Dark Souls: siete disposti a vendere un rene per completare un gioco?
From Software ha concepito Demon's Souls in un certo modo, nel 2008, e i fan hanno acclamato il 'metodo Demon's Souls' come il metodo giusto. Oggi, nel 2011, From Software ha evitato di cadere nella facile trappola di cedere al mercato di massa, alla semplificazione, allo snaturamente del suo figlio prediletto, e ha reinventato un nuovo gioco con la stessa filosofia, le stesse regole e lo stesso metodo.
di Jonathan Russo pubblicato il 05 Ottobre 2011 nel canale VideogamesDa Demon's Souls a Dark Souls
Per lungo tempo Demon’s Souls è stato un po’ come un racconto di John Barth, o una canzone degli Arcade Fire prima che cominciassero a trasmetterle su Mtv. Uno di quei piccoli gioielli sconosciuti ai più, il cui nome passa di bocca in bocca tra pochi appassionati creando una frattura ben distinta tra la ristretta elite di conoscitori e l’inconsapevole massa che non sa cosa si perde.
Questo gioco sviluppato quasi in sordina da From Software ha permesso a molti di noi di prendere le redini di decine di conversazioni sui videogiochi buttando lì un semplice: “Sì, ma l’avete giocato voi Demon’s Souls?”, ammutolendo i non iniziati che per ignoranza, mancanza di una Ps3 o difficoltà a trovare una copia del gioco di Demon’s Souls avevano solo sentito voci e leggende.
Questo alone di mistero si è andato a costituire per una serie di motivi: da un lato, diciamolo subito, perché Demon’s Souls è davvero il capolavoro che chi ci ha giocato descrive. Dall’altro perché il titolo From Software è stato un vero e proprio caso di fenomeno commerciale: rilasciato nel 2008 solo in Giappone da Sony e in una quasi totale assenza di campagne pubblicitarie, il gioco ideato da Hidetaka Miyazaki ha pian piano sfondato il (basso) target di vendite preventivato dal produttore attirandosi l’attenzione di Atlus Usa che ne ha acquisito i diritti per il mercato nordamericano. Ancora privo di campagne di marketing, Demon’s Souls ha letteralmente conquistato gli Stati Uniti grazie alla spinta del passa parola tra i giocatori e al moltiplicarsi delle review entusiaste che ne esaltavano la profondità, la bellezza di grafica e design, l’originalità e il perfetto grado di sfida.
E’ il periodo in cui ormai il culto di Demon’s Soul ha raggiunto un livello tale per cui dall’Europa sono relativamente molti gli appassionati che si fanno convincere dal tam tam e si procurano copie di importazione della versione americana del gioco. Per vedere finalmente una versione europea di Demon’s Soul dobbiamo aspettare addirittura il 2010, e da lì in poi Demon’s Souls smette di essere un mistero riservato a pochi ma può essere finalmente riconosciuto da tutti i possessori Ps3 come uno dei maggiori capolavori per la console di casa Sony.
Oggi, memori del percorso incredibile fatto dal loro precedente titol o, gli sviluppatori della From Software lanciano finalmente l’attesissimo seguito spirituale Dark Souls quasi in contemporanea in tutto il mondo e soprattutto approdando anche su Xbox 360 (tranne in Giappone, dove Sony ha mantenuto l’esclusiva).
L’attesa è stata straziante perché Demon’s Souls era uno di quei rari giochi talmente belli per cui ci accontenteremmo anche di un “more of the same”; al tempo stesso il rischio che la fama porti il nuovo capitolo ad essere snaturato rispetto alle sue premesse, perdendo in fascino, in originalità e in difficoltà, è una prospettiva che ha fatto incrociare le dita molti videogiocatori. Provata la promo di Dark Souls c’è tanto da dire della nuova fatica di Hidetaka Miyazaki, ma possiamo partire tranquillizzando tutti: Dark Souls (DS d’ora in poi) è a tutti gli effetti il degno, degnissimo successore del mai troppo lodato Demon’s Souls (DeSo).