Duke Nukem Forever: Fail to the King

Pur non essendo un grande fan del mondo ‘sguaiato’ di Duke Nukem e pur temendo il risultato di una gestazione così lunga, mi sono accostato al nuovo capitolo della sua saga con rispetto e curiosità.

Devo ammettere che l’immaginario del Duca – così sopra le righe e che non si prende mai sul serio -, mi ha piacevolmente colpito. Strappandomi più di un sorriso.

Proprio il setting e la caratterizzazione del protagonista sono le cose meglio riuscite del gioco. Peccato però che non siano sfruttate a dovere. Con gag troppo sporadiche o troncate, in malo modo, sul più bello. Clichè e tormentoni, se ben gestiti e variati, potevano rappresentare un crescendo di ‘humor testosteronico’ che – se accettato – poteva rendere godibile il gioco. Invece non è stato così. A livello di shooter, DNF funziona. Ma è semplice, datato e lineare. Nessuna variazione di ritmo, nei combattimenti. I nemici sono carne da macello. I compagni anche peggio.

I ‘diversivi’ (fuoco da postazioni fisse, enigmi, sezioni di guida e platform) non aiutano: non divertono e mancano di fantasia e ispirazione. Le fasi platform possono addirittura risultare frustranti, contraddistinte come sono da una visuale spesso inadatta e comandi imprecisi.

Il comparto tecnico merita un giudizio impietoso: modelli scarni e datati. Animazioni legnose. Scenari anche ampi, ma vuoti. Texture che faticano a caricarsi. Colonna sonora irrilevante, effetti spesso inadatti, ma ottimo doppiaggio. DNF non si risolleva nemmeno con l’online: solo 8 giocatori impegnati in arene non ispirate, in un gioco troppo frenetico, secondo modalità viste e riviste.

DNF non è una vera ‘delusione’. La sua storia la conosciamo tutti. Per cui non ci si poteva aspettare molto di più, probabilmente. Ma deve essere chiaro che si tratta di un gioco che può essere considerato solo dai fan del Duca. O da chi si esalta quando un generale gli dice: “L’America conta su di te!” (e ricordatevi che, nel gioco, ciò avviene comunque di rado, purtroppo).