Ue: i giochi free-to-play non possono essere considerati gratuiti

Bruxelles chiede normative più severe in materia di pubblicità ai giochi free-to-play: definirli gratuiti è, infatti, fuorviante.
di Rosario Grasso pubblicata il 01 Marzo 2014, alle 08:31 nel canale VideogamesLa Commissione Europea afferma di aver ricevuto diverse segnalazioni di protesta riguardo i giochi free-to-play per i dispositivi portatili. Il braccio esecutivo della Ue incontrerà per questo motivo i rappresentati dell'industria dei videogiochi per discutere eventuali cambiamenti alla legge.
Secondo alcuni ministri della Commissione Europea il termine free-to-play dovrebbe essere utilizzato solo per quei giochi che sono completamente gratuiti. "L'attuale concetto di free-to-play va contro lo spirito delle norme comunitarie in materia di tutela dei consumatori", ha detto il commissario europeo per la giustizia Viviane Reding.
Si stima che il mercato delle app coinvolga circa un milione di persone in Europa e che generi più di 60 miliardi di euro all'anno. Secondo le più recenti analisi di mercato, la maggior parte di queste vendite deriva dalle app costruite sul modello free-to-play.
"È necessario che i consumatori si fidino dei produttori se si vuole che questo mercato continui a crescere. Molti di questi prodotti vengono pubblicizzati come 'gratuiti', ma invece sono basati su un modello che spinge i consumatori a spendere somme importanti tramite acquisti in-app", si legge in un comunicato diramato dalla Commissione Europea.
Il commissario responsabile delle politiche per i consumatori Neven Mimica ha aggiunto che "i bambini necessitano di migliori protezioni a proposito delle spese a cui sono indotti tramite acquisti in-app".
La Commissione, dunque, sembra intenzionata a rendere illegale l'uso della definizione free-to-play per quei giochi che non sono interamente gratuiti. Per questo vuole confrontarsi con i produttori di videogiochi e trovare in breve tempo una soluzione che argini il problema e che tuteli meglio i consumatori, soprattutto i più giovani.
55 Commenti
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non solo mobile...
Ci sono, e sono in crescita costante, parecchi giochi per PC spacciati per FTP (vedi quelli su STEAM, per tutti); la qualifica di "FTP" però spesso significa semplicemente che non c'è costo di acquisto per il client e/o non c'è un canone mensile da sottoscrivere.Poi però ci si rende conto che se si vuole progredire davvero nel gioco, o si vuole avere un'esperienza di gioco un minimo appagante, secondo gli standard del videogaming, bisogna spendere cifre anche importanti (mi vengono in mente Rift e soprattutto Neverwinter, coi suoi "zen" che costano uno sproposito).
Ben venga una regolamentazione, quindi.
1) i giochi dove puoi arrivare alla fine senza spendere un soldo (Angry Birds, Team Fortress 2, cito questi 2 perché li ho provati) ma non ci sono blocchi per prevenire gli acquisti specie da parte dei bambini
2) gli pseudo f2p dove se non sganci non giochi o non vinci.
Se poi il genitore molla il tablet / pc / console con la carta di credito / steam wallet pieno, è lui che ha sbagliato ad educare il figlio, ma oggi come oggi non è piu il genitore che deve educare il figlio. Ci deve pensare la tv, la Ue , internet..... (frase volutamente provocatoria).
Siccome i genitori non vogliono più pendersi questi pensieri, mai succeda che il figlio cresca male perché non ha la carta di credito a disposizione, chi lo sente poi, si va dall'altro lato del problema.
Ben vengano le norme, ma che si ricominci a pensare con la propria testa pure.
Ma non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Anche hearthstone non sembra promettere male per ora, se si è un minimo bravi i soldi si fanno senza troppi problemi
1) i giochi dove puoi arrivare alla fine senza spendere un soldo (Angry Birds, Team Fortress 2, cito questi 2 perché li ho provati) ma non ci sono blocchi per prevenire gli acquisti specie da parte dei bambini
2) gli pseudo f2p dove se non sganci non giochi o non vinci.
Se poi il genitore molla il tablet / pc / console con la carta di credito / steam wallet pieno, è lui che ha sbagliato ad educare il figlio, ma oggi come oggi non è piu il genitore che deve educare il figlio. Ci deve pensare la tv, la Ue , internet..... (frase volutamente provocatoria).
Siccome i genitori non vogliono più pendersi questi pensieri, mai succeda che il figlio cresca male perché non ha la carta di credito a disposizione, chi lo sente poi, si va dall'altro lato del problema.
Ben vengano le norme, ma che si ricominci a pensare con la propria testa pure.
Ma non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Concordo con ogni lettera
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