Test Drive Ferrari: la storia del Cavallino Rampante, secondo gli sviluppatori di Shift

Test Drive Ferrari: la storia del Cavallino Rampante, secondo gli sviluppatori di Shift

Slightly Mad Studios ripropone la stessa filosofia che è stata alla base di Need for Speed Shift, ma questa volta a monopolizzare la scena è l’amata Rossa di Maranello, vista da varie prospettive appartenenti al passato, senza per questo dimenticare l’attualità.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Tre epoche per vivere tutto il mito Ferrari

Test Drive Ferrari Racing Legends esplora la storia della casa automobilistica di Maranello dai suoi esordi fino all’epoca presente. La modalità Campagna si sviluppa infatti lungo tre direttrici: la prima è l’Epoca d’Oro, che spazia da 1947 al 1973, seguita dall’Epoca d’Argento che parte nel 1974 e giunge fino al ’90, poco dopo la morte del leggendario Enzo Ferrari, per poi chiudere la cavalcata con il Periodo Moderno, che dall’inizio degli anni ’90 ci conduce fino ai giorni nostri.

La principale differenza che salta all’occhio, rispetto a Shift, è proprio il modo in cui vengono organizzati e pensati gli eventi ai quali si deve prendere parte. Il gioco non si concentra in modo diretto sullo sviluppo del personaggio e sulla progressione della sua carriera di pilota, e non esiste nemmeno una suddivisione in categorie, che permetta di partecipare agli eventi tenendo in considerazione le prestazioni dei veicoli e la loro appartenenza. Capita così di prendere parte ad eventi a bordo di modelli replica delle controparti destinate al mercato, passare poi su un’auto GT e subito dopo a bordo di una monoposto di Formula 1. Come abbiamo già evidenziato, gli sviluppatori hanno preferito adottare un approccio meno personalistico, più generico, presumibilmente per lasciare spazio al marchio Ferrari e alla sua evoluzione dal punto di vista temporale.

Il numero complessivo di competizioni selezionabili nella campagna single-player è particolarmente elevato e consente una longevità degna di nota, per lo meno se facciamo riferimento alla durata complessiva del gioco e non alla sua varietà, di cui discorreremo a breve. Sono infatti presenti ben 216 eventi, suddivisi in 35 missioni. Ogni gara propone un obiettivo primario che, una volta sbloccato, permetterà di accedere all’evento successivo, e uno scopo secondario, che consentirà di completare la performance nella sua interezza.

E’ proprio nella strutturazione delle competizioni che Ferrari Racing Legends si dimostra più debole, non riuscendo a coinvolgere nel modo più consono il giocatore, soprattutto sul lungo periodo. Sì perché se è vero che all’inizio il contesto palesemente vintage di vetture e circuiti e le situazioni che si creano nelle singole gare, possono risultare del tutto coerenti con il contesto ‘celebrativo’ del titolo, è altrettanto vero che un cambio di prospettiva vero e proprio tra le competizioni più ‘antiche’ e quelle più recenti non si coglie sotto alcun punto di vista.

Dall’inizio alla fine si prenderà infatti parte ad eventi che potremmo definire ‘contestuali’. Ogni sezione costituisce una sorta di stagione alla quale si prende parte, nella quale peraltro non si dovranno scalare classifiche, tenere in considerazione i propri avversari o effettuare degli autentici weekend di gara. Ci si alterna infatti tra singole corse nelle quali lo scopo unico è quello di conquistare necessariamente la prima posizione, e altre competizioni in cui l’obiettivo sarà quello di giungere per lo meno sul podio. Altre volte si prenderà parte a delle sessioni di qualifica, nelle quali si dovrà cercare di registrare il miglior tempo sul giro. Esistono poi situazioni di allenamento, nelle quali si cerca di sfidare il proprio compagno di scuderia, rimanendogli in scia e concentrandosi sul gioco di squadra, o ancora eventi celebrativi, come ad esempio le esibizioni per il lancio della F50 e il cinquantenario della scuderia, avvenuto nel 1997.

In sintesi, nel corso della campagna single-player cambia l’aspetto dei tracciati, la conformazione di alcune piste, entrano in scena nuove automobili, ma l’interpretazione di fondo rimane sempre la stessa: poca fantasia e un’eccessiva ripetitività. L’assenza di un meccanismo di ricompense fatto come si deve e di una seppur minima attenzione sul pilota risulta poi una vera contraddizione in termini, dal momento che, a conti fatti, l’esperienza dall’abitacolo dovrebbe essere sinonimo di immedesimazione più con la storia dei piloti Ferrari che con il marchio in sé e quello che ha rappresentato in oltre sessant’anni di corse.

Ovviamente è comprensibile lo “scoglio” delle licenze, ma viste le premesse sarebbe stato lecito aspettarsi l’introduzione di qualche vecchia gloria del passato, più o meno recente, della scuderia. O per lo meno il riferimento a gare e situazioni realmente accadute, seppur slegate dagli interpreti reali. Una soluzione di questo genere avrebbe certamente migliorato l’appeal complessivo del gioco, offrendo una progressione con un suo senso compiuto, un’evoluzione non solo di assetti e di vetture ma anche di approcci alle gare, di evoluzione e progresso.

 
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