Assassin’s Creed Odyssey: ritorno allo splendore in Antica Grecia

Assassin’s Creed Odyssey: ritorno allo splendore in Antica Grecia

Ubisoft si conferma maestra della contestualizzazione storica. Dopo aver condotto gli appassionati nella terra dei faraoni, la casa francese è andata ulteriormente a ritroso nel tempo e ci ha resi partecipi dei fasti della Grecia Antica, quando Atene e Sparta si contendevano il dominio assoluto del Peloponneso. Con due protagonisti alternativi, una pericolosa setta da sconfiggere e un’immersione totale tra tradizioni, uomini eruditi e mito, Assassin’s Creed Odyssey ha tutto il necessario per tenere i giocatori impegnati molto a lungo. Dopo quasi settanta ore di gioco vi spieghiamo perché

di pubblicato il nel canale Videogames
UbisoftAssassin's Creed
 

Undici anni di vita e altrettanti capitoli principali; sei spin-off, oltre una dozzina di protagonisti, ma anche più di 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Questi, in estrema sintesi, i numeri legati alla saga più celebre e allo stesso tempo più discussa di Ubisoft. Subissata di critiche in seguito alla pubblicazione di Unity e Syndicate, la casa produttrice d’oltralpe ha cercato di riordinare le idee per poi provare a rinnovare la serie dalle sue fondamenta, sulla scorta del crescente successo vissuto dal genere action RPG nell’attuale generazione. Così è venuto alla luce Assassin’s Creed Origins, il capitolo che poco meno di dodici mesi fa ha scosso la serie dal torpore che l’aveva avviluppata, portando i fan a ritroso nel tempo fino agli albori dell’Ordine degli Assassini.

Là, tra le interminabili distese di sabbia dell’Antico Egitto, nel pieno dell’epoca tolemaica, i giocatori hanno avuto finalmente l’opportunità di scoprire eventi e personaggi che hanno portato alla genesi del Credo; prima di Ezio Auditore, prima persino di Altair e dei leggendari Assassini di Masyaf. Con la pubblicazione di Origins, Ubisoft non si è dunque limitata a cambiare le carte in tavola, mettendoci di fronte un’epoca storica completamente avulsa da quelle degli episodi più recenti. Passare da Syndicate a Origins è stato un po’ come cambiare direttamente mazzo e provare a giocare un nuovo tipo di partita, con altri punti di riferimento e obiettivi rinnovati. Origins è stato dunque il trampolino di lancio verso quel fatidico “nuovo corso” che in molti auspicavano già dal dopo Black Flag. E questo nonostante l’avventura nei panni di Bayek si sia dimostrata migliorabile sotto più punti di vista. Dopotutto era pur sempre un inizio, e non solo in senso narrativo.

Insomma, nonostante gli innegabili margini di miglioramento, Ubisoft aveva finalmente fatto i compiti a casa e dimostrava di aver fatto tesoro degli errori passati. “Assassin’s Creed non tornerà ad essere un appuntamento fisso”, dichiarava il CEO Yves Guillemot, sebbene l’annuncio dell’E3 2018 sembrasse suggerire esattamente il contrario. “Udite, udite! Quest’anno Assassin’s Creed approderà nell’Antica Grecia. Siete pronti a vivere la vostra Odissea?” era in buona sostanza il proclamo strillato da Ubisoft in quel di Los Angeles. Decisione cui ha fatto seguito una prevedibile levata di sopracciglia alzate che nemmeno Carletto Ancelotti negli anni d’oro di Milanello.

Il publisher francese non ha perso tempo ed è corso subito ai ripari precisando che sì, il brand di Assassin’s Creed non tornerà ad essere un appuntamento a cadenza necessariamente annuale e che la scelta di portare Odyssey così presto sul mercato fosse figlia dello sviluppo parallelo portato avanti presso la divisione del Québec (la stessa che ha realizzato AC Syndicate). Viste le premesse, è dunque ovvio che Origins e Odyssey condividano struttura, tecnologia e asset impiegati per la creazione delle rispettive mappe di gioco. Eppure, pur partendo da questo dato di fatto, bisogna riconoscere che la nuova avventura abbia introdotto qualche accorgimento in grado di migliorare la qualità complessiva dell’interazione, specialmente per quanto riguarda il criterio di progressione delle abilità e le caratteristiche del sistema di combattimento.

L’Odissea di Alexios e Kassandra

“Facili all’ira sopra la terra siamo noi stirpi umane” (cit.)

L’aforisma attribuito a Omero è un ottimo spunto da cui partire per descrivere il racconto che Ubisoft Quebéc ha imbastito per Assassin’s Creed Odyssey. Nel tempo presente ritroviamo Layla Hassan alle prese con la ricerca di informazioni e manufatti appartenuti all’antica civiltà ISU. La lancia recuperata negli ultimi scavi presenta due filamenti di DNA provenienti da individui diversi, motivo per cui nel gioco si ha l’opportunità di vivere gli stessi eventi dalla prospettiva alternativa di due fratelli: Alexios o Kassandra.

Alla spasmodica ricerca di risposte, Layla decide di tornare nell’Animus per proiettarsi questa volta nella Grecia Antica del 431 a.C.. Un’epoca nella quale il conflitto secolare che ha visto contrapposti Assassini e Templari non è nemmeno iniziato. Logicamente l’influenza della vecchia civilizzazione, la sua eredità, sono già presenti ed esercitano un ruolo centrale ai fini del racconto. Odyssey peraltro porta avanti lo stesso approccio che la serie aveva assunto già a partire da Black Flag: l’idea di ridurre ai minimi termini i riferimenti al tempo presente. Il gioco prosegue nel solco dei precedenti capitoli, lasciando in secondo piano le vicende degli assassini contemporanei per concentrarsi quasi esclusivamente sul viaggio dei due protagonisti di cui si vivono le gesta all’interno della simulazione. L’incipit si svolge in un luogo divenuto leggendario: la strenua resistenza di Leonida e dei suoi prodi trecento spartani alle Termopili, nell’eroico tentativo di arrestare la veemente avanzata dell’esercito persiano guidato da Serse.

Assassin’s Creed Origins, il capitolo che poco meno di dodici mesi fa ha scosso la serie dal torpore
Il celeberrimo condottiero spartano è solo indirettamente parte in causa delle vicende che vengono tratteggiate in Odyssey, ma ha comunque un ruolo importante stagliandosi sullo sfondo e legandosi al dramma che ha sconquassato l’esistenza dei due giovani. Prevedibilmente, data l’ambientazione di riferimento, Ubisoft Quèbec ha scelto di identificare il proprio nuovo gioco con l’Odissea, uno dei poemi epici più apprezzati, conosciuti e studiati nella tradizione letteraria classica occidentale.

A ben vedere la quest principale di Odyssey assume ben presto la forma di un viaggio di formazione del protagonista, in cerca di risposte sulla provenienza e gli scopi di un misterioso culto esoterico che sembra tessere le fila dei principali centri di poteri dell’Ellade. A tutto questo si intrecciano vecchie vicende familiari rimaste tristemente irrisolte. In questo senso la prima parte dell’avventura vissuta nell’ottica di Alexios o Kassandra presenta evidenti richiami con la Telemachia, ovvero con i primi quattro volumi che compongono l’Odissea. Ha infatti inizio un lungo e incessante peregrinare ai quattro angoli della penisola e dei suoi arcipelaghi, che da Cefalonia spinge il giocatore ad attraversare tutte le regioni antiche rese celebri dai testi degli autori classici.

Qualcuno ha definito la serie di Assassin’s Creed una “guida turistica a misura d’immaginario”. Perifrasi che, a nostro avviso, inquadra e sintetizza con efficacia ciò che la saga di Ubisoft ha offerto e continua a proporre ancora oggi. Se è innegabile che questa definizione calzasse a dovere in precedenza, quando l’oggetto della rappresentazione si limitava a una sola città (nel caso di Brotherhood, Revelations, Unity e Syndicate) o a un numero tutto sommato limitato di luoghi storici (Assassin’s Creed e Assassin’s Creed II), con il nuovo corso l’approccio degli sviluppatori è cresciuto in modo esponenziale, andando ad abbracciare la rappresentazione di intere civiltà; con Origins è toccato alla cultura egizia di epoca tolemaica, mentre Odyssey è focalizzato sulla seconda guerra del Peloponneso, che infiammò il secolare scontro tra le poleis di Atene e Sparta.

Effettivamente Ubisoft Québec ha dimostrato di aver svolto un buon lavoro nel tratteggiare paesaggi e tradizioni del mondo greco, preoccupandosi di arricchire l’avventura con costanti ma mai troppo invadenti riferimenti alla mitologia classica. Peraltro, anziché limitarsi ad introdurre solo ed esclusivamente una serie di creature ben conosciute dal nostro immaginario, molti dei racconti che affondano le loro radici nella tradizione orale del territorio vengono ripresi nei dialoghi e nelle missioni secondarie. In questo senso gli sviluppatori hanno ribadito a più riprese di aver cercato di strutturare la rappresentazione di un’epoca storica cercando di riflettere, nell’atteggiamento degli NPC, quelli che erano i modi di vivere e le credenze più diffuse tra le popolazioni dell’Ellade. Capita talvolta che alcuni dettagli vengano ricordati durante le traversate a bordo della propria nave, logicamente qualora si giunga in prossimità di un luogo che viene comunemente associato a storie celebri. Il rovescio della medaglia è rappresentato dai boss leggendari che costituiscono una delle riuscite attività di endgame del gioco. In questi frangenti il giocatore non si limita a ripercorrere miti e leggende usando l’immaginazione, ma li vive in prima persona sotto forma di agguerriti avversari come ad esempio l’iconico Minotauro di Cnosso.

Prevedibilmente il lungo viaggio di Alexios/Kassandra viene scandito da una fitta rete di incontri con alcune delle menti più brillanti o influenti dell’epoca di riferimento. Chi ha fruito i vari capitoli della saga fin dagli albori ricorderà senz’altro figure di assoluto rilievo come Leonardo da Vinci, George Washington, Napoleone Bonaparte o Niccolò Machiavelli, solo per citare i primi che ci sovvengono. D’altra parte esiste miglior luogo della culla della civiltà occidentale per entrare in contatto con autentici geni divenuti immortali? Domanda retorica, direte. Ubisoft non se lo è fatto ripetere due volte e ha spinto il giocatore a interagire con giganti delle arti, della letteratura, della medicina, dell’architettura e dell’arte oratoria. Gente del calibro di Erodoto e Socrate, Ippocrate e Democrito, Pericle e Fidia.

In aderenza al nuovo genere d’appartenenza – e sulla scorta di quanto era già testato in Origins – Assassin’s Creed Odyssey può dunque considerarsi l’episodio più vasto della saga, con una mappa davvero sconfinata. Si parla infatti di un’area di gioco più grande del 62% rispetto a quella del predecessore. L’Antica Grecia è stata rappresentata nella sua interezza con ben trentotto aree territoriali, a loro volta suddivise in tanti piccoli distretti contrassegnati da confini e denominazioni geografiche molto specifiche. Il viaggio si dispiega in lungo e in largo, dalle foreste della Beozia alle pianure dell’Attica, dai rigogliosi paesaggi della Locride, della Megaride e della Corinzia fino alle distese brulle e più esotiche di Creta. E poi su per il Mar Egeo, in quel vasto arcipelago popolato da isole come Mykonos e Kos, fino ai territori macedoni, svariati decenni prima della straordinaria e irripetibile epopea alessandrina. Facendo tesoro degli insegnamenti impartiti da The Witcher III, Assassin’s Creed Odyssey mette davvero moltissima carne al fuoco. Il completamento della campagna principale richiede all’incirca cinquanta ore di gioco, ma qualora si decida di portare a termine tutti gli incarichi secondari, incluse le missioni disponibili sulle bacheche cittadine e le attività di endgame, il computo complessivo arriva tranquillamente a toccare un centinaio di ore.

Proprio in virtù della necessità di valorizzare il più possibile mappa di gioco e luoghi storici, Ubisoft Québec ha messo a disposizione del giocatore un nuovo approccio esplorativo. Selezionando la modalità tradizionale, gli incarichi verranno come sempre contrassegnati in automatico sulla mappa e potranno essere raggiunti, quasi in maniera meccanica, limitandosi a seguire gli indicatori presenti sul radar. Viceversa, optando per la modalità Esplorazione è ora possibile accedere a un nuovo sistema di individuazione dei bersagli, degli oggetti e degli altri elementi utili al completamento delle quest.

Così facendo non si otterrà un indicatore chiaro e immediato da raggiungere, bensì un elenco di indizi piuttosto specifici, comodamente consultabile a fianco della mappa e basato sulle informazioni che sono state apprese nel corso dei dialoghi. Si potrebbe pensare che questo sistema provochi alcuni momenti morti durante le fasi esplorative, ma per come è stato realizzato è vero il contrario: non si ha un’idea precisissima su dove dirigersi, eppure la suddivisione della mappa in distretti di dimensioni non troppo ampie e il costante riferimento ai punti cardinali o a zone nevralgiche come montagne, monumenti e villaggi, rende sempre piuttosto immediata l’individuazione della zona designata. Al contempo il giocatore è stimolato a guardarsi in giro, più di quanto non farebbe adottando l’approccio tradizionale. Questa dinamica viene ulteriormente fluidificata dalla presenza di Icaro, il falco che, alla stregua di quanto accadeva in Origins, accompagna il fruitore durante le sue peregrinazioni. Quando si arriva in prossimità dell’obiettivo, l’indicatore dell’animale si attiva ed è possibile individuare con precisione la zona esatta dove bisogna dirigersi.

Questo tentativo di valorizzare la ricerca, di prestare in qualche modo un po’ più di attenzione alla struttura della mappa e ai luoghi, può considerarsi apprezzabile. Per contro Ubisoft sembra aver preferito mantenersi a metà del guado senza osare più del dovuto. Sì perché se in un primo tempo i dialoghi lasciano presupporre che le informazioni possano essere estrapolate solo effettuando determinate domande e ricevendo le giuste risposte, ben presto ci si rende conto che anche saltando specifiche parti di testo, quei riferimenti compariranno sempre e comunque nel proprio diario di viaggio, senza dunque rendere in alcun modo più complesso arrivare alla soluzione del problema. Quest’ultima considerazione permette di ricollegarci a una delle debolezze più evidenti che la serie si è portata appresso da Origins: la struttura troppo semplificata e monodirezionale dei dialoghi. In questo senso i margini di miglioramento sono ancora notevoli. Seppur convincente in vari altri aspetti, Odyssey presta il fianco sul piano delle relazioni tra protagonisti, personaggi secondari e NPC in genere. Le risposte si dimostrano sempre troppo prevedibili, con poche varianti e ramificazioni; per di più le reazioni degli individui con i quali si interagisce sembrano talvolta poco risolute, o comunque meno incisive di quanto ci si potrebbe immaginare leggendo le alternative testuali a propria disposizione. Si badi: è probabile che questa sensazione sia stata determinata più dalla gestione del doppiaggio in italiano che da un concreto problema di coerenza scenica; lo dimostrerebbe soprattutto il fatto che abbiamo avuto questo tipo di sensazioni più nei dialoghi vissuti dalla prospettiva di Alexios che in quelli di Kassandra (messa alla prova per qualche ora con una run parallela).

La strenua resistenza di Leonida e dei suoi prodi trecento spartani alle Termopili, nell’eroico tentativo di arrestare la veemente avanzata dell’esercito persiano guidato da Serse
Per la prima volta nella storia della saga, Odyssey introduce le relazioni amorose con svariati personaggi in cui ci si imbatte nel corso dell’avventura. Al di là della libertà di scelta legata al sesso e all’età (ovviamente niente “ragazzetti”, ma qualche attempata signora magari sì!), anche su questo versante Ubisoft paga il confronto con quanto è stato realizzato altrove. Per farla breve, i parallelismi con le romance sperimentate in The Witcher o nella trilogia di Mass Effect non reggono proprio il paragone. In Odyssey non sussiste la stessa profondità, e per giunta è praticamente impossibile fallire l’approccio, tant’è che la scelta adeguata viene indicata a chiare lettere da un’icona a forma di cuore. Anche sotto questo aspetto si poteva obiettivamente fare di meglio, ma è pur sempre un’aggiunta rispetto all’offerta precedente.

Come indicato da Ubisoft, la storia di Odyssey vanta ben nove finali differenti, sebbene le decisioni che si intraprendono non sembrano influenzare in modo sostanziale l’andamento del racconto. I bivi davvero rilevanti sono pochi, con scelte che spesso e volentieri non paiono determinare conseguenze tangibili. Di sicuro non nell’immediato, dato che abbiamo provato più volte ricaricare il salvataggio per capire se ci fossero variazioni evidenti, senza esito. Peraltro il finale che abbiamo sperimentato nel corso della partita non ci ha lasciato particolarmente soddisfatti, soprattutto a causa di un epilogo superficiale e sbrigativo, davvero poco coerente con la durata complessiva del viaggio. Eppure in Odyssey sembra contare più il percorso che la meta. Se letta in quest’ottica, l’esperienza si rivela efficace e vincente. Le sottotrame, i lunghi viaggi, i paesaggi mozzafiato, gli scontri all’ultimo sangue nell’arena, le creature leggendarie, la liberazione delle fortezze gremite di soldati palesemente più forti del nostro, hanno saputo intrattenerci a lungo, senza mai portarci a provare noia o a desiderare di riporre il gioco nella custodia per dedicarsi ad altro. E si badi, stiamo sostenendo questa tesi malgrado non fossimo riusciti a farci piacere fino in fondo il nuovo approccio inaugurato da Origins, e nonostante l’annuncio di Odyssey ci avesse lasciato piuttosto indifferenti.

Merito forse del contesto affascinante della Grecia Antica? Nì, nel senso che anche l’Antico Egitto ha sempre esercitato un forte ascendente a livello personale su chi vi sta scrivendo, forse persino superiore a quello dei miti e dei personaggi storici provenienti dalla penisola ellenica. Merito dunque del ritorno dell’esplorazione navale? In parte, dato Assassin’s Creed IV: Black Flag occupa posizioni di vertice nel nostro personalissimo indice di gradimento della saga, in compagnia di Assassin’s Creed II e Brotherhood. In Assassin’s Creed Odyssey l’esplorazione navale e subacquea tornano ad avere un ruolo attivo nell’economia generale del gioco, sebbene rispetto al piratesco Black Flag il focus rimanga più ancorato alle attività compiute sulla terraferma. Non mancano comunque spunti per effettuare traversate in piena regola, specie in quelle fasi del racconto dove bisogna raggiungere luoghi lontani e non ancora accessibili con il teletrasporto. L’Adrestia, questo il nome del vascello di cui il protagonista entra in possesso una volta abbandonate le coste di Cefalonia, può essere migliorata in ogni sua parte. Per farlo è necessario accumulare una serie di risorse come legno, ferro e altri materiali utili alla costruzione di componenti e al rafforzamento di elementi come lo scafo, l’efficacia di frecce e giavellotti o la resistenza dei vogatori. Diversamente dal passato, tuttavia, adesso è possibile reclutare quattro luogotenenti da assegnare alla propria ciurma, ognuno dotato di specifiche abilità e in grado di conferire bonus all’intero equipaggio. Questi soggetti possono essere reperiti durante il normale corso della partita, talvolta persino risparmiando alcuni nemici o prestando aiuto a individui in momentanea difficoltà.

Le novità: sistema di combattimento, albero abilità e altro

Se il ritorno dell’esplorazione navale ha avuto il suo peso nell’indirizzare la valutazione complessiva dell’opera, gli accorgimenti approntati da Ubisoft Quèbec al fine di integrare la struttura del combat system e del sistema di progressione del personaggio hanno avuto un gran peso nel nostro giudizio. Per quanto l’impostazione di base sia rimasta la stessa di Origins, ovvero un’interazione basata sul targeting dei nemici e la necessità di affrontare anche più avversari in contemporanea, è evidente che per Odyssey siano stati adottati alcuni accorgimenti in grado di migliorare la resa generale degli scontri. Come noterà chi ha giocato nei panni di Bayek, in questo caso Alexios e Kassandra non si servono mai di scudi. Con le dovute proporzioni, è un po’ come dire che Odyssey sta ad Origins come Bloodborne sta a Dark Souls. Nonostante l’eliminazione di questa variante tattica difensiva, abbiamo avuto l’impressione che il sistema e la componente action dell’opera ne abbiano giovato.

Premendo in contemporanea i pulsanti dorsali è possibile effettuare una parata utile a respingere all’indietro l’avversario. Così facendo si guadagna qualche istante di vantaggio utile per portare a segno più attacchi in sequenza. Abbiamo apprezzato anche l’opportunità di usufruire del rallentamento del tempo, attivabile in automatico qualora si riesca a schivare i colpi dei nemici all’ultimo istante utile. Il maggiore valore aggiunto, tuttavia, lo si riscontra nella presenza dei poteri attivi e passivi associati a due differenti menù radiali, composti da quattro abilità ciascuno. La mossa più iconica e divertente da fruire è senza ombra di dubbio il calcio di Sparta, grazie al quale il protagonista viene messo in condizione di scagliare con veemenza i nemici già da dirupi e tetti di edifici. Ma ce ne sono anche altre che non sono davvero niente male come forma di supporto al combattimento tradizionale. Per quanto riguarda la capacità passive, l’uso dell’arco è centrale, permettendo di eseguire colpi multipli dalla distanza su più bersagli, di tempestare di frecce un’intera zona e così via. Considerato che in entrambi i settori le abilità complessivamente sbloccabili sono più di quattro, si creano anche opportunità di differenziazione del personaggio a seconda dei propri gusti e delle proprie inclinazioni durante le fasi di battaglia. Un’altra variazione riguarda l’uso della barra del turbo, in Origins legata a una generica furia momentanea che acuiva la potenza dei colpi inferti da Bayek, mentre in questo caso legata a una serie di specifiche mosse d’attacco che mutano a seconda dei poteri attivati.

L’albero delle abilità presenta una struttura migliorata, con una triplice suddivisione tra i campi Cacciatore, Guerriero e Assassino. Abbiamo apprezzato in particolare la scelta di permettere il miglioramento progressivo di molte voci, ora incrementabili fino al terzo livello. In sintesi sono cresciute sia la quantità di combinazioni applicabili al proprio personaggio, sia l’intensità di determinate mosse rispetto ad altre, in funzione delle proprie preferenze personali.

Ciò nondimeno, durante il nostro giocato abbiamo pensato anche che, data la presenza di due protagonisti selezionabili alternativamente, Ubisoft Quèbec avrebbe potuto spingersi persino oltre, mettendo a disposizione una pletora di poteri differenziati e di mosse esclusive per ciascuno di essi. In pratica un approccio simile a quello di Dishonored 2, dove i due protagonisti sono in grado di attingere a soluzioni differenti con influssi concreti a livello di gameplay, sebbene le vicende rimangano le stesse. Sarebbe stata senz’altro una caratteristiche distintiva di rilievo nel segmento degli action RPG, nonché un ottimo stimolo ad effettuare un secondo walktrough e a scoprire uno dei finali alternativi. Anche così, comunque, riteniamo che gli sviluppatori abbiano svolto un buon lavoro, migliorando la varietà e la gamma di scelte in possesso del fruitore.

Molto meno lusinghiero il giudizio relativo alla qualità dell’intelligenza artificiale, di nuovo troppo approssimativa e facilmente aggirabile con accorgimenti davvero minimi. A dirla tutta il problema non risiede nemmeno nella reattività di individuazione del protagonista qualora si rimanga in campo aperto. Ciò che più stona, nella realtà dei fatti, è che sia sistematicamente sufficiente girare dietro l’angolo di un edificio, o magari celarsi alle spalle di rocce e alberi presenti nel campo visivo, affinché l’inseguimento si interrompa quasi immediatamente. Così facendo il giocatore può comodamente rifiatare e recuperare i livelli di salute, per poi rifarsi sotto. In questi frangenti la scarsa capacità delle guardie di tenere traccia del fuggitivo assume talvolta proporzioni grottesche, che finiscono in parte per minare l’immedesimazione e la credibilità di alcune fasi di gioco.

Qualcuno ha definito la serie di Assassin’s Creed una “guida turistica a misura d’immaginario”
Le altre due caratteristiche che vale la pena ricordare sono le Battaglie di Conquista e la presenza dei Mercenari. Per quanto riguarda la prima voce, in Assassin’s Creed Odyssey sono presenti attività in grado di indebolire il controllo che una fazione esercita su un determinato territorio. Depredando tesori, dando fuoco a rifornimenti di guerra o semplicemente uccidendo i soldati della fazione che si intende indebolire, si arriverà a sbloccare l’opportunità di sovvertire le sorti di quell’area con uno scontro a viso aperto tra i due eserciti. Da buon mercenario, il protagonista potrà dunque decidere di schierarsi per la difesa del territorio o per la sua conquista. A questo punto si apre uno scontro di ampia portata che vede coinvolte decine di soldati, in un’area di gioco di dimensioni medio/grandi. Solitamente una radura, una spiaggia o un’altra zona sufficientemente ampia da ospitare i due schieramenti. Alcuni di questi eventi sono strettamente collegati alla trama principale, mentre tutti gli altri vengono lasciati alla discrezionalità del giocatore. Portarli a segno, tuttavia, permette di incamerare una quantità considerevole di punti esperienza in una sola volta.

Per quanto riguarda i Mercenari, capiterà sovente che qualcuno decida di porre una taglia sulla testa di Alexios e Kassandra, specialmente qualora si venga individuati dalle guardie e si prediliga lo scontro all’arma bianca rispetto all’infiltrazione. In Odyssey è stata approntata una vera e propria gerarchia dei guerrieri al soldo del miglior offerente, di conseguenza il giocatore ha l’opportunità di scalare progressivamente i ranghi fino a detronizzare il mercenario di maggiore esperienza a suon di fendenti e uccisioni.

Abbiamo già accennato alla longevità dell’opera, ma è il caso di spendere due parole anche per quanto riguarda la progressione. Il completamento di alcuni incarichi secondari è indispensabile per portare avanti la main quest, tuttavia durante la partita non è stato necessario prodigarsi sistematicamente nel livellamento del personaggio per riuscire a procedere la storia senza grandi intoppi (per lo meno selezionando il livello di difficoltà normale). Fino a due terzi della storia non si è reso necessario perdere molto tempo alla ricerca di incarichi di contorno anche se, come è facile immaginare, alcuni incarichi risultano più strutturati di altri.

Nel complesso Assassin’s Creed Odyssey è un buon titolo, più vasto e per certi versi meglio rifinito rispetto a Origins, ma non esente da alcuni difetti che la serie si porta dietro ancora oggi. In primis la qualità dell’intelligenza artificiale, la struttura troppo basilare dei dialoghi e delle interazioni coi personaggi e una componente narrativa che soddisfa in alcune fasi mentre in altre tende a lasciare un po’ freddi. Ad ogni buon conto, nonostante i margini di miglioramento continuino a non mancare, possiamo considerare Odyssey superiore al suo predecessore. Chi ha apprezzato l’episodio dello scorso anno troverà certamente più di una ragione valida per tuffarsi a capofitto nei suggestivi paesaggi della Grecia Antica, ma anche chi non aveva digerito fino in fondo alcune delle soluzioni proposte da Ubisoft Montreal potrebbe parzialmente ricredersi.

In virtù delle dichiarazioni che abbiamo ricordato nella parte introduttiva di questo pezzo, Ubisoft ha promesso che supporterà Odyssey per lungo tempo, attraverso un vasto calendario di contenuti aggiuntivi pianificati per le settimane e i mesi a venire. A breve è atteso l’innalzamento del level cap, che verrà portato da 50 a 70 per tutti i giocatori. Sono inoltre previsti eventi epici, ulteriori creature leggendarie da sconfiggere e nuovi materiali, incluso un “visual customization system” per la personalizzazione del proprio aspetto all’interno del gioco. Tra i nuovi contenuti a sfondo narrativo verrà dato il via ai “Racconti Perduti della Grecia”, che a quanto pare vedranno il ritorno di alcune vecchie conoscenze e la presenza di personaggi inediti.

PRO

  • Sistema di combattimento migliorato rispetto a Origins
  • Albero delle abilità ben strutturato
  • Ambientazione enorme
  • L’Antica Grecia è uno scenario affascinante e ricco di suggestioni
  • Tanti personaggi realmente esistiti
  • Molto longevo con varie attività di endgame
  • Nove finali alternativi
  • Ritornano i combattimenti navali su larga scala

CONTRO

  • I dialoghi potrebbero essere più strutturati
  • Romance molto basilari
  • Intelligenza artificiale migliorabile
  • Qualche incertezza di natura tecnica
12 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info
djmatrix61913 Novembre 2018, 18:03 #1
C'é gente che l'ha giá finito da un pezzo. HWU si é svegliata adesso.

Sempre sul pezzo!
Bestio14 Novembre 2018, 06:13 #2
A me sti combattimenti navali non sono mai piaciuti, infatti AC3 l"ho mollato proprio quando si dovevano fare.
futu|2e14 Novembre 2018, 07:42 #3
Originariamente inviato da: Bestio
A me sti combattimenti navali non sono mai piaciuti, infatti AC3 l"ho mollato proprio quando si dovevano fare.


Fosse solo quello il problema
NighTGhosT14 Novembre 2018, 08:40 #4
A me invece questo Odyssey e' piaciuto davvero molto.....ci ho impiegato quasi 100 ore per portarlo a termine (98 e rotte).

Riprende e migliora Origins sotto quasi tutti i punti di vista......davvero molto bello, forse uno se non il piu' bel AC uscito....e lo consiglio a tutti.
TheZeb14 Novembre 2018, 08:48 #5
Mahhh.. io volevo prenderlo ma mi pare una fotocopia di Origins che mi è piaciuto molto.. non so .. che mi dite .. le side quest sono belle ?
NighTGhosT14 Novembre 2018, 11:45 #6
Originariamente inviato da: TheZeb
Mahhh.. io volevo prenderlo ma mi pare una fotocopia di Origins che mi è piaciuto molto.. non so .. che mi dite .. le side quest sono belle ?


Fidati...se ti e' piaciuto Origins, Odyssey allora ti piacera' ancor di piu'.
TheZeb14 Novembre 2018, 19:02 #7
Okè
Lelevt15 Novembre 2018, 13:21 #8
Una domanda, io che vorrei giocarci su PC, conviene tastiera/mouse o pad?
StIwY15 Novembre 2018, 15:41 #9
La serie AC, di Desmond Miles, Altair o Ezio Auditore è un lontano ricordo . La trama non segue più un filone logico, è diventata un minestrone dove c'è di tutto e completamente snaturata. Giusto il mese scorso comprai Origins sotto sconto, ma mollai dopo 5 ore. Di una noia mortale. Sembra un GDR mediocre come tanti. Ormai è diventato un pretesto per vendere, niente più.
futu|2e16 Novembre 2018, 08:37 #10
Originariamente inviato da: StIwY
La serie AC, di Desmond Miles, Altair o Ezio Auditore è un lontano ricordo . La trama non segue più un filone logico, è diventata un minestrone dove c'è di tutto e completamente snaturata. Giusto il mese scorso comprai Origins sotto sconto, ma mollai dopo 5 ore. Di una noia mortale. Sembra un GDR mediocre come tanti. Ormai è diventato un pretesto per vendere, niente più.


Noo non hai capito, ora devi parlarne bene e giustificare gli 8/9/10 degli
acculturati giornalisti redattori che giocano come dei bambini con bocca
sporca di nutella.

Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".

La discussione è consultabile anche qui, sul forum.
 
^