Oggi la longevità dei videogiochi può diventare un fattore controproducente?
Da Dragon Age Inquisition in poi stiamo assistendo a un incremento della longevità dei videogiochi di prima fascia, anche in presenza di complessi motori grafici tridimensionali. Longevità sempre maggiori e mondi di gioco così ampi sono ormai imprescindibili per i videogiochi moderni?
di Rosario Grasso pubblicato il 26 Agosto 2015 nel canale VideogamesBethesdaFallout
Dragon Age Inquisition, circa 80 ore per completarlo. The Witcher 3, anche oltre le 100 ore. E Fallout 4? Bethesda promette 400 ore di longevità. Sembra di assistere, insomma, a un ritorno ai vecchi fasti per i videogiochi single player, quando certi rpg richiedevano al giocatore una scollatura netta rispetto alla realtà per poter essere completati. E se considerate che per portare a termine il recente Metal Gear Solid V The Phantom Pain servono almeno 40 ore, vi rendete conto che il fenomeno non sembra riguardare più solo il genere dei giochi di ruolo.
Insomma, adesso come allora, la longevità sembra essere tornata un elemento cruciale nella definizione della qualità del prodotto. Giochi sempre più immersivi, che comunque non rinunciano a una spiccata componente cinematografica e che concedono storie importanti quasi come quella principale anche come attività facoltative. Oggi se lo sviluppatore non garantisce una certa longevità non può più ambire a voti veramente rilevanti: la longevità è un fattore di discriminazione importante nel processo di acquisizione di qualità di un prodotto videoludico, o così sembra.
Naturalmente questo parametro non può essere separato dalla qualità, alla varietà e alla fedeltà del mondo di gioco. Non puoi avere un gioco lungo se non hai allo stesso tempo un mondo ben fatto. Unitamente all'esigenza di avere parti cinematografiche importanti, realizzate in motion capture, è un fattore che fa schizzare verso l'alto i costi di produzione dei videogiochi moderni. Ma siamo sicuri che tutto questo non possa comportare un effetto boomerang per il mondo dei videogiochi di oggi?
In altri termini, siamo sicuri che questo estremo livello di fedeltà e di profondità interessi veramente alla gente? In un mondo, quello digitale di oggi, in cui le persone sono sempre più bersagliate da stimoli si produce una frammentazione dell'interesse molto importante. È proprio ciò che spinge a dedicarsi a tante attività differenti in intervalli di tempo piuttosto contenuti o che, detto in un altro modo, favorisce il moltiplicarsi di esperienze di gioco più immediate e che si consumano in meno tempo, come quelle dei giochi mobile. Non a caso, insomma, abbiamo un impetuoso proliferare di rifacimenti in questa chiave velocizzata di grandi classici videoludici del passato (penso a Empires & Allies rispetto a Command & Conquer o a Tiki Taka Soccer rispetto a Sensible Soccer, tanto per fare due rapidi esempi).
Più banalmente: oggi abbiamo veramente il tempo di dedicarci a un singolo videogioco così a lungo? Chi avrà giocato i titoli di cui sto parlando avrà sicuramente avuto la mia stessa sensazione di ansia, quando da una parte sentiva la necessità di andare avanti nell'esperienza videoludica il più velocemente possibile, anche per scoprire tutte le sfaccettature della storia a cui stava assistendo, mentre dall'altra le normali faccende quotidiane lo richiamavano alla realtà.
Credo che la risposta a questa domanda stia nel fatto che il pubblico dei "veri" videogiochi si assottiglia sempre di più, e rischia di diventare irrisorio in nazioni come l'Italia dove la maggior parte delle vendite riguarda i giochi di calcio. Insomma, The Witcher 3, così come Dragon Age Inquisition, sono titoli che rischiano di essere interessanti per un pubblico che si fa sempre più piccolo, perché la maggior parte delle persone è attratta da forme di intrattenimento più snelle.
Questo potrebbe rappresentare un freno molto importante per l'industria dei videogiochi, tenendo in considerazione di nuovo il problema dei crescenti costi di produzione. Un gioco come The Witcher 3, infatti, rischia di diventare quasi un'opera di volontariato, nel senso che gli appassionati probabilmente avrebbero comunque comprato il gioco anche se non avesse avuto quella spaventosa mole di attività secondarie da svolgere. Da un altro punto di vista, titoli più brevi, e penso al recente Until Dawn, rischiano di risultare più intensi perché più di impatto nel breve periodo, lasciando un segno più profondo nel giocatore rispetto ad esperienze maggiormente diluite. Personalmente ho avuto diversi accesi dibattiti con sostenitori dell'inadeguatezza del free roaming e dei mondi aperti al cospetto dell'efficacia del messaggio e dell'intensità narrativa. Insomma, se voglio vivere una storia, dicono loro, non ho bisogno di fare il "fattorino" o, più semplicemente, di rimanere nel mondo di gioco così a lungo senza che la storia proceda.
Lascio la risposta a questo quesito a voi, e torno al discorso della qualità. Se pensate che anche titoli come Metal Gear Solid o Batman Arkham oggi non possono prescindere dal fattore longevità, vi rendete conto di come videogiocatori vecchia maniera pretendano ancora di essere completamente immersi, e per lunghissimi intervalli di tempo, nell'esperienza virtuale. Fino a quando questi giocatori saranno alla base del processo di definizione della qualità, insomma, il videogioco sarà sinonimo anche e soprattutto di longevità.
E allora qual è il punto di approdo di questo processo? Cosa ci aspettiamo dai videogiochi nel futuro? Vogliamo veramente che gli sviluppatori ci mettano a disposizione esperienze di gioco lunghissime, potenzialmente infinite, in modo da poterci staccare definitivamente dalla realtà vera? E che cosa succederà quando le tecnologie di realtà virtuale saranno sufficientemente evolute da garantire esperienze veramente fedeli e così tanto immersive in questi sterminati mondi di gioco? Semplificando, la tecnologia veramente finirà per creare una realtà alternativa, capace di autosostenersi in certi aspetti? È veramente ciò che vogliamo?
60 Commenti
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[*]Dato che siamo nel periodo del tutto e subito, non è meglio che anche i giochi diventino corti e superficiali ?
[*]Se vuoi giocare un titolo con dei contenuti veri (non tipo il call of duty dell'anno scorso con le textures riverniciate) devi necessariamente chiedere il divorzio, lasciare il lavoro, procurarti un catetere e delle flebo per tenerti in vita, perchè i giochi di qualità sono roba da nerd distaccati dalla vita reale.
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Forse sfugge che i giochi generalmente hanno un sistema di salvataggio e che se la durata del gioco è di 100h, non necessariamente stè 100h sono da fare in una singola tirata.
Il problema è sempre e solo uno, la qualità del gioco.
Non importa a nessuno quanto un gioco duri se questo poi fa schifo, il problema è stato che per un certo periodo l'industria faceva uscire giochi orribili ed un tipo di utenza, quella hardcore, si è disaffezionata tanto da portare poi al successo Kikstarter.
Il problema è solo la qualità del gioco, che c'è o non c'è al di là di grafica, trama e longevità.
In effetti è cambiata molto la nostra società e mentre magari una volta giocare a 100h un FFVII poteva rappresentare un "pregio", oggi le 100h per un gioco non ce le ha praticamente più nessuno... o meglio, nessuno ha più 100h da spendere in macraggio, fare e rifare le stesse cose all'infinito, perdere tempo su infinite linee di dialogo che poco apportano alla trama
Per trovare un paragone, bastai vedere il mondo del cinema: la durata dei film alla fine non è che sia cambiata così tanto, quello che però è cambiato è la velocità dell'azione e quanto sia concentrata l'informazione data... Se vai a vederti un blockbuster da 2h ci sono una quantità di colpi di scena disarmante
Quindi corto o lungo che sia oggi quello che importa è il valore intrinseco del gioco: va bene un Fallout 4 da 400h, basta che non siano di gironzolamenti a fare e rifare le stesse cose (es. Skyrim, per quanto mi abbia appassionato, arrivato a qualche decina di monte ore di gioco non l'ho completato, perché avevo comunque già visto tutto quello che il gioco poteva offrirmi)
Certo, così come un film da 40 minuti non ha senso di essere guardato, con la maggior parte dei produttori che si indirizzano verso gli 80 minuti, anche la longevità dei giochi necessità di un minimo sindacale... direi sulle 15 ore
Il problema è sempre e solo uno, la qualità del gioco.
Non importa a nessuno quanto un gioco duri se questo poi fa schifo, il problema è stato che per un certo periodo l'industria faceva uscire giochi orribili ed un tipo di utenza, quella hardcore, si è disaffezionata tanto da portare poi al successo Kikstarter.
Il problema è solo la qualità del gioco, che c'è o non c'è al di là di grafica, trama e longevità.
Concordo, recentemente ho acquistato Guns, Gore & Cannoli, l'ho giocato con un mio amico in co-op e in circa 2 ore lo abbiamo finito "Troppo forti "
Certo toccherà rigiocarlo per sbloccare qualche achievement in più, ma stà di fatto che era un bel pò che non mi divertivo così con un gioco all'apparenza semplice, sia nelle dinamiche che nelle meccaniche di gioco.
Di certo non mi metterei mai a rigiocare la campagna single di un qualsiasi COD venuto dopo Modern Warfare oppure di un Battlefield dopo Bad Company 2
ma se dovessi scegliere meglio corto e intenso che lungo e scialbo.
Yep, io lo voglio
Semplificando, la tecnologia veramente finirà per creare una realtà alternativa, capace di autosostenersi in certi aspetti? È veramente ciò che vogliamo?
Si e si. Poi se il fatto di scappare dalla realtà sia dovuto ad una insoddisfazione della vita o sia solo un modo per concedersi un break piacevole, questo dipende dalla persona. Comunque anche adesso ci si può rinchiudere un una stanza buia e perdere il contatto con la realtà giocando al pc...
Il problema è sempre e solo uno, la qualità del gioco.
Non importa a nessuno quanto un gioco duri se questo poi fa schifo
Inutile che il gioco è divino se poi finisce dura 8 ore e lo finisci in 2 giorni, non fai in tempo manco a godertelo.
E magari hai speso roba come 15-30€ per giocarci.
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