La dipendenza da videogiochi ora è ufficialmente una patologia certificata dall'OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito nell'ultima lista delle patologie quella del "gaming disorder", di fatto un disturbo che porta una parte dei videogiocatori all'estraniazione e al distacco dalla realtà che li circonda. Ecco qualche dettaglio in più.
di Alessandro Bordin pubblicato il 18 Gennaio 2018 nel canale VideogamesSebbene la storia dei videogiochi inizi ufficialmente verso la fine degli anni '40 del secolo scorso, è solo in tempi abbastanza recenti che questo settore è entrato prepotentemente nella cronaca; non più una questione di appassionati ma vero e proprio fenomeno globale che, in varia misura, va a coinvolgere una vastissima parte della popolazione mondiale. Su tutti i giornali del mondo si è parlato della possibilità di far entrare nel contesto olimpico i videogiochi, per esempio, ma ci sarebbero altri esempi che non farebbero che confermare l'estrema diffusione dell'attività videoludica nelle nostre vite.
Occorre porre l'attenzione anche a ciò che si definisce videogioco poiché si commetterebbe un grosso errore a considerare tale solo quello delle console o del PC, trascurando l'ambito mobile su tablet e smartphone. Anzi, sono proprio questi ultimi ad aver reso globale il fenomeno, coinvolgendo un numero sempre più elevato di persone a prescindere da etnia, area geografia di appartenenza e persino età, sebbene restino i più giovani quelli maggiormente coinvolti nell'attività.
Mercato globale dei videogiochi nel 2017: 116 miliardi di Dollari USA, con un aumento del 10,7% rispetto all'anno precedente
Se ancora ci fossero dubbi possono parlare i numeri: secondo Gamesindustry nel 2017 il mercato globale dei videogiochi ha mosso qualcosa come 116 miliardi di Dollari USA, con un aumento del 10,7% rispetto all'anno precedente. Quasi la metà di questa immensa somma proviene dall'ambito mobile, con una crescita del 23,3% rispetto all'anno precedente. In ambito PC e console, per fare un confronto, la crescita è stata rispettivamente dell'1,4% e 3,7% rapportato al 2016. Le dimensioni del fenomeno bastano quindi a comprendere sia l'attenzione mediatica, sia una serie di problematiche ad esso connesse. L'ultima per questioni cronologiche giunge nientemeno che dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, che nel proprio rapporto annuale sulle nuove patologie (documento ICD-11) ha aggiunto una voce che riguarda proprio il mondo del gaming e, per la precisione, l'abuso patologico di questa modalità di intrattenimento. La patologia viene definita come "gaming disorder", letteralmente disturbo da videogiochi, finendo nella stessa categoria del gioco d'azzardo, essendone accomunata da diversi fattori.
Il documento stila una lista di alcuni comportamenti che, se portati ad un livello eccessivo e concomitante, possono ora essere considerati come una vera e propria patologia. Vediamoli insieme, premettendo che il documento include giochi che possono essere online o offline, ma accomunati dalla piattaforma digitale in senso ampio.
1) Compromissione del controllo sull'attività videoludica. Chi ne è affetto perde il controllo del tempo e ne dedica una parte davvero eccessiva in rapporto alle normali attività quotidiane. Sotto osservazione anche la frequenza di gioco, la difficoltà a staccarsene e la necessità di giocare a prescindere dal contesto in cui ci si trova (soprattutto per giochi mobile, ovviamente).
2) Priorità alterate. Chiara e oggettiva perdita del senso della realtà, poiché l'attività videoludica scavalca le normali attività quotidiane.
3) Costante o maggiore attività gaming pur avendo la percezione delle conseguenze negative. Del tutto simile alle problematiche del gioco d'azzardo, chi è affetto da "gaming disorder" è consapevole di avere un problema ma ciò non lo ferma, anzi, in molti casi la dipendenza lo porta a dedicarsi sempre più all'attività. Anche con conseguenze economiche, poiché molti giochi richiedono acquisti in app per fare progressi in tempi rapidi.
Questi comportamenti possono portare a seri problemi in ambito familiare, lavorativo, sociale e scolastico. Il documento pone un'indicazione abbastanza arbitraria per distinguere la patologia dalla semplice passione per i videogiochi ovvero che i pattern patologici devono durare da almeno 12 mesi, oppure meno nel caso siano davvero molto evidenti. Insomma, per essere tecnicamente affetti da "gaming disorder" devono coesistere differenti situazioni di estraniazione e disturbo comportamentale, per i quali saranno previsti percorsi di cura nell'ambito della psicologia e/o assistenza presso apposite strutture. Stando ad alcuni specialisti contattati possiamo affermare che la percentuale di situazioni realmente patologiche sul totale dei videogiocatori è tutto sommato modesta, ma è anche vero che fino ad oggi la problematica non aveva ancora i tratti della patologia ufficiale.
Il problema esiste...
Ora servirà obiettività e concretezza al fine di non demonizzare oltremisura una pratica, quella del gaming, che non è certo solo patologia e estraniazione, come molti tenderanno a pensare anche in presenza di comportamenti tutto sommato normali. Riteniamo comunque sacrosanta la nuova direttiva OMS in quanto le situazioni particolarmente gravi è giusto che siano trattate come una vera patologia, con un percorso di cura che possa garantire a chi ne è affetto un ritorno alla vita normale lontano da ansia, estraniazione e distacco dai propri affetti.
75 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSecondo me hanno ragione, conosco casi per cui il videogioco e' una vera e propria dipendenza. Diciamo che credo di esserne stato vittima pure io, ai tempi dell'universita' quando mi svegliavo alle quattro di notte per impostare un attacco in OGame... Col senno di poi quello poteva essere un episodio al limite della dipendenza (infatti poi la settimana dopo mi sono cancellato l'account). Vedevi gente che quando veniva beccata e gli distruggevi una flotta bella grossa, andava letteralmente di matto.
Ma al giorno d'oggi ci sono veramente ragazzi che passano tutto il giorno ai videogiochi, sia PC che console che smartphone. Prova a vedere un ragazzino di dieci anni che gioca alla playstation, abituato a farlo ogni giorno per qualche ora. Levagli la console e vedi come reagisce. Fa il pazzo, oltre le normali reazioni da bambino viziato. Vedi (fortunatamente sono molto pochi) casi di gente che e' morta per sessioni troppo prolungate ed ininterrotte ai giochi online.
Pensa alla nomofobia, cioe' la dipendenza da cellulari: prova a togliere ad una persona il cellulare e vedi come reagisce, anche se non e' un cellulare di lavoro e quindi lo usa solo per cazzeggiare...
Allarghiamoci... Vedi che succede a certa gente quando facebook o WhatsApp non funzionano per appena qualche ora, le crisi di panico che accadono e l'impatto mediatico che ha un problema del genere.
Puo' essere questione di chimica? Sostanze rilasciate dal cervello per la soddisfazione di superare un boss, o vincere contro un avversario, quindi una dipendenza fisica? O solo una dipendenza psicologica? Questo non lo so, ma da quasi quarantenne che sono vedo i ragazzini (e meno ragazzini) e non posso che essere d'accordo con l'OMS...
Concordo
Anche i videogiochi creano dipendenza,ma anche la corsa e gli sport (per il rilascio di dopamine) ma questi ultimi generalmente fanno bene alla salute,i videogiochi ti costringono a essere sedentario,quindi il sistema cardiocircolatorio non é che esulti.Tutto può essere una dipendenza se si diventa ossessivi compulsivi, videogiochi compresi.
Ci sono passato anche io, a stento mangiavo e andavo in bagno.... poi ho scoperto i videogiochi
Malissimo
per quanto mi riguarda, gioco da quando ho 8 anni e verrò seppellito col
pad.. anzi mouse + tastiera sul grembo
Sono d'accordo
Sono d'accordo, ci sono passato anch'io, tra le medie e le scuole superiori, infatti persi un anno alle superiori...Ricordo che vivevo per i videogiochi, la mia vita era nel virtuale non nel reale, andavo a scuola e poi 10 ore di gioco interrotte solo dalla cena quando rientrava mio padre da lavoro... C'è anche da dire che in famiglia avevamo grandissimi problemi, quindi la mia è stata più una conseguenza ad un malessere che altro, voglio dire, potevo benissimo diventare dipendente a qualsiasi altra cosa, non per forza i videogames... Anzi forse il fatto di essere diventato dipendente ai videogames e non ad altro, in fondo in fondo forse mi ha "salvato"...Ancora adesso gioco quando sono a casa e non devo fare nulla di importanta ma anche fino a tarda nottata, e[U] a volte[/U], anche per pigriazia, a delle uscite con amici in settimana dico che non posso. Ovviamente non trascuro ragazza ed amici sempre ne nel fine settimana dico che non posso perchè devo giocare.
L'unica cosa è non superare quel limite in cui si trascura completamente la via reale da quelal videolurgica perchè alla fine secondo me devono vievere insieme.
E io che passavo il tempo con il Postalmarket. E' proprio cambiato tutto....
sono qui per parlarvi della mia dipendenza da videogiochi...
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scherzi a parte, ai tempi di Fallout, mi sono reso conto che non riuscivo a staccare. A quel punto la soluzione è stata: continuo 24/24h per finire prima, poi staccherò una volta per tutte. Da li mi sono mediato
La pheega è più un miraggio che altro, almeno qui da noi
Da allora ho iniziato a giocare meno, fino a smettere completamente nel 2012 (ultimo gioco a cui giocai fu Diablo 3, e poi in realta' GTA V nel 2015 per un mese).
Inutile dire che la mia vita da quando smisi di giocare e' cambiata completamente: persi 15 kg, iniziai ad andare bene a scuola (prima) e universita' (dopo), iniziai a fotografare e girare il mondo e dopo essermi laureato mi sono trasferito all'estero, a Berlino, dove vivo da quasi 5 anni e ho un buon lavoro che paga bene.
Certo, non e' che smettere di giocare mi ha magicamente dato tutto questo, ma era senz'altro una condizione (dipendenza o quasi) che inibiva il cambiamento.
Se guardo a molti dei miei amici di allora, le loro vite non sono cambiate quasi minimamente e a 30 anni sono ancora a casa con i genitori, tutto il giorno dietro a videogiochi e manga.
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