Terraria adesso anche su PlayStation 3 e Xbox 360
La “Voxel War” cambia campo di battaglia; dopo Minecraft, anche Terraria approda sulle console di casa. Per l’acclamato gioco targato “Notch” il passaggio è stato tutto fuorché traumatico, complici un sistema di controllo ambivalente che soddisfa sia gli amanti di Mouse e tastiera, sia i Joypad-dipendenti. Adesso tocca al Team indipendente NeoLogic dimostrarsi all’altezza della sfida!
di Gioacchino Visciola pubblicato il 27 Marzo 2013 nel canale VideogamesXboxPlaystationMinecraftMicrosoftSony
Il mondo in poche parole
Prendete l’insana passione per il “looting”, propria di giochi come Borderlands o Diablo, mescolate con una grafica 2D “stilosa”, vicina agli sparatutto a scorrimento, ed aggiungete la creazione casuale del mondo, con possibilità di modellarlo, come in Minecraft. Et voilà, la ricetta vincente è servita.
Spiegare Terraria in poche parole è davvero difficile. Sono sicuro che molti di voi già lo conoscono, e sono altrettanto certo che per altri questo gioco dal vago nome bucolico non riporti nessun ricordo alla mente. Tranquilli, non è un “Farming Simulator”, o meglio, potreste anche decidere di dedicarvi solo alla cura dell’orticello di casa, ma perché limitarsi?
In Terraria abbiamo a disposizione un mondo generato casualmente e “finito” : a voi decidere di che grandezza, se piccolo, medio o grande. La vastità del territorio non inficia soltanto sulla “larghezza” delle terre a nostra disposizione, ma anche sulla “Profondità”, nonché sul numero di Dungeon disponibili. Impostando il mondo su “Grande” vi assicurerete non poche ore di avventure e di esplorazione, mentre settandolo su piccolo aprirete le porte ad un gameplay un po’ più rilassante e meno prolungato.
A fare da contorno alla grandezza della mappa troviamo i Biomi, ampie porzioni di terra con propria vegetazione, mostri e, soprattutto, minerali. Dalle semplici foreste di pini (o forse querce?), al deserto, passando per i territori “corrotti” sino all’inferno, per non parlare della giungla e degli oceani. Per ogni zona diversi nemici, ognuno con propria difficoltà e tattiche di combattimento.
Benché gli amanti del genere possano storcere il naso all’idea di un mondo “chiuso”, gli sviluppatori han pensato di implementare una caratteristica che possa bilanciare le sorti del giudizio: è possibile trasferire un personaggio da un mondo all’altro, con tutto il relativo equipaggiamento. Questo è quello che io chiamo “Saltare un ostacolo di natura tecnica con stile” (e di ostacoli tecnici non saltati potremmo riempirci città intere di questi giorni).
Tre sono anche i livelli di difficoltà: dal più semplice Softcore dove morire vuol dire perdere “solo” il vil denaro, a normale, che ci costringerà a recuperare la nostra attrezzatura sul luogo dell’inevitabile “incidente fatale”( dico inevitabile perché in Terraria morire è quasi d’obbligo).
E se proprio credete di essere “il prescelto”, la modalità Hardcore è quella che fa al caso vostro. Avete presente Diablo? Parliamo della stessa cosa: un personaggio, migliaia di pericoli, una sola vita, senza possibilità di mettere in pausa. Auguri.