Mutant Year Zero, nell'attesa di XCOM 3

Mutant Year Zero, nell'attesa di XCOM 3

Due redattori esprimono il proprio parere su un interessante gioco di matrice indipendente ispirato dalla serie XCOM

di , Davide Spotti pubblicato il nel canale Videogames
 

Al pari di giochi come Gears of War, e le sue coperture, Half-Life 2, e la fisica dinamica, Grand Theft Auto III, e il mondo aperto 3D, DooM, e la prima volta del deathmatch in un videogioco, considero i due XCOM di Firaxis Games tra i titoli più dirompenti in assoluto nella storia dei videogiochi in termini di contributo all'evoluzione delle meccaniche di gioco. Con una struttura strategica a turni molto rigorosa e personaggi che si evolvono in maniera fortemente dipendente dalle scelte fatte dal giocatore, XCOM si può considerare come una moltitudine di giochi di ruolo (uno per ciascun agente) contemporaneamente presenti in un unico gioco. Questo lo ha reso, dal mio punto di vista, uno dei giochi più coinvolgenti e appassionanti degli ultimi decenni.

Date le premesse, capirete bene che attendo con molta concitazione XCOM 3 (un gioco comunque non annunciato ufficialmente) e, nella lunga attesa, provo con molto interesse tutti i tentativi di riproporre quella struttura di gioco. Il più interessante è sicuramente Phoenix Point, un progetto, ora disponibile in versione Accesso Anticipato, portato avanti dal creatore dell'XCOM originale uscito nel 1994, Julian Gollop. In ambito console, invece, gli strategici a turni sono tornati in auge grazie a uno studio italiano, Ubisoft Milan, e il suo Mario + Rabbids Kingdom Battle. Altro titolo che si muove in questa direzione, e parliamo contemporaneamente sia di PC che di console, è proprio questo Mutant Year Zero: Road to Eden.

Che vede la sua peculiarità principale nell'immaginario, carico di cinismo e immerso in un contesto di decadenza della specie umana, vittima dalle sue manie di egemonia e dall'odio verso gli altri. Visivamente, il tutto viene magnificamente trasposto in un gioco dove i due protagonisti, alla base ancora umani, hanno ormai assunto le sembianze di curiosi animali dopo che la devastazione nucleare ha sconvolto il mondo intero.

Un'anatra con un carattere difficile e un cinghiale con problemi a gestire la rabbia sono i due memorabili protagonisti di Mutant Year Zero: Road to Eden, e corrispondono rispettivamente ai nomi di Dux e di Bormin. Proprio il fatto di essere due normalissime persone, che si scambiano considerazioni assolutamente umane e si insultano come lo farebbero due amici di vecchia data, congiuntamente alla loro stranezza estetica, rende questi personaggi non facilmente dimenticabili, conferendo grande spessore a quella componente di cinismo che gli autori di Mutant Year Zero: Road to Eden accuratamente hanno ricercato con questo gioco.

Che è interessante per l'immaginario e per il messaggio, prima che per le meccaniche di gioco, che allo stesso tempo correggono il tiro rispetto a qualche elemento non perfettamente riuscito nei già citati XCOM. Non vogliamo però creare facili entusiasmi: Mutant Year Zero rimane un prodotto molto approssimativo, e soprattutto troppo statico in certi aspetti tecnici, per poter ambire alla qualità di XCOM. Questo non vuol dire che non ci siano aspetti interessanti: in caso contrario non gli avremmo dedicato questo spazio sul nostro sito. È sviluppato da una giovane software house indipendente, The Bearded Ladies, di cui fanno parte ex progettisti di Hitman e il co-creatore di Payday. I quali, come del resto succede anche per XCOM, hanno lavorato su Unreal Engine 4. Il gioco è prodotto dalla ben più famosa Funcom, game developer norvegese che ha realizzato grandi successi come Age of Conan, Anarchy Online, The Secret World e la suggestiva serie di avventure grafiche The Longest Journey.

Un'anatra con un carattere difficile e un cinghiale con problemi a gestire la rabbia sono i due memorabili protagonisti di Mutant Year Zero: Road to Eden
Cambiamenti climatici estremi, crisi economica mondiale, una pandemia letale e la crescente tensione tra vecchie e nuove superpotenze hanno portato all'esplosione del conflitto nucleare che ha devastato la Terra. Ora è tutto finito e la Terra è calma. La natura ha invaso le città in rovina e nuovi rapporti di forza si sono creati in un contesto in cui l'umanità ha perso il senso del concetto di civiltà. Si riparte pressoché da zero e di posti vivibili nella Terra ne sono rimasti ben pochi: le radiazioni hanno preso il sopravvento e i sopravvissuti hanno pochissimo con cui continuare a vivere, solo qualche rottame dell'epoca antecedente alla guerra nucleare.

A rovistare tra i resti della civiltà sono i Mutanti, umanoidi deformati che somigliano ad animali, alla ricerca di salvezza o soltanto qualcosa da mangiare. I pochi umani sopravvissuti si sono radunati all'Arca, un avamposto in cui vengono smistate le poche risorse rimaste e gestite le spedizioni di esplorazione verso la Zona contaminata. L'Anziano è il reggente dell'insediamento e si serve degli Stalker (o persecutori come è stato reso in italiano; la versione presente su Steam è parlata in inglese e interamente sottotitolata in italiano) come Dux e Bormin per andare alla ricerca di risorse per alimentare la sopravvivenza dell'Arca. L'Anziano chiede ai due di ritrovare Hammon, un altro Stalker che era stato inviato alla ricerca dell'Eden, ma di cui si sono perse le tracce.

L'Eden è il luogo in cui risiede la verità, dicono le storie, apparentemente non contaminato dalle radiazioni, Ma c'è un problema: si trova in un'area molto distante della Zona, dove nessuno Stalker si è mai avventurato prima. I nostri protagonisti si imbatteranno in luoghi, in condizioni ambientali e in nemici che non hanno mai affrontato prima: e dovranno armarsi di tutto punto per poter avere qualche speranza di sopravvivenza.

L'esplorazione, quindi, è una componente molto importante in Mutant Year Zero e, diversamente a quanto avviene in XCOM, è in tempo reale. I giocatori possono esplorare liberamente le mappe di gioco alla ricerca di risorse e oggetti utili, mentre solo nel momento dell'ingaggio del nemico subentra l'iconico sistema a turni "alla XCOM". Non solo l'esplorazione è molto importante ma consente di ottenere fondamentali ricompense nell'ottica di accrescere l'esperienza dei personaggi e rendere possibile lo scontro con i nemici più forti.

In queste fasi, anzi, Mutant Year Zero sembra ricordare più un Divinity: Original Sin che un XCOM. Alcuni scontri non sono affrontabili se non si possiede l'esperienza necessaria: può rendersi necessario aggirare questi avversari per poi tornare in un secondo momento, quando si sarà sufficientemente preparati. Allo stesso tempo i giocatori devono preoccuparsi di recuperare tutta l'esperienza presente nelle mappe, perché in caso contrario rischiano di essere troppo poco efficaci. Quando si è vicini a una squadra avversaria bisogna poi procedere in maniera accorta, spegnendo le torce che servono ai protagonisti per scrutare gli ambienti, ed entrare in modalità stealth. Bisogna, infatti, tendere delle imboscate per avere la prima mossa a proprio favore e sottrarre quante più energie possibile al pool di avversari già al primo turno.

Dopo l'imboscata, il combattimento è molto simile a XCOM: ci sono due azioni per turno (al di la dello sblocco di certe abilità speciali che possono accrescere questo numero) con la necessità di sfruttare gli ostacoli naturali della mappa per proteggersi dal fuoco nemico e aggirare gli avversari con mosse di accerchiamento. Adesso la mappa è sormontata da una griglia e solo un personaggio può sostare su una casella, la quale è l'elemento alla base del meccanismo di spostamento di tutte le pedine coinvolte nello scontro a fuoco. I personaggi possiedono due armi (e devono preoccuparsi che siano cariche quando serve), delle granate, dei medikit e delle abilità speciali, con cui difendersi e attaccare il nemico. L'efficacia delle armi e la probabilità di assestare colpi critici dipende dalle caratteristiche di base, dal livello dell'arma (potenziabile nell'Arca) e dagli accessori installati su di essa. Inoltre, ogni personaggio ha delle abilità peculiari: ad esempio, Dux può usare delle ali per ergersi in volo e sbloccare delle migliori linee di tiro che aumentano la possibilità di assestare devastanti colpi critici. Magnus, invece, può assumere il controllo degli avversari umani e schierarli contro quelli che fino a un attimo prima erano i loro alleati. Bormin, poi, può dotarsi di Impeto Suino, con cui scaglia a terra e immobilizza gli avversari per qualche turno.

Cosa cambia in questo sistema di combattimento rispetto a XCOM? Innanzitutto, è più difficile: se non si sfrutta il pieno potenziale dell'equipaggiamento dei personaggi non si può avere la meglio. Può capitare di imbattersi in un'area popolata da mostri con livello di esperienza semplicemente troppo alto per poter essere affrontati allo stato attuale delle cose, per cui bisogna tornare a esplorare prima di ingaggiare lo scontro. E poi è molto più deterministico rispetto al sistema di combattimento dello stesso XCOM. Ci sono quattro livelli di riuscita per ciascun colpo: 25, 50, 75 e 100%, contro i 100 di XCOM. Inoltre, il giocatore sa quale sarà la percentuale di riuscita del colpo nel momento in cui compirà un dato movimento, grazie anche a un'ottima interfaccia utente. Sono tutte accortezze che rendono sicura la riuscita delle tattiche di spostamento e di mira, riducendo appunto lo spazio lasciato al caso.

Durante l'esplorazione della Zona, Dux e Bormin incontrano altri personaggi che possono essere invitati nella squadra. Fra questi, anche la volpe Farrow e la soldatessa Selma. Uno dei più grandi limiti di Mutant Year Zero, d'altronde, riguarda proprio questa meccanica, nel senso che la squadra al massimo può essere composta da sole tre unità. Questo naturalmente riduce lo spessore strategico degli scontri, oltre che la loro spettacolarità. Inoltre, le possibilità di personalizzazione dell'equipaggiamento dei soldati e delle loro abilità sono nettamente inferiori rispetto a quelle presenti in un XCOM. Sembra, insomma, che The Bearded Ladies abbia voluto innanzitutto mantenere basse le richieste hardware per questo gioco, con mappe sempre molto statiche e un numero di soldati coinvolti negli scontri a fuoco limitato. Anche l'Arca, che è una sorta di hub nel quale utilizzare le risorse raccolte durante l'esplorazione per migliorare l'equipaggiamento degli Stalker, è molto semplicistica.

Durante l'esplorazione, infatti, si ottengono rottami, componenti di vecchie armi rotte e oggetti rari, spendibili nell'Arca. Qui si possono acquistare medikit, armi rare, accessori per potenziare le armi in possesso e sbloccare vantaggi permanenti. Migliorare l'equipaggiamento per mantenersi competitivi rispetto alla crescita del livello degli avversari da affrontare è cruciale. L'esplorazione, d'altra parte, è contrassegnata da un continuo rinvenire di bottini di vario tipo: da catapulte improvvisate a fucili di precisione, da cappelli a cilindro a giubbotti antiproiettile. Quando indossano questi oggetti di fortuna, gli Stalker diventano ancora più buffi, proprio perché molto spesso si tratta di pezzi di equipaggiamento sopra le righe, come lo è quasi tutto nell'immaginario di Mutant Year Zero.

Difficilmente nel mondo dei videogiochi si riscontrano storie che tratteggiano in maniera così efficace e cinica il futuro dell'umanità
È proprio l'immaginario di Mutant Year Zero: Road to Eden che rende questo videogioco particolare. Difficilmente nel mondo dei videogiochi si riscontrano storie così critiche, che tratteggiano in maniera così efficace e cinica il futuro dell'umanità. Il dark humour, evidenziato soprattutto dalle fattezze fisiche dei due personaggi protagonisti, rende questo prodotto veramente molto affascinante agli occhi del giocatore interessato dagli immaginari distopici.

Detto questo, vi imbroglierei se vi dicessi che Mutant Year Zero è articolato quanto un XCOM. Mancano tantissimi aspetti che nei giochi della Firaxis costituiscono dei baluardi, e la personalizzazione della squadra è solo accennata rispetto a quello che abbiamo dall'altra parte. Non ci sono le statistiche sul rendimento dei vari soldati e non si può proseguire l'avventura (che comunque ha una durata di circa 30 ore) se si perde uno dei protagonisti. Inoltre, la parte di esplorazione in tempo reale può essere interessante dal punto di vista del rinvenimento delle risorse e della conseguente ottimizzazione del potenziale dei personaggi, ma le mappe, per quanto a tratti ben disegnate, sono troppo statiche e prive di vita per essere realmente interessanti. Tra le altre cose, evidenziano una certa legnosità nel sistema di movimento, tipica dei giochi indipendenti che non posso avvalersi di quelle risorse economiche che poi finiscono per fare la differenza sul livello di rifinitura degli aspetti secondari dei giochi.

Molto interessante, invece, il sistema di combattimento, più deterministico che in XCOM. Inoltre, il livello di sfida è molto più alto (ci sono tre livelli di difficoltà), richiedendo al giocatore una piena consapevolezza sul sistema di gioco per poter completare l'avventura.

Il parere di Davide Spotti

Mutant Year Zero: Road to Eden strizza chiaramente l’occhio alla tradizione di XCOM, pur dimostrando di possedere un’identità propria. Nonostante tragga chiara ispirazione dal “fratello maggiore” per quello che riguarda la struttura classica del combat system a turni, il titolo ideato dal team svedese The Bearded Ladies Consulting ha dimostrato di possedere un imprinting che lo rende facilmente riconoscibile, in primis sul piano strettamente estetico.

In termini di gameplay, invece, la principale qualità che differenzia Mutant Year Zero è la presenza dell’elemento stealth. Un ottimo valore aggiunto, nonché una stimolante variazione sul tema che incide in modo interessante sugli equilibri complessivi degli scontri affrontabili durante la campagna. Con un pizzico di pazienza e qualche piccolo accorgimento in fase di studio e pianificazione, il fruitore è perfettamente in grado di determinare dove sarà possibile intervenire con minori rischi, approfittando dei vantaggi che vengono di volta in volta resi possibili in rapporto alla conformazione degli scenari e alla dislocazione dei nemici. Tutto ciò si rivela quantomai necessario soprattutto nell’eventualità in cui si abbia l’esigenza di sfoltire il numero di avversari presenti nelle vicinanze, in vista di quello che sarà poi lo scontro a viso aperto indispensabile per ripulire le aree di gioco dalle interferenze ostili.

Mutant Year Zero: Road to Eden strizza chiaramente l’occhio alla tradizione di XCOM
Altrettanto convincente si è dimostrato l’approccio adottato per la caratterizzazione dei personaggi mutanti di cui si vestono panni. La natura antropomorfa dei protagonisti, unita a quella sottile e mai forzata vena di humour che aleggia durante i loro fugaci scambi di battute, si sposano a dovere con il contesto generale del gioco, creando una serie di contrasti che conferiscono spessore e carattere all’opera stessa.

D’altra parte, chi mastica abitualmente questo genere di prodotti troverà in Mutant Year Zero un titolo equilibrato ma nel complesso abbastanza alla portata. La presenza di tre differenti livelli di difficoltà permette peraltro di variare in maniera sostanziale il proprio approccio alla partita. Al di là delle impostazioni decise dal giocatore all’inizio del suo viaggio, ciò che rileva è soprattutto la capacità di entrare in sintonia con una filosofia di gioco per alcuni versi già conosciuta e per altri dotata di variazioni sul tema senz’altro non trascurabili.

In molte situazioni lo scontro a viso aperto è solo l’extrema ratio, e anzi spesso e volentieri si rende consigliabile procedere il più possibile senza farsi individuare, dando precedenza alle armi dotate di silenziatore ideali per le imboscate. Architettando come si deve le proprie mosse si riesce nell’intento di non scatenare l’allarme tra le truppe posizionate nei paraggi. In alcuni casi è persino consigliabile procedere senza indugi verso la mappa successiva, per poi tornare ad occuparsi degli ostacoli più ostici solo dopo aver messo in cascina ulteriori risorse o aver sbloccato nuove abilità negli appositi menù di ciascun personaggio.

Natura antropomorfa dei protagonisti, unita a quella sottile e mai forzata vena di humour
Senza alcun dubbio Mutant Year Zero è un titolo che, anche al livello di difficoltà normale, stimola il giocatore a centellinare con parsimonia le proprie risorse. È fondamentale scongiurare il rischio di arrivare a una fase di stallo, che può determinarsi in virtù degli esiti eccessivamente “sanguinosi” degli scontri a viso aperto. Va detto peraltro che l’estrema flessibilità del sistema di salvataggio rende comunque possibile archiviare in qualsiasi momento i progressi ottenuti, così da non dover ripetere allo sfinimento quelle sezioni che sono già state disinnescate con successo.

In compenso, chi è alla ricerca della vera sfida può sempre optare per un grado di complessità superiore. Da questo punto di vista, la scelta di implementare la variabile della morte permanente apre la strada a un’interpretazione decisamente più hardcore del gioco. In sintesi, Mutant Year Zero offre un’esperienza altamente modulabile, ma anche a livello standard richiede un minimo di applicazione per poter proseguire senza intoppi. Si sarebbe senz’altro potuto fare uno sforzo per dare una forma un po’ più tangibile all’Arca, l’avamposto nel quale i prodi mutanti fanno ritorno al termine delle sessioni esplorative. La struttura dell’hub centrale appare fin troppo essenziale, per quanto sufficiente ad assolvere gli scopi prefissati. Allo stesso tempo non avrebbe guastato nemmeno l’implementazione di una modalità cooperativa per due giocatori, che avrebbe reso il titolo molto godibile anche in compagnia di un amico.

In questa sede vale la pena di esprimere un giudizio anche su interfaccia e sistema di controllo dell’edizione PS4, ottimizzati come si deve per non far rimpiangere l’assenza di mouse e tastiera. I feedback ricevuti, tanto nella fruizione dei menù quanto nella gestione del campo di battaglia, possono considerarsi positivi. La selezione dei bersagli avviene in modo pratico, così come la gestione delle abilità e la navigazione, anche in funzione di una notevole flessibilità dell’inventario. Ciò rende possibile condividere con estrema semplicità i materiali tra i membri del party, limitando di fatto interventi e settaggi più complessi durante le fasi di pianificazione degli attacchi.

Durante la nostra prova si è verificata qualche situazione al limite dal punto di vista tecnico, con sporadici bug e problemi di caricamento delle texture, che peraltro non vanno a inficiare la corretta fruizione del gioco. Durante le fasi a turni la gestione del party si è dimostrata efficace e piacevole, anche se in qualche frangente poco fedele alle singole situazioni di gioco; talvolta capita infatti di non poter ingaggiare con successo un nemico, nonostante ci si trovi nei paraggi e la linea di tiro non sia completamente ostacolata dagli oggetti che compongono lo scenario. Quest’ultimo aspetto può finire per creare qualche piccola frustrazione in determinate situazioni di gioco, specialmente qualora l’esito della battaglia si giochi sul filo del rasoio. Al netto di queste piccole incertezze, ci sentiamo comunque di consigliare Mutant Year Zero: Road to Eden a tutti i cultori del genere tattico.

PRO

  • Immaginario cinico e suggestivo
  • Personaggi iconici
  • Sistema di combattimento deterministico

CONTRO

  • Molto statico
  • Tecnicamente limitato
  • Team solo di tre unità
  • Manca il livello di personalizzazione di XCOM
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4 Commenti
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GoFoxes25 Marzo 2019, 15:52 #1
Per me è stato GOTY 2018, nonostante No Man's Sky NEXT.
L'ho millato su Xbox One, mo' l'ho preso su PC con l'humble monthy (per 11€ regalano questo e Northgard, tra gli altri, mese da urlo), e mi sparo le stalker trials, in attesa dell'espasione.
randorama25 Marzo 2019, 21:45 #2
considero i due XCOM di Firaxis Games tra i titoli più dirompenti in assoluto nella storia dei videogiochi in termini di contributo all'evoluzione delle meccaniche di gioco.


qualcuno può suggerire a chi del dinamico duo di recensori ha scritto questa roba di provare Enemy unknown almeno per una mezz'oretta?
cronos199026 Marzo 2019, 08:51 #3
Tendenzialmente evito di parlare del recensore. Però oggettivamente, come si fa a scrivere che:
considero i due XCOM di Firaxis Games tra i titoli più dirompenti in assoluto nella storia dei videogiochi in termini di contributo all'evoluzione delle meccaniche di gioco. Con una struttura strategica a turni molto rigorosa e personaggi che si evolvono in maniera fortemente dipendente dalle scelte fatte dal giocatore, XCOM si può considerare come una moltitudine di giochi di ruolo (uno per ciascun agente) contemporaneamente presenti in un unico gioco.
Qui le cose sono possono essere due.

GENERE DI GIOCO
XCOM della Firaxis, come lo stesso Mutant Year Zero e tanti altri, sono nè più nè meno dei cloni di UFO: ENemy Unknown del 1994. Quindi stiamo parlando dell'aria fritta, oppure qualcuno non conosce l'argomento.

EVOLUZIONE DELLE MECCANICHE
La struttura a turni è dell'originale (è alla base di quel gioco) e la rigorosità nei giochi Firaxis si riassume in una semplificazione delle sue dinamiche e meccaniche rispetto al gioco del 1994.
L'evoluzione dei singoli soldati secondo i voleri del giocatore? Premesso che cose analoghe si sono viste anche in altri giochi seppur in contesti differenti (che so: i generali nei giochi Total War con i loro rami di abilità, o le armate di Civilization che quando aumentano di livello puoi scegliere come upgradarle e lo stesso in altri giochi similari. Se vogliamo è la stessa cosa che avviene da 30 anni negli RPG con party) e che quindi trovo quantomeno incorretto associare ai giochi Firaxis quali evolutori in tal senso.

Premesso ciò, avere soldati che specializzi in una certa direzione non è certo una cosa fantascientifica, ed era una cosa che già avveniva in UFO. La differenza è che all'epoca la scelta era dipendente dalle statistiche affidate casualmente dal gioco, qui è il giocatore a dare la direzione.
Fermo restando che poi la scelta nei giochi Firaxis è vincolante, nel gioco originale ti rimaneva sempre piena libertà d'azione.


Faccio notare che lo stesso titolo è tendenzioso e già lascia trasparire dove si trova il reale interesse di chi scrive. Perchè per come è impostato, lascia intendere che questo Mutant Year Zero è un riempitivo per il titolo veramente interessante; non esattamente il massimo per chi inizia a leggere interessato a questo di titolo.

Tra l'altro, se questo gioco mi serve nell'attesa, lo è per Phoenix Point... che se non altro verrà rilasciato a breve, mentre per XCOM3 stanno cercando personale per crearlo da 1 mese. Dubito che lo vedremo in vendita da qui a breve tempo.
GoFoxes26 Marzo 2019, 09:08 #4
MYZ è il goty 2018, XCOM EU/EW e il 2 sono un buon tattico a turni per console

A parte gli scherzi, MYZ è uno stealth game esplorativo e story driven con combat a turni.

Prima se lo mettono in testa tutti, meglio è.

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