Dishonored 2 è uno dei candidati al titolo di migliore videogioco dell'anno
Con Dishonored 2 Arkane Studios rimane fedele ai suoi principi e ci mette a disposizione un secondo capitolo ancora più esteso, raffinato e profondo. Nei panni di Emily Kaldwin o di Corvo Attano i giocatori possono sbizzarrirsi nell’identificare lo stile di gioco a loro più congeniale. Riuscirete a salvare Dunwall dall’oblio?
di Davide Spotti pubblicato il 28 Novembre 2016 nel canale VideogamesBethesda
Chaos System: una realtà in molte scale di grigio
Sebbene le due varianti principali di Dishonored 2 si basino sull’alternanza tra l’avanzata furtiva e le strategie d’assalto, andando a privilegiare l’azione stealth vera e propria oppure l’impiego controllato di armi ed esplosivi, la mole di sfumature apprezzabili è molto ampia e crea soddisfazione, specialmente nel momento in cui si affronta una mappa per la seconda volta, vivendo un’esperienza potenzialmente molto diversa dalla precedente. Queste sensazioni sono state ulteriormente accentuate rispetto al precedente capitolo, non solo grazie ad aree di gioco di respiro ancora maggiore, ma anche per merito di alcune evoluzioni che hanno riguardato il cosiddetto Chaos System, ovvero il criterio in base al quale viene regolato l’andamento della partita.
Questa struttura è stata approfondita e arricchita di sfumature che vengono imbastite sulla base di quattro parametri: furtività, assalto, approccio letale e non letaleDopo aver completato il primo capitolo Arkane si è resa conto che c’erano margini per migliorare l’andamento di questa meccanica. Come è stato spiegato da Harvey Smith, la funzionalità era basata su parametri lineari, poiché era sufficiente uccidere meno del 20% dei nemici per acquisire un livello di Caos ridotto, mentre superando tale soglia si finiva per sbloccare un finale più oscuro. In Dishonored 2 questa struttura è stata approfondita e arricchita di sfumature che vengono imbastite sulla base di quattro parametri: furtività, assalto, approccio letale e non letale.
Com’era prevedibile lo stile di gioco subisce variazioni anche a seconda del personaggio utilizzato, ma occorre premettere che ciò dipende soprattutto dal modo in cui si preferisce giocare. Contrariamente al primo capitolo, dove Corvo riceveva obbligatoriamente i poteri oscuri grazie al marchio dell’Esterno, in Dishonored 2 è possibile rifiutare qualsiasi vantaggio soprannaturale per affidarsi esclusivamente alle doti innate dei due personaggi. Viceversa, nell’eventualità in cui si decida di acquisire i segni dall’Oblio, Emily e Corvo avranno molte più frecce al loro arco per ingannare o eludere le ronde nemiche.
Le affinità tra i due personaggi riguardano le abilità Traslazione e Visione Oscura, con le quali è possibile rispettivamente teletrasportarsi per brevi tratti e individuare i nemici o gli oggetti presenti nei paraggi. Mentre le abilità di Corvo (Ciclone, Branco Famelico e Distorsione) riprendono le tecniche già apprezzate nel primo capitolo, Emily offre soluzioni di gioco inedite. Optando per Clone d’Ombra è ad esempio possibile evocare una sagoma fittizia con cui distrarre i nemici, mentre scegliendo Domino si ha modo di selezionare alcune guardie e di metterle fuori gioco con un limitato dispendio di dardi o proiettili. In alternativa si può ripiegare su Passo d’Ombra e assumere una fugace forma furtiva, o ancora affidarsi all’Ipnosi e ammaliare sia gli umani che i cani. Scegliendo di giocare nei panni di Emily si ha la tendenza a privilegiare l’approccio letale, mentre Corvo è parso più adatto per il completamento dei livelli con un livello di Caos ridotto.
Esattamente come avveniva in passato occorre orientarsi seguendo l’istinto, farsi un’idea di massima della struttura della mappa e del posizionamento dei nemici, senza avere il supporto di un radar o di una mappa particolareggiata. La presenza di quattro differenti livelli di difficoltà è l’ideale per i giocatori più hardcore, ma se non vi basta è anche possibile disattivare tutti gli indicatori e le notifiche di missione, rendendo l’esperienza ancora più ardua da portare a termine. Le abilità in possesso di entrambi i protagonisti possono essere ulteriormente migliorate con la ricerca di Rune e Amuleti d’Osso che garantiscono l’accesso a varie forme di potenziamento.
Non mancano alcune novità nemmeno per quel che riguarda il combat system, come l’introduzione della parata nel combattimento corpo a corpo. Con un buon tempismo è infatti possibile bloccare i colpi inferti dai nemici, oppure li si può attaccare rapidamente al volto per poi fargli perdere i sensi. Su questo versante le nostre impressioni sono state abbastanza altalenanti, perché non sempre i colpi vengono portati a segno in modo corretto e talvolta è difficile riuscire a raggiungere il proprio bersaglio con precisione, ma è anche vero che l’attacco ravvicinato è generalmente il meno sfruttato.
È possibile rifiutare qualsiasi vantaggio soprannaturale per affidarsi esclusivamente alle doti innate dei due personaggiLe risorse a propria disposizione sono come sempre limitate, ma raccogliendo denaro e recandosi presso i negozi del Mercato Nero è possibile procurarsi materiali di ogni tipo. Per di più, recuperando progetti durante le missioni e presentandoli in queste sedi, si riesce a sbloccare altri potenziamenti che influiscono sull’efficacia delle armi e degli oggetti a propria disposizione. Ci sono poi i potenziamenti magistrali, con i quali è consentito applicare un upgrade definitivo ad alcuni oggetti, scegliendo tra due alternative contrapposte. Con l’introduzione di questi nuovi luoghi d’interesse, è anche stata ridotta la funzione dell’hub centrale cui si fa ritorno dopo il completamento di ogni missione. Come ricorderete se avete giocato il primo capitolo, in quel caso Corvo faceva ritorno all’Hound Pits Pub, dove aveva anche accesso a un’officina per l’applicazione dei potenziamenti. In questo caso la base operativa è invece posizionata a bordo della Dreadful Wale, dove sostanzialmente ci si limita ad effettuare i briefing delle missioni e a parlare con i propri alleati.
Passando all’analisi dei nemici, dobbiamo riconoscere che l’intelligenza artificiale di Dishonored 2 offre un grado di affidabilità superiore a molti altri titoli. Le ronde sono molto attende a ciò che accade intorno a loro, è sufficiente compiere minimi errori di valutazione per essere scoperti e in queste situazioni diventa effettivamente più complicato riuscire a districarsi o proseguire senza intoppi l’incarico. Oltre alle normali milizie, suddivise tra ufficiali e soldati semplici, si può incappare in esponenti di fazioni criminali o nei temibili Meccanosoldati creati dall’inventore Jindsosh. Anche sotto questo aspetto quindi la varietà non manca, considerando pure la presenza delle streghe al soldo di Delilah, già affrontate nel DLC “Le Streghe di Brigmore”.
Dal punto di vista grafico Dishonored 2 compie alcuni evidenti passi in avanti rispetto al passato, grazie all’impiego di un nuovo motore grafico. Il Void Engine è basato sul motore id Tech ed è stato notevolmente personalizzato da Arkane per venire incontro alle esigenze dell’opera. I nuovi strumenti hanno permessi un avanzamento sul piano strettamente visivo, ma anche il miglioramento nella risposta dei controlli stealth, e nella già citata intelligenza artificiale, garantendo inoltre una gestione più dinamica dei tempi di caricamento. Nello specifico è stato migliorato il passaggio tra ambientazioni esterne e gli interni degli edifici, che ora avviene senza soluzione di continuità e riduce le interruzioni tra una zona e l’altra della mappa. Peraltro, al di là dell’analisti prettamente tecnica, ciò che ci ha di nuovo esaltato è stata la finezza della realizzazione artistica, di nuovo ispirata alle atmosfere Steampunk.