Dead Rising 3: l'Alba dell'ottava generazione con Xbox One

Dead Rising 3: l'Alba dell'ottava generazione con Xbox One

Il nuovo titolo firmato da Capcom Vancouver ci ha divertito a tratti, senza riuscire a convincerci più del dovuto. La deriva free roaming della serie presenta pregi e difetti, mentre trama e personaggi sono risultati poco all’altezza sotto quasi ogni punto di vista. Ottime invece le meccaniche di combinazione delle armi e dei veicoli, per un prodotto che di fatto dimostra il meglio delle proprie potenzialità durante le fasi cooperative.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Introduzione

L’alba dell’ottava generazione è un riferimento fin troppo semplice da cogliere, nel momento in cui ci si appresta a parlare di zombie. Eppure l’immagine può anche riassumere, nel bene o nel male, il momento che stiamo vivendo. Dopo mesi di attesa il passaggio ai nuovi hardware è finalmente avvenuto, la next-gen è entrata nelle case degli appassionati, e in questa sede ci apprestiamo per l’appunto a discutere di uno dei primi titoli approdati in esclusiva sulla nuova console di casa Microsoft.

Come è stato reso noto nei mesi scorsi, Capcom Vancouver aveva inizialmente pensato di pubblicare questo terzo capitolo di Dead Rising su Xbox 360, ma gli evidenti limiti hardware hanno spinto lo studio a cambiare direzione e optare per l’approdo sulle console di nuova generazione. La scelta è stata dettata principalmente dall’introduzione di un articolato contesto free roaming e dall’inserimento di vaste orde di zombie nelle strade. Gli sviluppatori intendevano mantenere i pilastri caratteristici del gioco, integrandoli nel contesto di un’apocalisse su larga scala, con un’unica mappa di gioco e tempi di caricamento ridotti ai minimi termini. La maggior potenza di calcolo, necessaria per migliorare la resa della fisica o la quantità di oggetti con i quali sarebbe stato possibile interagire, ha rivestito un ruolo determinante nelle scelte effettuate dallo studio.

Come ha spiegato nei giorni scorsi Josh Bridge, executive producer del gioco, gli accordi per la pubblicazione sono arrivati solamente in un secondo tempo, quando il progetto era già stato definito e ampiamente avviato. “Avevamo in mente la next-gen, quando abbiamo iniziato a lavorarci non conoscevamo su quale o quali piattaforme sarebbe finito il gioco, ci siamo limitati a pensare a come avrebbe dovuto essere. In seguito abbiamo iniziato a confrontarci con Microsoft, che ci ha dato l’opportunità di diventare loro partner”, ha spiegato Bridge a pochi giorni dalla release.

In buona sostanza, grazie agli accordi intercorsi per questo terzo capitolo del franchise, Capcom ha posto le basi per una collaborazione analoga a quella avvenuta ai tempi del primo episodio, quando il team responsabile dello sviluppo era ancora capitanato dal noto produttore nipponico Keiji Inafune, ora al lavoro su progetti indipendenti.

 
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