L'industria dei videogiochi è cambiata: quello che negli anni '90 era un traguardo, oggi è un fallimento!
Con un post profondamente nostalgico e parzialmente amareggiato, Brian Fargo ha commentato il cambiamento nell'industria dei videogiochi e dei numeri che prima venivano celebrati, ma oggi rappresentano un vero e proprio fallimento.
di Vittorio Rienzo pubblicata il 27 Agosto 2024, alle 11:24 nel canale VideogamesCon un ironico, ma significativo post su X, Brian Fargo ha commentato la metamorfosi dell'industria dei videogiochi. Sviluppatore veterano, Fargo ha sottolineato come, in così pochi anni, quello che prima era visto come un traguardo da celebrare, oggi rappresenta il fallimento di una software house.
"In passato, avresti ricevuto un premio per aver venduto 50 o 100.000 unità, oggi rappresenta la fine della tua carriera" ha scritto Fargo su X, mostrando le targhe commemorative consegnate dalla SPA (Software Publisher Association) di alcuni giochi prodotti da Interplay Productions, la compagnia che egli stesso aveva fondato negli anni '80.
Back in the day, you'd get an award for selling 50 or 100,000 units, now it's the end of your career. 😆 pic.twitter.com/FfFmxcPT6Q
— Brian Fargo (@BrianFargo) July 31, 2024
In particolare, la SPA organizzava una premiazione in grande stile durante la quale consegnava i cosiddetti "Sales Award". Il premio più ambito era naturalmente il Gold Sales Award concesso ai videogiochi che superavano le 100.000 copie vendute.
Naturalmente, il commento di Fargo è più che altro nostalgico e consapevole che alcuni dei cambiamenti avvenuti fossero inevitabili. I videogiochi sono passati da prodotto di nicchia indirizzato ai cosiddetti "nerd" a prodotto di massa con cui la maggior parte delle persone si confronta quotidianamente, grazie anche all'avvento degli smartphone che li hanno resi accessibili dovunque e in qualsiasi momento.
È vero anche, però, che nel commento di Fargo c'è un po' di amarezza, probabilmente dovuta alla profonda crisi che l'industria videoludica sta attraversando da ormai due anni. Sono state centinaia le chiusure e decine di migliaia i licenziamenti dovuti a numeri ben più alti di quelli richiesti dal vecchio Gold Sales Award, ma che oggi non bastano a soddisfare le aspettative dei publisher.
26 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPenso in particolar modo a studi come ID, che faceva pochi ma succosissimi giochi, o a casi ben piú recenti come Daedalic Entertainment che davvero con il tipo e la qualitá di giochi che faceva come possa essere completamente fallita.
Cioé, mi pare che non sia una situazione necessariamente "inevitabile".
Ho detto tutto
Anche ninja750 ha scritto una cosa corretta ... oggi tutti vogliono mangiarci sopra
Il fatto e' che le spese per giochi di tripla A, ma non solo, a volte superano anche il budget di film veri e propri con ritorni poi fallimenatari, tempi di sviluppo a volte biblici che spesso non fanno che affossare ancora di piu' il gioco quando uscira'.
Insomma sicuramente la storia dei videogame non la stanno facendo i giochi attuali nonostante i budget milionari e grafiche spaventose, ma quelli che con 4 spiccioli tiravi giu' per far DIVERTIRE (lo scrivo in maiuscolo) i gamer.
Il vero problema è che un tripla A di oggi è comunque un gioco mediocre, fatte le dovute proporzioni, rispetto a una produzione del passato.
Io faccio sempre l'esempio di Square che è forse uno dei più evidenti in cui un tempo produceva senza citare sempre i soliti titoli roba come bahamut lagoon, Front Mission, Star Ocean ecc... ecc...
Oggi la Square Enix spendendo cifre assurde produce della monnezza incredibile e le uniche cose buone sono i giochi che vengono da piccoli studi che pubblicano sotto il loro marchio che fanno giochi in stile retro-gaming.
Basti guardare alla fine ingloriosa che hanno fatto fare a star ocean o a final fantasy... dei brand che con un MINIMO di buon senso potevano andare avanti per decenni e che invece sono stati devastati in modo insensato.
Mettiamoci poi che prima c'era un'attenzione anche a creare storie, personaggi e così via che oggi non esiste più. Un videogioco era spesso come vivere una avventura, come leggersi un libro oltre la parte da giocare in cui ti appassionavi e volevi vedere un finale, bramavi di sapere come sarebbe andata a finire mentre oggi la storia è tranquillamente skippabile dato che quando non è semplicemente noiosa è anche insensata (vedi per rimanere in tema l'ultimo FF in cui dire che la storia ha dei buchi clamorosi è dire poco).
Quindi è inutile dire che è cambiato il mercato o balle varie... i giochi che meritano fanno successo anche oggi a prescindere dai costi di produzione. Piuttosto è che oggi esce una marea di immondizia fatta con piccoli o grandi budget ma sempre immondizia rimane e si stupiscono che la gente non la voglia.
Capitolo a parte poi per chi scegli di mettere Denuvo che per quanto mi riguarda solo per quello non comprerei il gioco nemmeno fosse il gioco del secolo.
epoche diversissime
Considerando il numero di PC e console presenti nelle case in quegli anni e senza dimenticare la pirateria direi che 50-100k copie vendute erano un gran bel traguardo! .... ed era comunque una situazione completamente diversa da quella attuale anche per altri aspetti.Oltretutto credo che il premio servisse per incoraggiare un mercato nascente, come dice Fargo al tempo chi comprava i videogiochi era un nerd, una nicchia relativamente piccola, mentre oggi giocano senza pudore 16 ore al giorno cani e porci.
Steam sicuramente costa caro, ma in passato dovevano masterizzare i dvd, produrre scatola e manuali, trasportare il gioco nei negozi di tutto il mondo e dare pure da mangiare al negoziante.
Quelli erano tutti costi "fisici" necessari per far arrivare a destinazione il gioco.
Ora chi ci mangia sopra sono i membri dei vari cda e i vari azionisti che pretendono di "guadagnare" sempre più ... e se un gioco, per dire, fa solo +11% invece di +20% viene "stroncato" da queste "persone".
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