Intervista a Dino Dini, il padre dei giochi di calcio con Kick Off
L'intramontabile autore di Kick Off e di Goal ha risposto alle nostre domande, raccontando le origini di quei giochi di calcio e il perché dell'abbandono del mondo dei videogiochi, non esitando a nascondere una certa frustrazione per come è diventata oggi l'industria del videoludo.
di Rosario Grasso pubblicato il 20 Maggio 2013 nel canale VideogamesIntervista
Gamemag: Una delle mie principali curiosità riguarda, innanzitutto, il tuo nome. Evidentemente suggerisce delle origini italiane, sbaglio?
Dino Dini: Si, entrambi i miei genitori sono italiani.
Gamemag: Come nacque l'idea di creare Kick Off? A quei tempi l'industria era molto diversa rispetto a oggi. Tutto era molto più pionieristico.
Dino Dini: Semplicemente a quei tempi i giochi di calcio erano grezzi e AMCO voleva un bel gioco di calcio.
Gamemag: Perché Kick Off si affermò come il miglior gioco di calcio in quel periodo?
Dino Dini: Credo perché era quello fatto meglio nel periodo in cui è uscito.
Gamemag: Cosa manca ai giochi di calcio di oggi che invece Kick Off aveva già negli anni '90. Forse un po' di immediatezza?
Dino Dini: In generale, i videogiochi sono diventati sempre più scriptati, e richiedono sempre meno l'abilità del giocatore. Non richiedendo abilità, diventano più divertenti nel breve periodo, ma questo impedisce loro di diventare dei classici. Così come accade con tutte le forme d'arte commerciali diventano sempre meno sofisticati, fino a rasentare il nulla. I giochi commerciali hanno sostituito il gameplay con i valori della produzione e delle licenze. Allo stesso modo in cui la maggior parte della musica per la massa oggi è composta da quattro note e meno di quattro accordi, i videogiochi hanno perso la loro profondità, la loro creatività, la loro scintilla. Dobbiamo guardare al panorama indie per ritrovare qualcuno di questi elementi.
Gamemag: Perché hai lasciato il mondo dei videogiochi e non hai più realizzato altri capitoli di Kick Off?
Dino Dini: Perché l'industria non me lo avrebbe permesso alle mie condizioni.
Gamemag: Quando uscì Kick Off e poi Goal la sfida era principalmente contro Sensible Soccer. C'era qualche elemento di quel gioco che ti affascinava e che avresti voluto in Kick Off?
Dino Dini: Non proprio. È stata una reinterpretazione dei miei giochi e soprattutto una loro copia.
Gamemag: Come vedi l'industria dei videogiochi di oggi? Stiamo attraversando una fase molto complicata e l'introduzione delle nuove console è fragile. Pensi che il mondo dei videogiochi possa tornare sui livelli del 2006 come vendite e come interesse della community?
Dino Dini: Penso che il futuro sia nelle produzioni indie, mentre i vecchi modi di fare i giochi "grandi" dovranno cambiare.
Gamemag: Il gaming su tablet oggi è incredibilmente diffuso. Pensi che questo sia il dispositivo definitivo per i videogiochi?
Dino Dini: Non vi è alcun dispositivo definitivo per i videogiochi. Tuttavia, ad un certo punto, in futuro, credo che molti dispositivi condivideranno uno standard unificato per lo sviluppo di videogiochi. Ciò è necessario affinché i videogiochi continuino ad evolversi.
Gamemag: Tu sei anche un grande musicista. Come si combinano le passioni per i videogiochi e per la musica? C'è qualche punto in comune fra i due media?
Dino Dini: Si, ma non sono mai riuscito a combinare insieme queste passioni. Sono un esecutore, ed eseguo sia tramite la musica che tramite i videogiochi. In ogni caso si tratta di intrattenimento, interazione, creatività, con l'obiettivo di lasciare un segno nel giocatore o nell'ascoltatore.
Gamemag: Possiamo immaginare un tuo ritorno nel mondo dei videogiochi prima o poi?
Dino Dini: L'ho abbandonato solo dal punto di vista commerciale, ma ho sempre fatto parte del mondo dei videogiochi e per sempre vi rimarrà. L'unica vera questione è quanto grande sia la mia parte in questo mondo.