Perché Breath of the Wild è uno dei migliori Zelda di sempre

Perché Breath of the Wild è uno dei migliori Zelda di sempre

Dopo aver completato il lunghissimo nuovo gioco per Nintendo Switch e Wii U, Stefano, grande esperto della serie, ci racconta tutto sui giochi con Link, ci svela i retroscena e ci fornisce la sua prospettiva su come la serie è cambiata nel corso del tempo.

di pubblicato il nel canale Videogames
NintendoSwitchWii U
 

Preludio

Non ci sono dubbi. La saga della Leggenda di Zelda è la serie videoludica che più ha inciso sulla mia intera esperienza da videogiocatore. I titoli che la compongono sono i giochi che mi hanno più emozionato, divertito, coinvolto.

Tutto cominciò nel 1988, quando ricevetti in regalo la mitica cartuccia dorata di The Legend of Zelda per NES: aldilà dell’impatto visivo dell’oggetto, il primo ingresso nel mondo di Hyrule portò in dote situazioni che nessun altro videogame sapeva offrire. Anzitutto la possibilità di memorizzare i progressi di gioco - senza le ‘sanguinose’ password di quegli anni - : qualcosa di magico e un po’ spaventoso, anche perché, ai tempi, circolavano voci sulla durata limitata della memoria inserita nella cartuccia. Poi c’era il mondo di gioco: grande e soprattutto libero, come non si era certo abituati a incontrare nei videogiochi di fine anni ’80. La ‘forza’ dell’immaginario di Zelda, poi, era tale da coinvolgere anche i giochi non virtuali: con la mappa allegata alla cartuccia del NES, infatti, assieme ai miei amici, organizzavamo delle vere e proprie missioni spada di legno alla mano, tra vie, campi e cortili. Miyamoto, del resto, pensava proprio a queste avventure, quando cominciò ad ideare la Leggenda di Zelda.

Da lì in poi una costante escalation di stupore, creatività e profondità di gioco. Lo spiazzante - ma innovativo e difficilissimo - Link’s Adventure, con la sua mappa a volo di uccello, gli incontri semi-casuali con i nemici e le sezioni da platform a scorrimento.

Nel 1988, il primo ingresso nel mondo di Hyrule portò in dote situazioni che nessun altro videogame sapeva offrire
Il capolavoro di A Link to The Past, sullo SNES, punto di riferimento del genere action-RPG: un gioco ben bilanciato, tecnicamente all’avanguardia e immenso. Il passaggio alle tre dimensioni - sul Nintendo 64 - rappresentò una svolta epocale: Ocarina of Time è uno dei giochi più celebrati di tutti i tempi. Oltre al 3D, Nintendo consolidò il sistema di gioco della saga, introducendo una serie di dinamiche, situazioni e personaggi che non avrebbero più abbandonato Hyrule.

Majora’s Mask, con le sue atmosfere cupe e drammatiche, fece toccare alla serie nuove vette di intensità e maturità. Introdusse anche la dinamica del tempo limite entro cui completare alcune sezioni di gioco. A conti fatti, si tratta probabilmente del mio episodio preferito: il più denso e profondo.

La svolta in cel-shading, con uno stile cartoon, di Wind Waker, fu sensazionale: una Hyrule trasformata in un gigantesco oceano, dei personaggi giovani e freschi, un’espressività mai raggiunta, una colonna sonora unica e le numerose isole che rappresentavano sfide sempre nuove e impegnative.

Twilight Princess proseguì invece sulla strada di maturità e coinvolgimento emozionale: Link costretto in forma di lupo, il personaggio cardinale di Midna e uno stile grafico molto realistico e adulto, regalarono ai giocatori un titolo difficilmente dimenticabile.

Skyard Sword - sempre su Wii - resta lo Zelda che meno preferisco. L’idea di dare un’origine alla saga (nel frattempo si era reso necessario riordinare le idee sulla continuity della serie) era sicuramente interessante e alcune nuove dinamiche di gioco si rivelarono introduzioni positive e necessarie. L’immaginario creato, le ambientazioni, il cast dei personaggi e gli enigmi, però, non furono sempre all’altezza degli standard della serie.

Anche le incarnazioni portatili della serie hanno sempre offerto spunti interessanti: alcune più (Link’s Awakening, i due Oracles, Minish Cap, A Link Between Worlds), altre un po’ meno (Four Swords, Four Swords Adventure, Phantom Hourglass, Spirit Tracks, Tri Force Heroes), ma tutte hanno rappresentato titoli immancabili nelle collezioni dei possessori di handheld della grande N.

Insomma: ogni console Nintendo ha potuto farsi forte di almeno un’incarnazione della saga di Zelda, presto divenuta in grado di rivaleggiare - quando non sopravanzare - con quella di Super Mario. Skyward Sword - l’ultimo capitolo apparso su console ‘da salotto’, risale però al 2010 e, come detto, non è stato certamente il migliore degli Zelda. La lunga attesa per un nuovo, grande Zelda, ha fatto clamorosamente crescere le aspettative e la ‘fame’ dei giocatori.

Wii U - tra le console Nintendo meno fortunate -, visti i continui rinvii di Breath of the Wild, ha pagato lo scotto di non avere neppure il supporto di un episodio di Zelda dedicato, mentre Nintendo Switch ha esordito con il ‘botto’, proprio grazie alla disponibilità, a partire dal day one, proprio di BOTW: un’altra prova del ‘peso’ che Zelda ha per milioni di videogiocatori.

 
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