Google Stadia: obiettivi mancati, nonostante gli investimenti per milioni di dollari
Google ha lanciato il suo servizio di cloud gaming Stadia alla fine del 2019, ma non ha ancora ottenuto i risultati che si era prefissata
di Rosario Grasso pubblicata il 28 Febbraio 2021, alle 11:01 nel canale VideogamesGoogleStadia
Le ultime notizie sulla chiusura degli studi di sviluppo per il progetto Google Stadia hanno destato non poche preoccupazioni circa lo stato di salute dell'iniziativa di cloud gaming di Google. Preoccupazioni che non vengono affievolite, anzi subiscono l'effetto contrario, dall'ultimo resoconto di Bloomberg, secondo il quale, nonostante gli investimenti milionari che sono stati necessari per dotare il catalogo di Stadia di titoli di blasone come Red Dead Redemption 2, Google è ancora molto lontana dagli obiettivi che si era prefissata.
Il futuro dei videogiochi è nel cloud gaming?
Stadia è simile a piattaforme come Amazon Luna e Microsoft xCloud, ma mentre i rivali di Google stanno cercando di inserirsi nel settore del cloud gaming in maniera molto graduale, Mountain View ha tentato un approccio più repentino. Partecipando a eventi come E3 e GamesCom alla stregua di un tradizionale produttore di console e proprietario di piattaforma, Google ha dato l'idea di volersi inserire nel mondo dei videogiochi come protagonista di primo livello, al pari di Microsoft, Sony e Nintendo. Senza riuscirci.
La libreria di titoli comunque insufficiente e il controverso sistema di pagamento dei giochi di Google Stadia hanno certamente frenato l'adozione della piattaforma in grandi numeri. Molte delle fonti che Bloomberg ha contattato per il suo articolo hanno confermato che questo approccio è stato deficitario fin dall'inizio. Diversi membri del team hanno esortato l'azienda a lanciare Stadia in versione beta, in modo da rendere possibile il perfezionamento del servizio sulla base delle modalità di utilizzo dei suoi utenti.
Google persegue questo approccio con gran parte dei suoi progetti: ad esempio, Gmail e Maps sono rimasti in beta per anni dopo il loro lancio iniziale. Ma il manager di Stadia Phil Harrison, ex dirigente in Microsoft e Sony, ha voluto che Stadia si concretizzasse subito come piattaforma rivale dei protagonisti storici del mondo dei videogiochi.
Secondo Bloomberg, Google ha speso enormi somme di denaro per poter inserire nel catalogo di Stadia titoli Tripla A come Assassin's Creed e Red Dead Redemption 2 e poter raggiungere questo obiettivo: si parla di decine di milioni per ogni gioco. Tuttavia, questo impegno si è rivelato insufficiente dal punto di vista del numero dei giochi a disposizione, in confronto all'offerta di Xbox, PlayStation e Switch. Il risultato è stato una base di giocatori molto più piccola rispetto alle aspettative di Google, limitata a centinaia di migliaia di giocatori contro i milioni di giocatori che ci sono sulle altre piattaforme.
Prima della chiusura annunciata nei giorni scorsi, gli studi della divisione Stadia Games and Entertainment stavano lavorando a giochi in esclusiva e completamente ottimizzati per il cloud. Secondo le fonti di Bloomberg si sarebbe trattato, infatti, di giochi basati su tecnologie che non tenevano conto dei limiti di memoria e di capacità di calcolo propri dell'hardware locale, ma a un certo punto Google ha deciso di interrompere i lavori. È stato allora che la società ha staccato la spina a SG&E all'inizio di questo mese.
Entrare in un mercato complesso come quello dei videogiochi, con dinamiche che dipendono da vicissitudini di vario tipo che si sono alternate nel corso degli anni, non è immediato neanche per un colosso come Google. La storia dei videogiochi ha a più riprese dimostrato che se non si riesce a leggere la situazione attuale, neanche ingenti investimenti possono venire in soccorso. E in questo settore piattaforme senza esclusive non sono destinate a emergere.
La chiusura degli studi di Google dedicati ai videogiochi, dunque, potrebbe comportare ripercussioni non piacevoli sul progetto. Anche alla luce del fatto che fonti vicine a Google hanno lasciato intendere che Mountain View potrebbe decidere di concedere in licenza la tecnologia di Stadia ad altre società, rinunciando quindi al progetto di piattaforma proprietaria.
12 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMancano i giochi ! I tripla A ! Specialmente quelli recenti non quelli stravecchi !
Ci voleva tanto ? Dopotutto le versioni PC già esistevano, anche se i produttori di giochi non volevano proporre la versione Stadia potevano farli funzionare tramite vm Windows come fa GFN.
Al limite potevano anche ripiegare su un diverso business affittando HW da usare in remoto e invece .... EPIC FAIL.
La vera vincitrice del Cloud gaming è MS che grazie al catalogo XBox potrà ammortizzare i costi dell'infrastruttura Cloud messa in piedi per Azure.
i giochi tipo destiny 2 sono quelli che dovrebbero stare su stadia....gli abbonamenti come ea pass e ubisoft pass....ma se google non fa una specie di abbonamento(a poco con bei giochi magari anche per poco tempo) non va da nessuna parte.
La qualità grafica passabile inoltre non aiuta di certo a sfondare in certi ambienti.
Pagando ancora meno potrei usare il servizio nvidia e comprare i giochi su steam senza avere la paura di perdere tutto se fallisse il progetto e un domani con un pc mi ritrovo un parco titoli.
Qui siamo alla stessa stregua cdproj con manager pagati milioni incompetenti e senza prospettive ed ingegno per il futuro.
2) Titoli "Randomizzati" senza una base di scelta alla Netflix non è il Massimo
3) PREZZO PIENO, senza possedere una scatola.... ma siamo matti ?
Ho stadia ma finiti i periodi gratuiti ho disdetto il rinnovo.
Secondo me Google deve continuare ad investire (non gli mancano certo i soldi) e fare le cose in maniera più graduale.
Solo chi non prova mai non fallisce mai.
Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".