La dipendenza da videogiochi ora è ufficialmente una patologia certificata dall'OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito nell'ultima lista delle patologie quella del "gaming disorder", di fatto un disturbo che porta una parte dei videogiocatori all'estraniazione e al distacco dalla realtà che li circonda. Ecco qualche dettaglio in più.
di Alessandro Bordin pubblicato il 18 Gennaio 2018 nel canale Videogames
75 Commenti
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Dal medico al consulente aziendale.
Lo vedo anche nel mio ufficio, le ore che passavo al PC e quindi la.dimestichezza tecnologica che ho, valgono almeno un delta del 30%-50% dello stipendio e carriera accelerata rispetto ai miei colleghi che non ne capiscono.
Molto più produttive le ore passate ad imparare a capirne di tecnologia che le ore buttare sui libri di italiano a imparare inutili poesie a memoria (che sono ben contento di aver dimenticato).
E lavoro in una società di management consulting eh, mica sono un programmatore.
Lo spero vivamente, anche perché si va sempre di più verso un mondo digitale, e se ai miei tempi (80/90) l'unica dipendenza poteva essere quella verso i videogiochi o verso il computer (ma i videogiochi costavano tanto, era roba da ricchi, e i PC costavano ancora di più ed era roba da nerd, molto poco divertente) oggi oltre ai videogiochi c'è internet, lo smartphone, il tablet, la smart tv, i social, etc...
Ho conosciuto una persona che si era trasferita alle Fiji, una sorta di hippie, che per questa idea di "stare all'aria aperta" non faceva andare i figli a scuola e diceva "non sapranno leggere ma sanno andare a cavallo".
A meno che tu abbia poi milioni di euro di rendite per cui non debba mai lavorare o anche, oggi, socializzare gli stai facendo dei danni immensi.
Stai trasferendo un tuo pregiudizio ingiustficato psicologico su tuo figlio, precludendo gli l'accesso al mondo reale.
Probabilmente ti hanno traumatizzato facendoti sentire in colpa per le ore che ritenevano "perse" al PC.
Questa ansia di controllo che avete é pericolosa.
Ken contro l'aumento dei caselli autostradali...una torbida storia di violenza
A meno che tu abbia poi milioni di euro di rendite per cui non debba mai lavorare o anche, oggi, socializzare gli stai facendo dei danni immensi.
Stai trasferendo un tuo pregiudizio ingiustficato psicologico su tuo figlio, precludendo gli l'accesso al mondo reale.
Probabilmente ti hanno traumatizzato facendoti sentire in colpa per le ore che ritenevano "perse" al PC.
Questa ansia di controllo che avete é pericolosa.
Però se permetti ci sono diversi gradi di sfumature tra una vita hippie e un uso controllato della tecnologia,specie in un bambino piccolo o no? Certo il ragionamento "non sapranno leggere ma sanno andare a cavallo" mi sembra troppo estremo,mi fa venire in mente un film recente "captain fantastic",alla fine la soluzione mostrata alla fine del film è trovare una via di mezzo tra il ritirarsi in mezzo alla foresta e l'essere inglobati totalmente dalla modernità. insomma nè eremiti nè hikikomori
Sono d'accordo, sono tutti q.
Ed è tutta colpa di Bud Spencer e Terence Hill se esiste il bullismo nel mondo.
Io ho 3 nipoti, 20, 16 e 12 anni. Ogni volta che li vedo a pranzo non parlano, non comunicano, testa bassa su questi benedetti smartphone e non c'è verso di schiodarli. Poi finito il pranzo si attaccano all'Xbox, poi al PC e poi Sky perché c'è la partita da guardare. Tutti i negozi fisici sono dei ladri, solo Amazon è onesto ( ), e tutto quello che c'è scritto su internet è vero, fa niente se a scriverlo è mio cugggino o un premio nobel. Di andare all'oratorio a giocare a calcetto non se ne parla neanche, fra troppo freddo, troppo caldo, c'è quello che mi sta antipatico, poi ho paura che quello li mi rubi il portafogli, etc... meglio una bella partita a Fifa sul divano con altri giocatori virtuali.
Ecco, io questo vorrei evitare... ma temo che sia già in partenza una partita persa
Questa è una questione di educazione, non di esposizione alla tecnologia. Il problema dei genitori moderni è che non hanno la minima idea di come educare i propri figli e non solo non vogliono fare il minimo sforzo per informarsi, ma molto spesso sono così orgoglioni che pensano di non avere bisogno di imparare alcunché, e quindi non accettano input di alcun tipo.
Così mettono in mano ai propri figli un affare che li ipnotizza - come le generazioni precedenti li mettevano esclusivamente davanti alla televisione - per farli "star buoni", e quello che descrivi sopra è il risultato.
Il fatto è che questa ignoranza al giorno d'oggi è imperdonabile, perché le informazioni abbondano e basta veramente un minuscolo sforzo per farsi un'idea su come educare i propri figli.
Senza considerare l'intramontabile buona regola dell'educazione, che le generazioni correnti sembra che abbiano completamente dimenticato: dai il buon esempio. Funziona la maggior parte delle volte.
Una verità struggente, indiscutibile e assoluta.
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