Recensione Wolfenstein The New Order: si torna agli albori degli fps
Con The New Order, la software house svedese MachineGames ha il non facile compito di riportare alla modernità Wolfenstein, e quindi da una parte mantenere il fascino dei videogiochi di una volta e dall'altra contestualizzarlo all'interno di una struttura che sia anche moderna e immersiva. Ha deciso di farlo esclusivamente in chiave single player, escludendo una modalità, quella multiplayer, che ha comunque fatto la storia del franchise.
di Rosario Grasso pubblicato il 20 Maggio 2014 nel canale VideogamesCome sarebbe il mondo se i nazisti avessero vinto la seconda guerra mondiale?
Quei giochi in cui le risorse vitali salivano anche oltre i 100 punti, in cui si sparava a più non posso, in cui avevi un protagonista iconico super-macho e dalla mascella enorme, in cui dovevi premere anche per raccogliere da terra le cose più insignificanti, in cui, quando uccidevi gli avversari, vedevi il loro corpo esplodere in mille pezzettini. Beh, adesso non ne fanno più di giochi così o, scusate un attimo, effettivamente in Wolfenstein The New Order ci sono tutti questi elementi.
Ma la giovane software house svedese MachineGames non si è fermata a questo, visto che ha voluto inserire questi elementi iconici per la storia degli sparatutto in prima persona all'interno di una cornice moderna, che contempla anche le coperture, sequenze di narrazione in stile cinematografico, una storia profonda ed emozionale, la possibilità di agire in maniera tattica e accorta. E ne è venuto fuori un mix interessante, che tocca dei vertici di altissima qualità, anche se in altri momenti appare fin troppo semplicistico.
Innanzitutto, bisogna parlare del contesto storico alternativo individuato da MachineGames per immergere le vicende del nuovo William J. Blazkowicz, che possiamo tranquillamente inserire all'interno del genere dell'Ucronia. Alternativo perché i tedeschi hanno vinto la seconda guerra mondiale, grazie a una tecnologia militare a cui gli Stati Uniti e le altre forze impegnate nel conflitto non hanno saputo resistere. The New Order, da questo punto di vista, è sia un reboot che un sequel dei vecchi Wolfenstein (vecchissimi dicono, ahimé, i dati sulla mia carta d'identità), proprio perché è ambientato negli anni '60, quando i nazisti hanno ormai affinato le loro armi, che appaiono così in formato avveniristico.
Ma quello a cui assistiamo in The New Order è proprio uno scenario con delle sue proprie regole, fatto di personaggi e fatti "storici" ben definiti. In alcuni momenti sembra quasi di assistere a una storia di fantascienza, per quanto continui a richiamare la storia, quella vera, in alcuni dei suoi avvenimenti più toccanti e assurdi, come l'Olocausto, il delirio dei capi di stato che innescarono quel conflitto mondiale, la sofferenza delle persone normali trascinate, senza volerlo, nella guerra. E quando si dà credito al delirio della dittatura, la storia lo insegna, si finisce sempre in un bagno di sangue.
Ma, lo sappiamo, la dittatura è ammaliante, e molto spesso riesce a sfruttare sagacemente la sofferenza delle persone nei periodi difficili, con una promessa e un obiettivo: sovvertire ogni regola, fare piazza pulita di tutto quello che si ha, per ripartire da zero, tutti nella stessa condizione e nessun privilegio per nessuno. Sono questi gli elementi che The New Order vuole tirare fuori da quello che è effettivamente successo nel conflitto, anche se da una prospettiva completamente surreale proprio perché si colora di una tinta di fantascienza ben studiata che è come un velo sopra il nocciolo della faccenda.
Blazkowicz nel prologo di The New Order è impegnato in un assalto aereo di grande portata contro il castello di Deathshead, il folle capo nazista che ha deciso di prendere il controllo del mondo. Blazko e i suoi uomini, però, falliscono l'assalto, proprio perché Deathshead è ormai dotato di una tecnologia bellica inarrivabile per gli americani. Durante i primi minuti di gioco, inoltre, i giocatori assistono a una toccante scena in cui il capitano Blazkowicz viene costretto da Deathshead a scegliere chi sacrificare fra uno dei suoi uomini: può scegliere tra Wyatt e Fergus.
La narrazione di The New Order è interessante perché è multi-genere, combinando elementi tragici, una storia d'amore, momenti di forte ironia e uno stile a tratti iper-realistico, alla Quentin Tarantino. Fa il verso, infatti, anche a Bastardi senza Gloria, soprattutto nella componente che mostra la "cattiveria" dei soldati americani, che devono diventare ancora più cattivi di quelli nazisti se vogliono avere una chance di sovvertire le cose. E non mancano alcuni momenti delicati, come quando una vecchia nonnetta colpisce ingenuamente un soldato nazista ormai ridotto in stato di cattività o come la storia del padre nazista e di suo figlio, ormai un omone, contrassegnata da torture da parte dei soldati nazisti che spingono colui che lo era a unirsi alla resistenza americana.