Sentirsi dei minuscoli piloti nella vastità dell'infinito con X Rebirth
La rinascita della serie X era attesa da tempo. L'ultimo capitolo di questa saga iniziata nel 1999 e da sempre ancorata saldamente al mondo Pc risale al 2011: l'espansione Albion Prelude che doveva servire proprio a creare un ponte narrativo tra X3 e questo nuovo “Rebirth”.
di Jonathan Russo pubblicato il 27 Novembre 2013 nel canale VideogamesLe critiche
Se state leggendo questa recensione già saprete probabilmente che l'ultimo capitolo di X è stato accolto con un misto di delusione e sconcerto dal grande pubblico. Pur avendo molti estimatori, Rebirth ha generalmente dato l'impressione di essersi discostato molto dal picco di eccellenza raggiunto con il precedente X3 (e relativa espansione).
Prima di provare con mano il gioco, ho letto con attenzione le critiche che venivano mosse alla Egosoft e ho avuto la crescente impressione che molte di queste critiche fossero dettate, più che da ragioni oggettive, dalla forte nostalgia per un gioco che i fan hanno sviscerato fino al midollo nonostante la sua grande complessità. In pratica, mi sembrava che a lamentarsi fosse chi desiderava (legittimamente) un semplice upgrade grafico di X3. Tanto per dire: tra le tante critiche che ho letto si parlava della scomodità dell'interfaccia, del fatto che nel gioco risultasse incomprensibile ogni minima operazione da fare, che le varie opzioni erano nascoste dentro menu all'interno di altri menu e così via. Tutti problemi che però, francamente, c'erano tali e quali anche in X3 almeno fino a quando non ci si abituava dedicandogli tempo e attenzione. Ho letto critiche al sistema di combattimento (che magari chiameremo 'dogfight', il termine inglese che indica nello specifico i combattimenti aerei), ma anche in X3 il combattimento era ingenuo e sempliciotto per essere generosi.
Insomma io normalmente mi fido molto del grande pubblico, specie quando si tratta di uno zoccolo duro di fan che parla di ciò che conosce meglio, il gioco che ama. Però, in questo caso, ho preso in mano Rebirth con una certa speranza che questa volta il pubblico si sbagliasse, che fosse solo poco propenso ad avvicinarsi a un titolo nuovo, simile nell'idea ma diverso nell'applicazione. Apprezzo X3 ma non sono un fan sfegatato, quindi sono partito con la convinzione di poter dare una valutazione molto oggettiva a questo X: Rebirth.
Il risultato? Da un lato credo che la mia impressione iniziale fosse corretta, molte delle critiche feroci che si sono lette nei primi giorni sono inutilmente ingenerose. Dall'altro, però, la mia esperienza di gioco con Rebirth non è stata abbastanza soddisfacente. Il problema non è che Rebirth stravolge le meccaniche instaurate in X3, non è che di colpo voglia strizzare l'occhio alle console, non è che l'interfaccia ha un menu radiale anziché a finestre e tendine. Il problema è che il gioco introduce una serie di idee semplicemente inadeguate, che non aggiungono niente di utile, né di bello, né di profondo ma anzi spesso risultano di ostacolo all'esperienza di gioco.
Queste novità, che già lascerebbero esterrefatto un giocatore qualunque, inevitabilmente hanno mandato su tutte le furie i vecchi fan della saga, con la conseguenza che ogni cosa del gioco poi è stata vista come ostile, odiosa, sbagliata. In questa recensione cercheremo di capire quali sono queste idee sbagliate inserite in Rebirth, ma anche cosa resta di buono e perché il bambino, nonostante i suoi difetti, non sia da buttare insieme all'acqua sporca.