The Elder Scrolls Online: le prime sessioni di gioco
Jonathan ha partecipato al beta test di The Elder Scrolls Online. In attesa dell'anteprima completa, che pubblicheremo nella prossima settimana, ecco le sue impressioni dopo le prime sessioni di gioco.
di Jonathan Russo pubblicato il 07 Febbraio 2014 nel canale VideogamesRitorno a Tamriel...ma nel passato
Un primo campanello d'allarme per i fan della saga è il richiamo a quanto successo con la serie di Warcraft dopo l'uscita del relativo mmorpg. La domanda è: il progetto di Eso implica che Skyrim sarà l'ultimo capitolo single player per The Elder Scrolls? Dopotutto un mmorpg è un mondo in continua evoluzione e storicamente si è mostrato difficile, se non impossibile, fargli proseguire a pari passo una serie single player. Bethesda e Zenimax sembrano aver trovato però un efficace stratagemma per aggirare il problema: Eso è infatti ambientato secoli prima degli eventi di Skyrim e del resto della serie. Si tratta insomma di un prequel, distante non solo dalla crisi post-Oblivion di Skyrim ma anche dagli eventi di Arena e Daggerfall.
Questo sistema ha permesso anche di ovviare a uno dei classici problemi dei mmorpg moderni, ovvero la creazione di diverse fazioni per raggruppare i giocatori. In Eso sono tre, e ciascuna di essere è composta dall'alleanza di tre razze classiche: Ebonheart Pact, di cui fanno parte i Nord, gli Elfi Oscuri e gli Argoniani; Aldmeri Dominion, di cui fanno parte Elfi Alti, Elfi Silvani e Khajiit; e infine il Daggerfall Covenant, di cui fanno parte Bretoni, Orchi e Redguard. I più attenti avranno notato la mancanza degli Imperiali, dovuta a motivi di trama e parzialmente risolta dalla possibilità di ottenere la razza imperiale se si acquista la Digital Imperial Edition del gioco.
La storia di The Elder Scrolls Online richiama in qualche modo quella di Oblivion. Anche in questo caso infatti Tamriel è sotto attacco dalle forze dei daedra, nello specifico da Molag Bal, che sta cercando di fondere il mondo di Nirn alla sua dimensione demoniaca. Per farlo, anziché usare i 'rift' come il suo collega Mehrunes Dagon, si affida alle cosiddette “ancore oscure”, veri e propri “ganci” che passano da una dimensione all'altra, unendo i due mondi insieme e permettendo alle truppe demoniache di invadere Tamriel. La provincia imperiale, Cyrodiil, è stata la prima vittima dell'invasione e sembra essere capitolata di fronte alle forze di Molag Bal. Le altre province si sono così divise e poi riunite in nuove alleanze, ciascuna guidata da uno specifico leader con l'ambizione di conquistare la città imperiale.
All'inizio del gioco, dopo la creazione del personaggio che come da standard Bethesda è particolarmente dettagliata, il nostro personaggio si troverà in una situazione tutt'altro che piacevole. Ucciso da un misterioso avversario, il nostro eroe è a tutti gli effetti morto e prigioniero nel piano di esistenza di Molag Bal. Nel corso del tutorial avremo modo di liberarci, fare la conoscenza di un misterioso “profeta” (che ovviamente ci indicherà come unica speranza per salvare il mondo) e poi tornare sani e salvi su Nirn e Tamriel. L'avventura parte a tutti gli effetti da qui, ma prima di pensare a contastare Molag Bal e il suo esercito ci saranno molti altri intoppi da risolvere, alcuni dei quali sono dei piacevolissimi richiami all'enorme storia della saga di The Elder Scrolls. Ad esempio, per chiunque sia interessato, in Eso fa la sua comparsa il necromante Mannimarco, che i giocatori di Oblivion ricorderanno come antagonista nella quest della gilda dei maghi.
In base alla razza scelta, dopo una parte introduttiva, avremo la possibilità di raggiungere la capitale relativa alla nostra fazione. Nel caso del mio personaggio ad esempio, ho avuto il piacere di rivedere dopo ben 18 anni la città di Daggerfall, protagonista dell'omonimo (e mio preferito) capitolo della saga di The Elder Scrolls. Certo non assomiglia per nulla a quel blocco di pixel con gli sprite in 2d del 1996, ma il tuffo nel passato è stato molto gradevole.
Piccoli elementi come questo sono del resto fondamentali per assicurare ai giocatori la sensazione di trovarsi veramente in una classica avventura della serie, e gli sviluppatori hanno fatto davvero un buon lavoro nell'infilare in modo elegante ma costante tanti richiami al folklore e alla tradizione consolidata in vent'anni di storia.