei suoi dungeons, i sotterranei, di svariata natura e complessità. Alcuni sono semplici corridoi, in altri occorre dar fondo al proprio senso di orientamento per non dover consultare in continuazione la mappa (dal menu si può accedere ad una mappa tridimensionale che memorizza tutte le location visitate).
Strada facendo s'incontrano numerosi tipi di nemici: umani, bestie, draghi, creature malvagie di altra natura. A volte ci si trova la strada sbarrata da porte chiuse (non solo da chiavi) e occorre esplorare per poter proseguire. Ma buona parte del gioco la fanno i personaggi che incrociano la nostra strada, e non a caso ho intitolato il capitolo Storia fantastica vissuta da umani. I personaggi sono caratterizzati magistralmente, hanno un loro background, proprie attitudini, modi di fare e di atteggiarsi, e si scoprono strada facendo. Alcuni hanno fini nascosti all'inizio che si rivelano più avanti, altri cambiano a causa dell'evolversi degli eventi. Ognuno interagisce in modo differente con il giocatore. Si ha a che fare con autentici umani, non con bot o frutti della sommarietà.
Il protagonista non è abbandonato a sé stesso insomma, e alcune sequenze dedicate alla storia addirittura mettono in primo piano altri personaggi, rubandogli la scena. Ovviamente anch'esso è caratterizzato con attenzione (paradossalmento meno degli altri personaggi chiave) e il gameplay ne è direttamente influenzato. Infatti Ashley Riot ha perso la memoria, e solo proseguendo nel gioco la recupera. Recuperare le sue memorie significa anche recuperare tecniche di combattimento, come le Chain Abilities e le Break Arts.
Lo svolgersi degli eventi procede con l'esplorazione, con azioni che al momento opportuno fanno partire una sequenza animata. Ciò avviene con la grafica del gioco, un piccolo particolare molto importante per non interrompere il gameplay, o meglio l'immedesimazione che il giocatore ha con il gioco. I personaggi parlano grazie a dei baloon, fumetti, e non sono doppiati, producendo conversazioni di notevole spessore. Si esprimono nel rispetto delle proprie caratteristiche e del contesto, e coerentemente rivelano nuovi dettagli sulla storia, su cosa stanno facendo, sul rapporto che hanno con gli altri personaggi coinvolti.
Nel complesso la sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi sono a livelli che difficilmente vengono raggiunti dalle produzioni videoludiche odierne. Srotolando l'intreccio non si trovano cadute di stile, eventi fuori luogo, personaggi che non hanno ragione di esistere.
Vagrant Story culmina e offre il meglio nel sistema di combattimento e di crafting, e normalmente troverei fuori luogo, se non proprio fastidiosa, l'irruzione della narrazione in un contesto di questo tipo. Ma in questo caso si svolge con tale maestria che la considero benvenuta.