Hands-on Tomb Raider: Lara Croft stavolta ha una psicologia
Abbiamo avuto modo di provare per la prima volta in maniera diretta il nuovo Tomb Raider. Il gioco è molto diverso rispetto al passato, perdendo il sostenuto livello di difficoltà tipico della serie. Ma si tratta di un'avventura coinvolgente e cinematografica, con un motore grafico decisamente all'avanguardia.
di Stefano Carnevali pubblicato il 11 Luglio 2012 nel canale VideogamesAnalisi della psiche
Come detto, Lara si muove con grande incertezza e insicurezza. Le dinamiche essenziali del gioco – dando molto spazio alla narrazione e all’analisi della psiche di Lara – sono costituite da brevi sessioni di esplorazione/platforming/combattimento, che vengono interrotte da cut-scene attraverso cui Crystal Dynamics fa evolvere la storia o espone la personalità di Lara.
I dettagli riguardanti la signorina Croft sono davvero generosi: oltre, come detto, ai costanti dialoghi tra sé e sé con cui Lara spiegherà il proprio punto di vista, ogni filmato trasmetterà – con numerosi dettagli – la precarietà che Lara sta vivendo: l’urgenza di bere l’acqua di una cascatella, l’amarezza di doversi accoccolare davanti al fuoco, per sfuggire al rigore della notte…
Ma è lo stesso personaggio principale – nella propria rappresentazione grafica – a sortire gli effetti migliori: le animazioni di Lara sono sempre tentennanti e lente, a volte goffe. L’apparenza della Croft – per quanto sempre dotata di avvenenza – risulta acerba e, soprattutto, ‘rovinata’ dai segni delle recenti disavventure. Ogni caduta, combattimento o scontro, lascerà il segno: Lara sarà sporca, ferita, piena di graffi. E anche la sua camminata – con il progredire della fatica – si farà meno sicura e lineare.
Sullo sfondo, si muoverà la lussureggiante – ma ostile – isola dove la Croft è naufragata. Enorme e interamente esplorabile, vivrà in autonomia. Secondo regole logiche per un ecosistema indifferente alle disavventure dell’uomo. Le sensazioni che la ‘pacifica ostilità’ dell’isola comunica, sono assimilabili a quelle trasmesse dal mitico ‘Un tranquillo weekend di paura’: la natura ‘se ne frega’. Continua immutabile il proprio corso – fatto di frane, fiumi impetuosi, animali predatori -, per quanto l’uomo che l’attraversa si strugga e fatichi.