Far Cry 3: una nuova dimensione del free roaming

Far Cry 3: una nuova dimensione del free roaming

Finalmente siamo in grado di dare il nostro parere definitivo sul nuovo shooter free roaming di Ubisoft Montreal. Trovate nell'articolo tutti i dettagli sulle caratteristiche di base del gioco, sul motore grafico e il multiplayer competitivo, oltre che il videoarticolo e una gallery di screenshot basati sulla versione PC di Far Cry 3.

di pubblicato il nel canale Videogames
UbisoftFar Cry
 

Ti ho mai detto qual è la definizione di follia?

Dal primo Far Cry ne è passata di acqua sotto i ponti. Uscito nel 2004, è certamente uno shooter molto diverso da quelli di oggi. È più immediato e lascia più libertà al giocatore, proprio perché non lo guida all'interno di un percorso fatto di narrazione e di missioni prestabilite. Il giocatore di oggi ha certamente altre egigenze e un titolo di oggi, per poter ambire a voti da parte della stampa specializzata di un certo livello, deve offrire anche una componente artistica e di intrattenimento di un certo spessore.

[HWUVIDEO="1264"]Far Cry 3: videoarticolo[/HWUVIDEO]

Il primo Far Cry, come saprete, venne sviluppato da Crytek su quella che era la prima versione di CryEngine. Dopo quel gioco i percorsi di Crytek e di Ubisoft si separarono, alla seconda restarono i diritti sul franchise, mentre CryEngine sarebbe comunque rimasto di proprietà dello sviluppatore tedesco. Fatto sta che Far Cry 2 venne sviluppato da Ubisoft Montreal con un nuovo motore grafico, Dunia. Era un gioco molto più "moderno", che inseriva il giocatore all'interno di un canovaccio ben definito, come abbiamo visto prima. Ma che, al contempo, presentava una serie di limiti principalmente in termini di varietà e di densità del mondo di gioco.

Costruire uno shooter free roaming impone principalmente una certa attenzione sul mondo di gioco, che è probabilmente l'anima in questo tipo di prodotto. Deve essere, innanzitutto, credibile, oltre che vasto e riempito di spunti che spingono ad interagire, preferibilmente in maniera variegata, interessante e capace di influire sullo svolgimento della storia. Ubisoft Montreal ha dovuto quindi fare un bel lavoro nel riadattare il suo precedente gioco, principalmente proprio in termini di densità del mondo di gioco.

Far Cry 3 si basa sulla nuova versione del motore grafico Dunia, il quale, però, è fortemente basato su CryEngine. Il terzo capitolo del franchise, dunque, ricorda in certi elementi la grafica del primo gioco del 2004, principalmente nella palette cromatica, nel modo in cui è ricostruito il mondo di gioco, nella riproduzione della vegetazione e dei veicoli, e in molto altro ancora. Insomma, i nostalgici saranno sicuramente accontentati.

Nel processo di creazione di Far Cry 3, poi, Ubisoft Montreal ha dovuto pensare a una storia che fosse principalmente al servizio dei meccanismi di gioco, che incoraggiasse il giocatore a proseguire nell'esplorazione, ovvero il vero motore che sta alle spalle di ciascun episodio del franchise. Ritengo che il team di sviluppo canadese sia riuscito perfettamente nel suo obiettivo: non si tratta di una storia da Premio Oscar, ma sicuramente è in grado di affascinare i giocatori e a dare loro un motivo in più per proseguire nell'avventura.

Alla base della storia c'è un gruppo di ragazzi della California. Figli di papà, assolutamente spensierati e non ancora introdotti nella vita che ti fa soffrire ogni giorno, i ragazzi stanno passando qualche giorno di divertimento a Bangkok quando decidono di prendere un elicottero e fare dei veri e propri salti nel vuoto. Uno di questi salti non va come previsto e i ragazzi finiscono sulla terribile e selvaggia Rook Island. Qui vengono rapiti da un gruppo di pirati, che compie su di loro qualsiasi tipo di sevizia con l'unico scopo quello di sfogare la propria follia.

A capo del gruppo di pirati c'è un personaggio che resterà inevitabilmente nella storia dei videogiochi, Vaas. È un personaggio particolare, difficile da sviscerare in ogni aspetto, che fa della follia proprio la sua ragione di esistere. È straordinariamente riprodotto grazie alla meravigliosa tecnologia di gestione delle animazioni facciali allestita da Ubisoft Montreal per Far Cry 3. Non si può descrivere fino in fondo quanto siano credibili le animazioni facciali in Far Cry 3, così come i movimenti dei corpi dei personaggi. Per ciascuno di loro, infatti, ci sono tantissime espressioni, che si amalgamano e si susseguono in maniera decisamente credibile.

Dopo che il protagonista Jason inizierà a ritrovare i suoi amici in vari angoli dell'isola, il giocatore avrà proprio a che fare con queste espressioni, toccando con mano la paura dei momenti che sono appena passati e, insieme, la felicità per aver ritrovato l'amico considerato morto. Ognuno di questi volti, insomma, ha una storia a sé, è diverso dagli altri e conferisce un aspetto unico alla storia, dando al giocatore la spinta per proseguire.

Le vicende di Far Cry 3 sono costantemente raccontate dalla prospettiva in prima persona. Questo induce lo sviluppatore a trovare nuovi stilemi narrativi e nuove tecniche per comunicare i messaggi. La telecamera si muove sempre in maniera nervosa, proprio per simulare anche i più lievi spostamenti del capo del protagonista. Proprio la prospettiva unica dalla quale vengono raccontate le vicende ha portato, poi, gli sviluppatori a concentrare le attenzioni, e il dettaglio poligonale, proprio sui volti dei personaggi con cui Jason si ritroverà a che fare.

Notiamo come Ubisoft Montreal abbia voluto dare una connotazione da esperienza di sopravvivenza alla sua ultima avventura. Jason ha una precisa psicologia: è un americano che ha sempre vissuto in città e non ha mai usato una pistola. All'inizio dell'avventura è intimorito e preoccupato dalla natura selvaggia della Rook Island, che, oltre che in piena anarchia, è popolata anche da pericolosi e affamati animali. Ubisoft Montreal ha voluto rendere più cinematografico e strutturato il nuovo Far Cry e lo si nota principalmente quando iniziano a scorrere i titoli dopo la farraginosa fuga di Jason, accompagnati da una sontuosa colonna sonora.

Jason dovrà diventare un selvaggio per capire l'isola e recuperare i suoi amici. Una tribù locale, i Rakyat, lo prende in custodia e lo aiuta nella sua missione, ma in cambio vorrà parte della sua anima e un aiuto per sbarazzarsi liberamente dei pirati guidati da Vaas e da altri loschi figuri. L'isola ha perso qualsiasi forma di civiltà riconoscibile nella società umana: è ridotta allo stato di natura, diciamo che è semplicemente un palsconenico in cui ciascuno dei suoi protagonisti può sfogare i propri residui istinti animaleschi e dove la vita non ha più alcun valore. Jason dovrà percorrere una strada di follia, ingaggiare una competizione con Vaas e dare libero sfogo ai suoi istinti per capire l'isola, trovare delle soluzioni e finalmente portare la sfida definitiva al suo avversario. L'unico reale sconfitto di tutta la vicenda, insomma, non può che essere lui.

 
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