Lollipop Chainsaw: alla San Romero c'è solo Juliet
L’Hack ‘n’ slash a base di lecca-lecca, cheerleader e zombi si rivela dotato di tanta apparenza e poca sostanza. Ciononostante, lo giocherete fino in fondo. Motivo? La protagonista, completamente fuori di testa
di Stefano Carnevali pubblicato il 02 Luglio 2012 nel canale VideogamesMotosega inceppata
Lollipop Chainsaw è sostanzialmente un hack ‘n’ slash in cui dovremo muovere Juliet attraverso la San Romero High School e dintorni, fronteggiando orde di compagni e abitanti ormai tramutati in zombi. La motosega, le abilità ginniche di Juliet e una sorta di cannoncino portatile, saranno i nostri principali strumenti d’offesa, con cui affrontare la maggior parte dei livelli di gioco. Il problema di fondo però è la legnosità dei combattimenti.
Il gioco premia le uccisioni contemporanee – che sarebbero utili anche in termini di stretta sopravvivenza, visto il gran numero di nemici che ci affronteranno contemporaneamente – e per realizzarle, dovremo stordire gli zombi attraverso gli attacchi da cheerleader di Juliet, per poi finirli a colpi di motosega (abbiamo a disposizione attacchi alti e bassi).
In pratica, per eccellere, dovremmo indebolire a sufficienza il maggior numero di nemici possibile, in contemporanea e vicini. In modo, poi, da operare un’esecuzione di gruppo. Detto così, risulta macchinoso. Ed effettivamente lo è. Anche perché Juliet, tolta l’efficienza – da subito – degli attacchi cheerleader, ha bisogno di crescere – e molto – nell’utilizzo della motosega.
A conti fatti, per buona parte del gioco, la potenza offensiva della nostra eroina è molto ridotta. Questo, però, non rende il gioco difficile (visto che la Starling è comunque molto resistente) ma certamente appesantisce il combattimento. Che, per quanto frenetico, non è mai davvero esaltante o spettacolare.
Via via che la protagonista si potenzierà, le cose miglioreranno solo in parte. Soprattutto perché, ben presto, riconosceremo gli attacchi migliori (in base al rapporto raggio/danno/combo d’esecuzione), per cui i duelli diverranno molto simili tra loro.
Non aiuta il sostanziale piattume dei nemici. Le loro tipologie – per quanto ben realizzate a livello visivo – risultano poco varie, in termini di condotta. Per cui la sfida, in questo senso, non crescerà. Altro giudizio interlocutorio è quello sulle boss-fight. In sede di presentazione, gli scontri con i leader dello zombie-rock erano stati annunciati come pesantemente incentrati sulla musica di riferimento del boss stesso e, soprattutto, articolati in varie fasi, tutte adeguatamente incerte e adrenaliniche. Il tutto talmente imprevedibile da non consentire al giocatore di avere mai il polso della situazione, ipotizzando con certezza quando il combattimento sarebbe stato prossimo alla fine.
In realtà le cose non stanno così. Tanto per cominciare, il carisma dei sei boss di LC è decisamente scostante. E paradossalmente, i ‘cattivoni’ più interessanti, offriranno i combattimenti meno ispirati. In ogni caso, il livello medio dei duelli, è piuttosto basso. Tanto per cominciare, sono facili. Poi, più grave, non sono quasi mai divertenti e profondi. In sostanza, i leader zombi, seguiranno pattern rapidamente intellegibili e – spesso e volentieri – innocui. E’ vero che ogni scontro sarà articolato in più fasi. Ma solo in pochi casi questi ‘differenti set’ saranno marcatamente diversi tra loro. Più di frequente, infatti, si tratterà di semplici varianti sul tema offerto dalle sezioni precedenti.
Chiudiamo la questione sulla giocabilità parlando delle ‘variazioni sul tema’. Le sezioni di guida di un veicolo (mietitrebbia) o i mini-game che simulano i videogiochi d’epoca – in particolare le prime – rappresentano forse le situazioni meno divertenti di tutto il prodotto Grasshopper. Decisamente meglio i mini-giochi con Nick protagonista: sono pochi, sono brevi, ma sono divertenti.
Se non altro, la varietà complessiva di situazioni ludiche, è buona. Discorso longevità: Lollipop Chainsaw è gioco piuttosto breve. A livello normale ci vorranno tra le 7 e le 8 ore per terminare il gioco. E non sarà certo la modalità Classifica (in cui, attraversando ii medesimi livelli della campagna, potremo confrontare i nostri punteggi con quelli di tutti gli utenti del mondo) a salvare la situazione.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, ci si attesta su livelli sufficienti: Juliet è, quasi in ogni occasione, ottimamente realizzata. Anche se, ogni tanto, ci sono delle animazioni poco convincenti Ben realizzati anche tutti gli altri personaggi, seppure non con la stessa cura riservata alla protagonista. Piace anche lo stile del character design: tutto molto fumettoso, caratterizzato da margini molto spessi. Interessante anche il filtro grafico che contraddistingue tutto il gioco, e che pare preso di peso dai b-movie horror.
Meno bene tutto quello che riguarda gli sfondi: piatti, vuoti e sostanzialmente anonimi.