Recensione Quantum Break: Microsoft vuole cambiare il passato

Recensione Quantum Break: Microsoft vuole cambiare il passato

La nuova proprietà intellettuale di Remedy è l’evoluzione di quella stessa interpretazione creativa che ha accompagnato lo sviluppo di Max Payne e Alan Wake. La propensione per la narrazione e l’ambizione di accrescere la portata espressiva del medium, avvicinandolo ad altre forme di linguaggio, ha indotto lo studio finlandese a sintetizzare tutto il proprio bagaglio precedente, mettendolo al servizio di una visione inedita: la fusione del videogioco, nella sua incarnazione shooter in terza persona, con un avvincente action show televisivo. Vediamo quindi di capire se questa formula ha dato i suoi frutti.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Molteplici prospettive

Mentre i fatti del gioco vengono impostati attraverso la prospettiva di Jack e Beth, lo show televisivo si muove in direzione opposta e va a concentrarsi soprattutto sulle azioni compiute dai vertici di Monarch e dai dipendenti che operano all’interno dell’azienda fondata da Serene. Tra questi ci sono il responsabile della sicurezza Liam Burke, l’informatico Charlie Wincott e la dottoressa Sofia Amaral. Per garantire un taglio dinamico, coerente con gli action show contemporanei, gli sviluppatori sono stati supportati da Lifeboat Productions, service per la produzione e lo sviluppo di prodotti destinati alla televisione, al cinema e al mondo della pubblicità, ma non è mancato nemmeno il supporto da parte di un team di sceneggiatori fornito da Microsoft.

Ovviamente la necessità di rivolgersi a uno studio cinematografico professionale è stata dettata soprattutto dalla gestione di tutti quegli aspetti che esulano dalla produzione videoludica e ha riguardato gli allestimenti scenografici tanto quanto il montaggio e l’attività di post-produzione. Ciascuna puntata dura all’incirca tra i 20 e i 25 minuti e rappresenta un punto di svolta capace di modificare in più direzioni il corso degli eventi, attraverso quaranta differenti variazioni narrative. Prima di ogni nuova puntata si vestono i panni di Paul Serene e, per un breve lasso di tempo, si ha il compito di assumere alcune decisioni drasticamente contrapposte, le cui conseguenze andranno poi a riverberarsi sia sulle puntate dello show televisivo che sugli eventi vissuti in-game. Attraverso la raccolta di documenti e altro materiale è anche possibile sbloccare ulteriori scene bonus che non erano previste nell’ambito della puntata ordinaria.

Al momento opportuno vengono rivelati i due possibili futuri tra i quali scegliere e un accenno alle principali conseguenze che si determineranno. Ad esempio, il primo di questi bivi pone a Paul Serene il dilemma sulla linea da tenere dopo la sua incursione all’università di Riverport. Optando per la campagna mediatica la Monarch agirà attraverso la manipolazione delle informazioni e addosserà la colpa dell’accaduto proprio a Jack, ma allo stesso tempo i sopravvissuti rimarranno in vita e potranno fornirgli informazioni preziose.

La scelta contraria è rappresentata dalla linea dura, dopo la quale Serene eliminerà tutti i testimoni dei fatti avvenuti, senza imbonire l’opinione pubblica che quindi attaccherà apertamente la sua azienda. Come avrete intuito le alternative delineate sono solamente due e sempre piuttosto nette nelle loro conseguenze, delineando una maggior linearità delle scelte rispetto a quanto accade in altri titoli come The Walking Dead o Mass Effect. In linea di continuità con altri titoli fortemente orientati alla narrazione, anche in questo caso è possibile visualizzare le decisioni già effettuate dagli utenti della propria lista amici e si può anche osservare in che percentuale il resto della community abbia intrapreso il nostro medesimo percorso.

La qualità complessiva dello show si è rivelata di buon livello e in linea con le produzioni televisive sia per regia che per montaggio, ma alcune scene avrebbero potuto essere supportate da un senso di velocità più spiccato. Nel complesso questa formula ha funzionato e ci ha saputo tenere incollati allo schermo per l’intera durata della campagna, ma rimangono alcuni margini di miglioramento in vista dei futuri capitoli. Nonostante le vicende si prestino a molte variazioni, il finale del gioco rimarrà sempre il medesimo e, pur dovendoci astenere da fastidiosi spoiler, bisogna riconoscere che la conclusione degli eventi avrebbe potuto dare qualche risposta in più. Al contrario i punti interrogativi lasciati aperti sono fin troppi, anche riflettendo sul fatto che Remedy impiega molti anni per sfornare il suo titolo successivo. Si rischia insomma di rimanere senza risposte molto a lungo.

 
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