Need for Speed The Run: fine della corsa

Need for Speed The Run: fine della corsa

Il nuovo capitolo di Need for Speed tenta le strade della narrazione, proponendo anche alcune sequenze inedite, al di fuori dell’abitacolo. Il risultato non ci è parso appagante e del tutto soddisfacente, anche alla luce della longevità risibile della campagna single-player.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

200 concorrenti e un letale coast to coast

Alcuni esponenti di spicco della malavita organizzata di San Francisco hanno messo una taglia sulla testa di Jack Rourke, un giovane particolarmente abile al volante, che evidentemente ha avuto la sfortuna di frequentare le persone sbagliate. All’inizio del gioco lo troviamo all’interno della sua auto, privo di sensi, mentre sta per essere lanciato senza troppi scrupoli in una pressa sfasciacarrozze, le mani bloccate sul volante con del nastro adesivo. Jack riesce a fuggire in extremis dopo essersi liberato, quando ormai mancano pochi istanti prima che l’auto venga letteralmente ridotta a brandelli.

Una volta emerso dal luogo che avrebbe dovuto essere la sua tomba, riesce ad intrufolarsi in una delle auto dei sicari, parcheggiate nelle vicinanze. Quando questi ultimi si accorgono della sua fuga inizia l’inseguimento, e il giocatore assumerà per la prima volta il controllo della vettura, con il compito di far perdere le proprie tracce. La scena si protrarrà fino all’arrivo in prossimità di un passaggio a livello, sul quale si accinge a passare a tutta velocità un treno merci. Ovviamente Jack riesce a oltrepassare l’ostacolo per un soffio, mentre i suoi inseguitori non possono far altro che fermarsi. E’ evidente in questo caso la citazione, tratta dal primo capitolo del film Fast & Furious (se proprio non vogliamo parlare di palese “scopiazzamento”).

La scena si trasferisce in pochi istanti in un bar nel centro di San Francisco, dove Jack incontra un suo contatto. Più precisamente una donna in carriera, attraente ma anche molto sicura di sé. Il suo nome è Sam Harper e propone a Jack un’offerta irrinunciabile, che può consentirgli di salvarsi per sempre dalla morsa della malavita. Si tratta di una corsa su vasta scala, che impegnerà i migliori piloti, da San Francisco a New York, in un letale coast to coast dell’intero stato americano. Le regole sono molto semplici: 200 concorrenti e un premio complessivo di 25 milioni di dollari per il solo vincitore, di cui il 10% sarà riservato al protagonista, ovviamente in caso di trionfo.

La contesa ha inizio presso l’Embarcadero di San Francisco. Jack potrà scegliere fra tre differenti auto per iniziare la sua corsa: una BMW M3 GTS, una Nissan 2402 e una Shelby GT SuperSnake. La prima tappa della folle competizione vede i piloti di scena a Las Vegas. Solamente i primi 150 classificati potranno proseguire, mentre per tutti gli altri non ci saranno ulteriori appelli. L’intera vicenda sembra fare riferimento ad una pellicola cinematografica degli anni ’70, intitolata ‘Cannonball’, nella quale viene narrata la storia di una corsa clandestina che in quegli anni si svolgeva per l’appunto da un capo all’altro dello stato americano. In quel caso la gara veniva definitiva ‘Trans-American Gran Prix’ e si svolgeva tra Los Angeles e New York.

Ora, spiegata in questi quattro paragrafi, la trama di The Run potrebbe anche sembrare all’altezza del compito, riuscendo a definirsi a tutti gli effetti cinematografica (almeno nelle premesse). La realtà purtroppo, è alquanto differente. L’intera vicenda è infatti assolutamente pretestuosa. Non vengono forniti dettagli sul perché Jack sia ricercato dalla mafia locale, quali siano le cause pregresse, come faccia a conoscere Sam e per chi lavori quest’ultima, tanto per restare ai primi quesiti che viene spontaneo porsi nelle prime fasi antecedenti alla gara. Perché è vero che stiamo parlando di un racing game, ma se si pone sul piatto un’esperienza che dovrebbe definirsi a tutti gli effetti “cinematografica”, non bastano due semplici cut scene e un po’ di sana immaginazione a renderla efficace.

Le poche vicende che vengono narrate ruotano esclusivamente attorno a Jack. Non esistono altri personaggi carismatici da identificare nel corso della storia, non vi sono dialoghi con alcuni dei piloti che stanno prendendo parte alla competizione, né faide o rivalità specifiche ed evidenti. La stessa Sam non fa che comparire all’inizio e al termine della campagna, limitandosi per il resto a contattare a più riprese il proprio assistito via radio, per informarlo dei progressi della corsa, degli obiettivi e di altri dettagli prettamente tecnici. Non vi sono mai elementi di arricchimento della trama o approfondimenti, per non parlare del carisma stesso dei due personaggi principali, che è davvero prossimo allo zero.

Nei mesi precedenti alla release Electronic Arts ha fatto sapere di aver scritturato gli attori Sean Faris (Vampire Diaries) e Christina Hendricks (Mad Men) per i due ruoli principali (e anche gli unici, possiamo aggiungere ora, dopo aver giocato la campagna). “La nostra innovativa e completamente nuova tecnologia di motion capture si spinge ai limiti per le animazioni dei personaggi, permettendoci di riprodurre alla perfezione l’aspetto di Christina e Sean e di creare un’esperienza narrativa appassionante, affiancata da una componente di guida di ottima qualità”, aveva dichiarato l’executive producer Jason DeLong nello scorso mese di ottobre.

Considerazioni che effettivamente non appaiono rispondenti a quelli che sono i feedback ricevuti nel momento in cui ci si trova di fronte allo schermo. La recitazione (in quei pochissimi minuti in cui si può analizzare) è piatta e scarsamente ispirata, probabilmente anche a causa di un doppiaggio in italiano che non è certamente dei migliori. L’espressività non particolarmente marcata, gli stadi d’animo e le sensazioni offerte davvero poco incisive.

Allo scopo di rendere più interessante l’approccio narrativo gli sviluppatori hanno pensato di introdurre, per la prima volta nella storia della serie, una serie di eventi scriptati, basati su quick time events. Un’opzione che avrebbe dovuto accrescere il pathos delle scene d’intermezzo. Avviene così di dover premere una determinata sequenza di pulsanti quando Jack deve liberarsi dalla propria auto, nelle primissime fasi di gioco, o quando deve sfuggire all’inseguimento di alcuni poliziotti dopo che la competizione è già iniziata.

Se in linea teorica l’idea poteva ritenersi interessante e fuori dagli schemi per un racing game (a maggior ragione per una serie come quella di Need For Speed), la sua realizzazione lascia davvero con l’amaro in bocca. Sempre recuperando le notizie diffuse negli ultimi mesi, si è parlato di scenari e configurazione di situazioni ispirati a Heavy Rain. Peccato che tali sequenze, oltre ad essere davvero fini a sé stesse e del tutto trascurabili nell’economia del gioco, non contribuiscano a fornire alcuna emozione davvero degna di nota a chi lo fruisce. Lungi dal voler effettuare improbabili confronti con prodotti che non hanno nulla da spartire tra loro, intendiamo peraltro sottolineare con forza una mancanza di profondità che si palesa in tutta la sua evidenza.

 
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