Recensione Dark Souls 2: torna il gioco di ruolo più difficile
Abbiamo provato la versione PS3 di Dark Souls 2, l'attesissimo gioco di ruolo di From Software in uscita questa settimana su console e il 25 aprile nella versione PC. Ecco l'articolato parere di Jonathan, che aveva curato anche la recensione del predecessore, in proposito.
di Jonathan Russo pubblicato il 11 Marzo 2014 nel canale VideogamesDrangleic: un'esplorazione mai vista prima
Stando alle parole degli sviluppatori, Dark Souls 2 è ambientato nello stesso universo ideale di Dark Souls, ma non è direttamente collegato, né come prequel né come sequel. Avendoci giocato ho qualche dubbio, ma atteniamoci alle parole degli sviluppatori. Non è uno spoiler: vi accorgerete fin dai primissimi istanti che ci sono tanti, evidenti richiami alla storia di Lordran e del primo gioco.
Ad esempio anche in questo nuovo reame (decaduto) che farà da teatro alle nostre avventure, Drangleic, avremo a che fare con un misterioso re interessato alle anime e al loro potere. Anche questa volta dovremo fare i conti con quattro creature mistiche e ottenere le loro anime. Se non è una continuity ideale, si tratta di mancanza di idee. Ds2 però prende spunto anche da Demon's Souls in alcune caratteristiche. Ricordate la Maiden in Black, il personaggio che ci faceva da guida nel primo gioco e da cui dovevamo recarci per poter livellare, barattando le anime accumulate? E' tornata sotto mentite spoglie, si fa chiamare Emerald Herald, ma in sostanza è sempre lei.
Quello che distacca veramente Dark Souls 2 dai suoi cugini è il mondo di gioco e la relativa esplorazione. In Demon's tutto era diviso in livelli slegati tra loro e collegati solo da un hub centrale, il Nexus. In Dark Souls il mondo era invece omogeneo, ogni area collegata all'altra tramite scorciatoie e solo alla fine era possibile sbloccare una sorta di fast travel. In Dark Souls 2 il mondo è molto più grande, ma è possibile viaggiare da un bonfire (i fuocherelli che fanno anche da “punto di salvataggio”) all'altro fin da subito. Scelta azzardata? Potrebbe sembrare così, e invece la meccanica funziona benissimo perché rispetto al passato, il mondo di Drangleic è davvero vasto e pieno di strade differenti da seguire. Il fatto che si possa viaggiare istantaneamente da un'area all'altra significa che gli sviluppatori non hanno dovuto “perdere tempo” a creare scorciatoie e zone di collegamento superflue ma hanno potuto concentrarsi nella realizzazione di decine e decine di aree tutte con una propria dignità in termini di contenuti.
In più, va considerato il dettaglio non da poco che in qualunque momento, se nel posto che state esplorando vi trovate in difficoltà o semplicemente non vi divertite, potete sempre prendere il “taxi” per andare da un'altra parte e continuare i vostri viaggi. Il fatto che in ogni momento ci siano sempre almeno -almeno- due o tre aree che ancora non avete visitato pur avendovi accesso rende l'esplorazione di Drangleic semplicemente incredibile.
Quando comincerete a capire l'estensione del territorio di gioco “fruibile” comincerete a segnarvi, mentalmente o meno, ogni singola porta chiusa, ogni sentiero che vi lasciate alle spalle, ogni piattaforma su cui vi sembra sia possibile arrivare saltando ma che non vi fidate a provare al momento.
Come se non bastasse, molte zone sono accessibili solo previ requisiti specifici, e il fatto che quei requisiti non siano del tutto chiari aumenta la tensione e il senso di mistero. C'è una porta bloccata da quella che sembra una statua o una donna pietrificata: è evidente che ci sia qualcosa dietro quella porta, ma come sbarazzarsi della statua (o donna pietrificata)? C'è un enorme pozzo proprio nel mezzo del villaggio che fa da hub centrale per il gioco: sul fondo si vede l'inconfondibile scintillio di un oggetto da raccogliere, ma come si scende in fondo al pozzo senza morire? E così via, passando per la miriade incalcolabile di porte chiuse a chiave (dov'è la chiave?), di aree più o meno segrete eccetera eccetera.
Non dimentichiamo poi che ad ogni nuova area, zona o anche solo stradina, pertugio, casetta e così via corrispondono altrettanti pericoli: nemici vecchi e nuovi, trappole, insidie... e solitamente corrispondono anche nuove possibilità: nuove stradine, nuovi bivii, nuove porte chiuse.
E' difficile spiegare la sensazione di trepidazione, curiosità e angoscia che accompagna l'esplorazione di Drangleic, ma se avete familiarità con Dark Souls posso solo dirvi che è esattamente quella che ricordate, moltiplicata per dieci. Non sono tipo da fare affermazioni esagerate, ma in tutta onestà credo che Dark Souls 2 sia il titolo con il sistema di esplorazione migliore mai visto fino ad oggi. Ha esattamente tutti gli ingredienti che servono per eccellere in questo frangente: un mondo vasto, tanti segreti da scoprire, un mix di pericolo ad ogni passo ma anche di enormi soddisfazioni.
La cosa che fa sorridere è come questo titolo riesca a dare la sensazione di mondo aperto, tutto da scoprire, molto meglio di quanto non facciano altri giochi incentrati sull'open world e sul freeroaming.