Aliens Colonial Marines è un degno erede di Alien?

Aliens Colonial Marines è un degno erede di Alien?

Sviluppo iniziato nel 2006, ingenti risorse allocate, presentazioni ai vari game show roboanti, hype alle stelle: Sega e Gearbox Software, insomma, non si può dire che non si siano impegnate per focalizzare le attenzioni della community di gamer sul nuovo gioco su Alien. Le aspettative sono state mantenute? (Le immagini sparse per l'articolo sono quelle fornite dal produttore, mentre nella gallery trovate una serie di shot che abbiamo catturato dall aversione PC di Acm impostata al massimo livello di dettaglio grafico)

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Stringifaccia

Quindi, le vicende di Aliens Colonial Marines sono contestualizzate principalmente sul pianeta LV-426, mentre i marine si ritrovano intrappolati tra le specie aliene più pericolose concepite nell'universo di Alien e i soldati della Weyland-Yutani. Insomma, da cacciatori ecco che ci troviamo nei panni di prede.

Il primo approccio con Colonial Marines fa subito capire quanto sia deficitario e approssimativo questo gioco. Come nel caso di Duke Nukem Forever, insomma, si ha la sensazione che Gearbox sia stata altrettanto disattenta nello sviluppo del suo nuovo progetto, così come era capitato per il precedente. Nelle intenzioni Colonial Marines vuole essere uno shooter intenso, con narrazione vissuta dal giocatore in prima persona che ripropone alcuni stilemi narrativi introdotti dai Call of Duty.

Si collabora con gli altri marine gestiti dall'intelligenza artificiale, e si esplorano gli sterminati corridoi delle navi spaziali Sephora e Sulaco su cui ci si ritrova a combattere. Purtroppo il motore grafico, basato su tecnologia Unreal, mostra di avere diversi anni sulle spalle, e questo si evince nell'assenza di effetti in post-processing, in una gestione primordiale della fisica, nell'imprecisione di alcune componenti visive, nella ripetitività degli ambienti di gioco, nell'impossibilità di gestire spazi aperti e, soprattutto, in animazioni fortemente irrealistiche, legnose e fastidiose.

Parlare di elementi di gameplay, per un redattore, nel caso di Colonial Marines è veramente molto difficile. Proprio perché ci sono pochissimi spunti da sottolineare. La principale meccanica del gameplay riguarda lo sfruttare le tante coperture che ci sono nei vari ambienti sulle navi spaziale, in modo da proteggersi dal fuoco dei soldati della Weyland-Yutani. Bisogna premere sul tasto per accovacciarsi per iniziare a beneficiare della copertura, anche se il personaggio non si aggancerà mai, in maniera pre-determinata, alla protezione.

Il giocatore più rapido e abile, però, può anche fare a meno delle coperture, e continuare a sparare muovendosi velocemente e aggirando gli attacchi dei nemici. Il giocatore dispone di una saldatrice con la quale può aprire delle porte bloccate: durante questa operazione è sottoposto al fuoco del nemico, per cui va adeguatamente coperto. Si possono piazzare, in alcuni specifici livelli di gioco, delle torrette in maniera strategica, in modo da aumentare la capacità di fuoco contro umani e xenomorfi.

Non poteva mancare, ovviamente, il famoso rilevatore di movimento, tipico della saga di Alien. Si, proprio quello che emette l'indimenticabile beep quando delle creature sconosciute stanno avanzando verso la propria posizione. Questo espediente, come sempre nei giochi su Alien, produce effettivamente un po' di tensione e di coinvolgimento nel giocatore, ma siamo sempre su livelli piuttosto blandi. Teoricamente si potrebbe usufruire del rilevatore solamente nel momento in cui lo si aziona e lo si porta davanti agli occhi del personaggio virtuale interpretato dal giocatore, il soldato Christopher Winter.

Con questo approccio, insomma, diventerebbe una sfida usare il rilevatore, visto che nella maggior parte dei casi il giocatore non potrebbe trarne beneficio. Lasciato a sé stesso, potrebbe apprendere degli spostamenti degli xenomorfi solamente nei momenti in cui ricorre effettivamente al dispositivo. E, invece no, Gearbox Software ha, infatti, avuto la "brillante" idea di far emettere un beep al dispositivo anche quando non lo si usa, in modo che il giocatore sappia sempre che tipo di sfida sta per affrontare. Questo toglie molta efficacia al rilevatore, sia sul piano del gameplay che su quello della produzione dell'emozione.

Ma, in realtà, Colonial Marines non fa mai paura: bisogna essere veramente molto giovani per emozionarsi con questo gioco, e forse neanche. L'adrenalina, la tensione e la paura sempre presente dietro a ogni angolo tipica di Alien sono completamente scomparse nel gioco di Gearbox. Gli stessi xenomorfi non hanno personalità e non hanno "anima": sono semplicemente degli insettoni che vanno in giro per i livelli, che il giocatore non fa fatica a uccidere con qualche colpo. Mentre nei film e nei precedenti giochi su Alien è sempre una sfida uccidere uno xeno, qui tutto è veramente molto facile al punto che per mettere realmente in difficoltà il giocatore, in alcune situazioni, gli sviluppatori hanno deciso di farlo combattere contro decine di alieni.

Il primo incontro con uno xeno è deludente, ma anche il secondo e così via: non c'è alcuna tensione per la presenza di questi, ed è veramente un peccato, perché il fascino di Alien poggia proprio sul carisma delle creature aliene che attaccano gli umani indifesi, e sempre più deboli dal punto di vista fisico. È vero che la presenza di tanti Alien contemporaneamente a schermo, in certi casi, rende il tutto più adrenalinico e intenso, ma da un gioco su Alien mi sarei aspettato ben altro, principalmente proprio che incutesse paura.

Evidentemente Gearbox ha rifinito il suo gioco dopo averlo lasciato abbandonato per diversi anni. Ho la sensazione che, una volta ripreso il progetto, si sia accorta che avrebbe potuto inserire più alieni visto che il motore, terribilmente vetusto, lo consentiva. Anche con tantissimi xenomorfi nei livelli di gioco, proprio per il fatto che la densità poligonale è terribilmente bassa e gli ambienti di gioco piccolissimi, Aliens Colonial Marines si mantiene su PC sui 60fps anche con configurazioni non proprio di ultima data.

Detto questo, bisogna comunque aggiungere che alcuni elementi del lore di Alien sono comunque confermati. Abbiamo gli xeno più famosi, come Spitter, Regine e Stringifaccia, e abbiamo l'arsenale tipico della serie con fucili a impulso, fucili automatici, lanciarazzi e l'intramontabile lancifiamme, ancora una volta devastante.

Quanto al sistema di risorse vitali, si è seguito un approccio molto simile a quello di Halo. Si hanno tre barrette, ognuna delle quali corrispondente a una vita. Se la barretta viene completamente esaurita quella vita è persa, in caso contrario viene ripristinata dopo qualche secondo. Le vite possono essere riottenute raccogliendo i medikit che si trovano in giro per i livelli di gioco. Sormonta il sistema delle tre barrette, poi, il cosiddetto 'armor', un'armatura che resiste per un certo numero di colpi prima di andare completamente distrutta. In quest'ultimo caso può essere ripristinata in maniera simile alle vite.

 
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