Disney Epic Mickey: la grande e cupa avventura di Topolino
Disney Epic Mickey saprà certamente far divertire i più piccoli e saprà come ‘strizzare l’occhio’ ai grandi: se non per la sfida proposta, per l’offerta di un Topolino mai così ‘cupo’ e per l’artistica ed emozionante creazione un mondo pieno di vecchie e care conoscenze.
di Stefano Carnevali pubblicato il 03 Dicembre 2010 nel canale VideogamesEpic
Mickey da giocare
Warren Spector organizza il grande viaggio di Topolino come un platform-adventure in 3d. Il sistema portante del gameplay di Disney Epic Mickey è quello della dicotomia tra solvente e vernice. Armato di pennello magico, infatti, Topolino si farà strada attraverso Wasteland distruggendo (col solvente) o creando (con la vernice).
Interessante. Anche se c’è, per quanto riguarda le dinamiche della gestione dei liquidi, una sorta di deja-vù rispetto a quanto visto nel vecchio Super Mario Sunshine, con l’acqua spruzzata da Mario. Per quanto varie, le situazioni in cui si usano solvente e vernice sul mondo, sono comunque ‘lineari’, perché il gioco sceglie sempre come e quando i liquidi vanno utilizzati, per risolvere i puzzle degli scenari di gioco.
La vernice, poi, consentirà di ‘convertire’ in nemici di Mickey, rendendoli utili alleati. Con il solvente, invece, essi saranno eliminati. Questo uso dei liquidi nei combattimenti, apre il discorso – pesantemente pubblicizzato – delle scelte morali di Topolino. Anche gli scontri con i boss possono essere gestiti in modo più o meno assistito o leale, in modo più o meno ‘morale’. Infine, persino i puzzle e le missioni secondarie presentano bivi di condotta: meglio dare una mano agli abitanti di Wasteland o meglio un guadagno immediato? Meglio cercare attentamente e lungamente quello che i personaggi ci chiedono, o meglio truffarli?
L’intero sistema è godibile, ma non dà risultanze molto incisive. Certo: in base alle scelte effettuate, le vicende secondarie che si andranno a vivere differiranno, lasciando aperta la possibilità di rigiocare il titolo. Ma nulla, nella trama principale, risulterà alterato. Ma soprattutto: volendo giocare il titolo in modo consapevole e maturo… faremmo davvero comportare in modo eccessivamente egoistico e ‘immorale’ Topolino? Mah…
Oltre all’uso – comunque dominante – di solvente e vernice, Mickey verrà in possesso di altri ‘poteri e gadget’: la possibilità di rallentare lo scorrere del tempo, una Tv (con cui distrarre i nemici) e un’incudine (con cui colpire gli avversari o risolvere puzzle). In più Topolino – usando vernice e solvente – si guadagnerà il diritto di essere accompagnato dai Guardiani (esseri volanti simili a lucciole) che potranno aggredire gli ostili o indicare la strada da percorrere. In realtà, nessuna di queste ‘varianti sul tema’ risulta davvero approfondita: la scena sarà sempre e comunque dominata dalle dinamiche di pennello, solvente e vernice. Con qualche concessione a salti e giravolte.
Un altro – meno perdonabile – ‘passaggio a vuoto’ è quello costituito dalle fasi in 2d del gioco. Di fatto, il collegamento tra le varie sezioni di Wasteland, avviene attraverso brevi livelli di platform bidimensionale. Il setting queste sessioni è meraviglioso, visto che sono ambientati dentro le pellicole originali della storia di Topolino. Il problema? Sono praticamente privi di sfida! Timore reverenziale, semplice divertisment? Non ci è dato saperlo. Per certo si tratta di un’occasione perduta, perché si trattava di un comparto di gioco che, se adeguatamente sviluppato, sarebbe stato più che stuzzicante.
In generale, a livello di gameplay, la sensazione che domina giocando a Disney Epic Mickey è quella di essere di fronte a un prodotto dallo scorrere ‘semplice’. Pensato per essere accessibile anche ai più piccoli. Per quanto le situazioni che affronteremo siano varie e interessanti e l’uso del pennello magico sia spesso ben studiato, quasi sempre la soluzione delle nostre quest sarà a poche ‘centinaia di metri’ di distanza. Topolino, poi, gode di un cast di suggeritori fin troppo presente (i Gremlins disenyani - gnometti cornuti dalle grandi capacità meccaniche, un altro prodotto che ben comprensibilmente è finito nelle tristi lande di Wasteland – o gli stessi Guardiani).
Anche i combattimenti non sono mai davvero impegnativi. Ma si mantengono comunque stimolanti: i nemici ‘base’ non attaccano mai in gruppi coordinati, ma è interessante scegliere se ‘convertirli’ o distruggerli. Gli avversari ‘medi’ si presentano come mini-boss da sconfiggere mettendo a nudo i loro punti deboli (con il solvente, ovvio). Le sfide con i boss, grazie alle loro molteplici soluzioni, sono uno dei tratti maggiormente gratificanti del gameplay di DEM.